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Diritto Civile

Responsabilità ente pubblico: quando paga per il legale

Con la sentenza n. 7673/2019, la Cassazione Civile, Sez. II, ha stabilito la responsabilità ente pubblico per i compensi di un legale incaricato da una società appaltatrice. Decisiva l’interpretazione del mandato e del comportamento successivo dell’ente, che non aveva mai contestato l’operato della società, configurando così una spendita del nome del Comune.

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Recesso contrattuale: quando è legittimo? La Cass.

La sentenza Cass. Civ., Sez. II, n. 7672 del 19/03/2019 analizza la legittimità di un recesso contrattuale da un contratto di fornitura editoriale. Un fornitore ha impugnato la risoluzione del rapporto voluta dal committente, ma la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La decisione sottolinea come i motivi di ricorso debbano essere specifici e non generici. In mancanza di precise censure, il recesso contrattuale esercitato secondo le previsioni dell’accordo quadro è stato ritenuto valido, respingendo le accuse di abuso del diritto e di violazione di altre norme.

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Patrimonio disponibile: no al canone unico per TLC

Il Tribunale di Ancona (sent. del 04/07/2025, R.G. 5277/2024) stabilisce che il canone unico non si applica ai contratti di locazione di beni del patrimonio disponibile comunale, anche se usati per servizi di telecomunicazione. La natura privatistica del rapporto prevale, rendendo legittimo il canone di locazione pattuito.

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Contestazione consumi energia: l'onere della prova

Con sentenza del 04/07/2025 (R.G. 195/2024), il Tribunale di Ancona ha chiarito la ripartizione dell’onere della prova nella contestazione dei consumi di energia. Nel caso di opposizione a un decreto ingiuntivo per bollette non pagate, il fornitore deve provare solo l’esistenza del contratto. Spetta invece al cliente dimostrare con prove concrete l’eventuale malfunzionamento del contatore o l’erroneità delle letture. La semplice contestazione generica non è sufficiente a superare la validità dei dati di consumo registrati.

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Melassa per narghilè: la buona fede salva dalla multa

La Corte d’Appello conferma l’annullamento di sanzioni per la detenzione di melassa per narghilè. Decisivo l’errore in buona fede dell’esercente, basato su un’interpretazione normativa prevalente prima di un successivo chiarimento della Cassazione. La corte ha ritenuto non punibile la condotta.

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Azione revocatoria: donazione e competenza territoriale

La Corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado che accoglieva un’azione revocatoria promossa da un ente creditore. Il caso riguarda una madre che, dopo aver ricevuto avvisi di accertamento per un debito fiscale, donava diversi immobili alle figlie. La Corte ha rigettato l’eccezione di incompetenza territoriale, stabilendo che il foro competente è quello del domicilio del creditore. Ha inoltre qualificato gli atti come donazioni pure e semplici, ritenendo sussistenti sia il pregiudizio per il creditore (eventus damni) sia la consapevolezza del debitore di arrecare tale danno (scientia damni), data la stretta vicinanza temporale tra la notifica del debito e gli atti di donazione.

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Interpretazione clausole assicurative: furto e danni

Una sentenza della Corte d’Appello ha stabilito che i danni a un immobile causati durante un furto non rientrano nella copertura per “atti vandalici o dolosi” se tale clausola è inserita nella sezione specifica “Eventi socio-politici” e il rischio furto è espressamente escluso dalla polizza. La decisione si basa su una rigorosa interpretazione delle clausole assicurative, che privilegia il contesto contrattuale rispetto al significato letterale di una singola frase. La Corte ha riformato la sentenza di primo grado, condannando l’assicurato a restituire l’indennizzo percepito.

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Responsabilità della banca: vendita diamanti e doveri

La Corte d’Appello di Torino ha riformato una sentenza di primo grado, affermando la responsabilità della banca per la vendita di diamanti a un prezzo gonfiato. Anche se la banca agiva solo come “segnalatore” e non era parte del contratto di compravendita, la sua condotta ha generato un “contatto sociale qualificato”, fonte di obblighi di protezione e informazione verso la cliente. La Corte ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno, pari alla differenza tra il prezzo pagato e il valore reale dei diamanti, rigettando l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca.

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Calcolo interessi usurari: no alla somma con la mora

Una società ha impugnato una sentenza che rigettava le sue richieste di dichiarare l’usurarietà di due contratti di mutuo. L’appellante sosteneva che il calcolo degli interessi usurari dovesse includere la somma del tasso corrispettivo e di quello di mora. La Corte d’Appello ha respinto l’appello, confermando che i due tassi devono essere valutati separatamente e non cumulativamente, in linea con i principi della Cassazione a Sezioni Unite. Anche la domanda di nullità di una fideiussione è stata rigettata per tardività e genericità.

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Moratoria mutuo interessi: come si calcolano?

Una società ha contestato il calcolo degli interessi da parte della banca durante la sospensione del mutuo prevista dal Decreto Cura Italia. La Corte d’Appello di Torino ha stabilito che è legittimo calcolare gli interessi sull’intero capitale residuo al tasso contrattuale per tutta la durata della moratoria. Questa pratica, secondo i giudici, non costituisce un “nuovo o maggiore onere” vietato dalla legge, ma rappresenta la naturale conseguenza dell’allungamento del piano di rimborso, preservando l’equilibrio originario del contratto. La decisione conferma quindi che la moratoria mutuo interessi comporta un allungamento del piano di ammortamento con il ricalcolo degli interessi sul debito rimanente.

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Usucapione auto: la detenzione non basta per la proprietà

La Corte d’Appello ha negato l’usucapione di un’auto d’epoca a un meccanico che l’aveva custodita per oltre 40 anni. La decisione si fonda sulla distinzione tra detenzione e possesso: il meccanico era un semplice detentore e non ha mai compiuto un atto di ‘interversione del possesso’ per manifestare la volontà di comportarsi come proprietario. Una registrazione in cui chiedeva il pagamento delle spese di deposito è stata decisiva per dimostrare che riconosceva ancora il diritto di proprietà altrui, escludendo così l’acquisto per usucapione auto.

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Polizza fideiussoria: cauzione o fideiussione?

Una sentenza della Corte d’Appello di Torino chiarisce la natura giuridica della polizza fideiussoria. Il caso riguardava una compagnia assicuratrice che rifiutava il pagamento a un’azienda beneficiaria, sostenendo che quest’ultima non avesse rispettato i termini di decadenza previsti dall’art. 1957 c.c. per la fideiussione. La Corte ha stabilito che il contratto in questione non era una fideiussione tipica, ma una cauzione, ovvero un contratto atipico di garanzia. La decisione si fonda sulla volontà delle parti, espressa in clausole contrattuali che creavano una regolamentazione autonoma e completa, escludendo l’applicazione delle norme codicistiche sulla fideiussione. Di conseguenza, la compagnia assicuratrice è stata condannata al pagamento.

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Onere della prova appalto: chi prova i vizi?

Una società committente si opponeva al pagamento del saldo di un subappalto, lamentando vizi e l’abbandono del cantiere. La Corte d’Appello ha respinto le sue richieste, chiarendo i principi sull’onere della prova appalto. È stato stabilito che, una volta che il subappaltatore prova di aver concluso i lavori, spetta al committente, che ha la disponibilità dell’immobile, fornire una prova specifica e tempestiva dei singoli difetti lamentati. Contestazioni generiche e tardive non sono sufficienti per sottrarsi al pagamento.

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Appello inammissibile: quando mancano i motivi

Una società ha proposto appello avverso una sentenza che aveva respinto le sue richieste di pagamento per crediti ceduti. La Corte d’Appello ha dichiarato l’appello inammissibile perché l’appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni del primo grado, senza muovere critiche specifiche alla decisione del Tribunale. La sentenza sottolinea che, in tema di onere della prova, il cessionario deve dimostrare il titolo e l’esistenza del credito, non essendo sufficienti documenti unilaterali. L’appellante è stato condannato al pagamento delle spese e al risarcimento per lite temeraria.

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Responsabilità direttore lavori: la sentenza del 2025

Il Tribunale di Monza ha dichiarato la risoluzione di un contratto di appalto e condannato in solido appaltatore e direttore dei lavori al risarcimento dei danni per vizi nell’opera. La sentenza chiarisce la condivisione della responsabilità direttore lavori per omessa sorveglianza, quantificando il danno in 53.000 euro. Rigettate le richieste di danni per ritardo (causa Covid-19) e mancata locazione per comportamento non diligente dei committenti.

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Mediazione immobiliare: doveri e prescrizione del compenso

Un acquirente si oppone al pagamento della provvigione per una mediazione immobiliare, sostenendo la prescrizione del diritto e l’inadempimento informativo dell’agente riguardo a difformità dell’immobile. Il Tribunale rigetta l’opposizione, affermando che il tentativo di negoziare uno sconto sulla provvigione ha interrotto la prescrizione. Inoltre, stabilisce che il mediatore aveva correttamente informato l’acquirente, consegnandogli tutta la documentazione sulle irregolarità prima della conclusione dell’affare.

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Vizio occulto immobile: amianto e risoluzione contratto

Una recente sentenza del Tribunale di Monza ha affrontato il tema del vizio occulto immobile in una compravendita. Gli acquirenti di un laboratorio artigianale, scoperta la presenza di amianto non solo sul tetto (fatto noto) ma anche nel controsoffitto, hanno richiesto la risoluzione del contratto. Il Tribunale ha rigettato la domanda, qualificando il difetto come un vizio occulto e non come consegna di ‘aliud pro alio’ (bene diverso). La decisione si fonda sul principio di autoresponsabilità dell’acquirente, che, a fronte di un immobile datato e di indizi visibili (rattoppi), avrebbe dovuto usare una maggiore diligenza nelle verifiche pre-acquisto. La presenza di amianto, sebbene grave, non ha snaturato la funzione del bene e non era tale da giustificare la risoluzione contrattuale.

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Riduzione del prezzo: roulotte difettosa e tutela

Un acquirente cita in giudizio il venditore per aver acquistato una roulotte con gravi difetti. A fronte della contumacia dei venditori e delle prove testimoniali, il Tribunale ha concesso una significativa riduzione del prezzo, basandosi sul Codice del Consumo. La richiesta di risarcimento danni è stata invece respinta per mancanza di prove specifiche sul danno subito.

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L'azione revocatoria ordinaria nelle società di persone

L’ordinanza n. 11296 del 2025 rappresenta un importante contributo alla definizione dei presupposti dell’azione revocatoria ordinaria nelle società di persone, fornendo criteri chiari per l’accertamento dell’eventus damni e precisando la distribuzione dell’onere probatorio nel contesto concorsuale. La decisione evidenzia l’importanza di una valutazione specifica del patrimonio dei soci illimitatamente responsabili, superando approcci meramente formalistici in favore di un’analisi sostanziale della situazione patrimoniale complessiva.

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Contratto autonomo di garanzia: la sentenza decisiva

Una società garante si è opposta a un decreto ingiuntivo relativo a polizze fideiussorie per una convenzione urbanistica. Il Tribunale di Monza ha respinto l’opposizione, qualificando le polizze come contratto autonomo di garanzia. Questa qualificazione limita le eccezioni opponibili dal garante alla sola exceptio doli (richiesta fraudolenta del creditore), che nel caso di specie non è stata provata. La decisione chiarisce che le obiezioni relative al rapporto principale, come la presunta assenza di inadempimento, non possono paralizzare l’obbligo di pagamento del garante.

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