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Diritto Civile

Accessione su fondi confinanti: la Cassazione decide
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il caso di due ex coniugi che avevano costruito un immobile su due lotti di terreno adiacenti, di proprietà esclusiva di ciascuno. La Corte ha stabilito che, in assenza di un accordo contrario, il principio di accessione su fondi confinanti prevale: ciascuno diventa proprietario della porzione di edificio che insiste sul proprio terreno. Viene così respinto il ricorso della ex moglie che rivendicava la comproprietà basandosi sulla legislazione post-sisma e sul contributo comune alla costruzione.
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Pagamento intercettazioni: la parola alla Corte UE
Una società fornitrice di apparecchiature per intercettazioni si è scontrata con il Ministero della Giustizia per ritardi nei pagamenti. La giurisprudenza italiana considera tali prestazioni come 'spese di giustizia', escludendole dalle norme sulle transazioni commerciali e sugli interessi di mora. Rilevando un potenziale conflitto con la Direttiva UE sui ritardi di pagamento, la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio e ha chiesto alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea di chiarire se la normativa nazionale sia compatibile con il diritto europeo. Il caso verte sulla corretta qualificazione del rapporto di pagamento intercettazioni.
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Usucapione coerede: guida alla Cassazione 5109/2024
Un co-erede ricorre in Cassazione dopo che la Corte d'Appello ha negato la sua richiesta di usucapione coerede su una proprietà condivisa con un altro erede residente all'estero. La Corte d'Appello aveva evidenziato che la vendita parziale della loro quota (2/3) implicava il riconoscimento dei diritti del terzo erede. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per l'usucapione tra coeredi è necessaria la prova di una volontà inequivocabile di possedere in via esclusiva, prova che in questo caso non è stata fornita.
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Presunzione di comunione: la prova della proprietà
Due co-proprietari rivendicavano la proprietà esclusiva di un pozzo nero condominiale, in contrasto con la presunzione di comunione legale. La Corte di Cassazione ha respinto il loro ricorso, riaffermando che per superare tale presunzione è indispensabile presentare un "titolo contrario", ovvero l'atto originario che ha costituito il condominio. La Corte ha chiarito che l'onere della prova spetta a chi rivendica il diritto esclusivo e che le attuali norme sulle parti comuni si applicano anche agli edifici costruiti prima del 1942.
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Cessione crediti in blocco: come si prova la titolarità
Una società debitrice si opponeva a un precetto, contestando la titolarità del credito in capo alla società cessionaria a seguito di una cessione crediti in blocco. La Corte d'Appello di Ancona ha stabilito che la pubblicazione dell'avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale è prova sufficiente della titolarità, a condizione che l'avviso contenga criteri specifici e non ambigui per identificare i crediti ceduti. La Corte ha anche dichiarato inefficaci gli accordi transattivi stipulati con un rappresentante privo di poteri.
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Condotta del danneggiato: quando esclude il risarcimento
Un commerciante cade a causa di uno smottamento vicino a un cantiere, ma la sua richiesta di risarcimento viene respinta. La Corte di Cassazione conferma le decisioni precedenti, stabilendo che la condotta del danneggiato, se imprudente e imprevedibile, può interrompere il nesso causale e annullare la responsabilità del custode (in questo caso, il Comune). Il caso sottolinea come la disattenzione della vittima di fronte a un pericolo prevedibile sia decisiva per escludere il diritto al risarcimento.
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Cessione del credito: l’azione revocatoria si trasferisce?
Un creditore avvia un'azione revocatoria contro un trust creato dal debitore. Durante la causa, il creditore cede il suo credito a una società. La Cassazione chiarisce che con la cessione del credito, il diritto di beneficiare dell'azione revocatoria si trasferisce automaticamente al nuovo creditore, garantendogli la possibilità di aggredire i beni del trust.
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Rinvio in Cassazione: accordo ferma il processo
Un professionista ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo il rigetto della sua domanda di liquidazione onorari nei confronti di un istituto di credito. La Suprema Corte, tramite un'ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio in Cassazione della decisione. La scelta è motivata da una richiesta congiunta delle parti, le quali hanno comunicato di essere impegnate in trattative per una composizione bonaria della lite, estesa anche ad altri contenziosi. La causa è stata quindi rinviata a nuovo ruolo in attesa degli esiti delle negoziazioni.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e riesame dei fatti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro una società di costruzioni. Il caso verteva sull'interpretazione di due accordi privati e sulla richiesta di adempimento coattivo. La Corte ha stabilito che non può riesaminare nel merito le valutazioni sui fatti o sull'interpretazione dei contratti, compiti esclusivi dei giudici di primo e secondo grado. La decisione sottolinea che un ricorso inammissibile è quello che, mascherato da violazione di legge, tenta di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti.
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Competenza magistrati Cassazione: il foro è Roma
Un avvocato ha intentato una causa di risarcimento danni contro lo Stato, lamentando un errore giudiziario da parte della Corte di Cassazione. La Suprema Corte, intervenendo su un regolamento di competenza, ha stabilito in modo definitivo che per le azioni di responsabilità civile che coinvolgono esclusivamente la competenza dei magistrati della Cassazione, il foro territoriale inderogabile è quello del Tribunale di Roma. La decisione si basa sul principio del 'forum commissi delicti', dato che la Cassazione ha sede a Roma.
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Compenso avvocato: il valore causa si basa su prove
La Corte di Cassazione ha stabilito che per la determinazione del compenso avvocato, il valore di una causa deve essere basato su prove concrete e temporalmente vicine, come un atto di compravendita, piuttosto che su stime amministrative più datate. Un legale aveva richiesto un onorario calcolato su un valore di oltre 400.000 euro, basato su una stima comunale, ma la Corte ha confermato la decisione di merito che riduceva drasticamente tale importo, fondandosi su un successivo atto di vendita dello stesso bene per soli 10.000 euro.
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Domanda non riproposta: Cassazione e rinuncia tacita
L'ordinanza 5039/2024 della Corte di Cassazione affronta un caso di smarrimento di titoli affidati a una società di sicurezza. Il punto centrale della decisione è il principio secondo cui una domanda non riproposta esplicitamente nell'atto di riassunzione del processo, a seguito di un'interruzione come il fallimento di una parte, deve considerarsi rinunciata. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d'appello per vizio di ultrapetizione, avendo quest'ultima pronunciato su una domanda di manleva che, di fatto, non era più parte del giudizio.
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Difetti immobile: risarcimento per isolamento acustico
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5074/2024, ha confermato il diritto al risarcimento per gravi difetti di un immobile, specificamente per carente isolamento acustico. Gli acquirenti, costretti a trasferirsi a causa dei rumori intollerabili, hanno ottenuto il rimborso dei costi di costruzione per eliminare i vizi e dei canoni di locazione sostenuti. La Corte ha stabilito che il superamento dei limiti di legge sull'inquinamento acustico presume l'intollerabilità del rumore e che il costo per una nuova abitazione rappresenta un danno diretto e risarcibile quando l'immobile difettoso diventa inabitabile.
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Dichiarazione non veritiera: revoca totale del fondo
Un'impresa, beneficiaria di un finanziamento pubblico, si è vista revocare l'intero importo a causa di una dichiarazione non veritiera presentata al termine dei lavori. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la falsità della dichiarazione comporta automaticamente la decadenza totale dal beneficio. Non è applicabile il criterio della "gravità dell'inadempimento" previsto dal diritto civile, poiché prevale il principio di autoresponsabilità del dichiarante nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.
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Compenso difensore d’ufficio: spese rimborsabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5041/2024, ha stabilito che il compenso del difensore d'ufficio per un assistito insolvente, a carico dello Stato, deve includere anche le spese legali sostenute per difendersi nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. Tale giudizio è considerato una fase necessaria del tentativo di recupero del credito. La Corte ha chiarito che la scelta di farsi assistere da un altro legale, anziché difendersi in proprio, non preclude il diritto al rimborso.
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Usucapione beni pubblici: no ad alloggi popolari
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5049/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione beni pubblici. Il caso riguardava la richiesta di trasferimento di un alloggio di edilizia popolare, contrastata dalla pretesa di un terzo che affermava di aver usucapito una parte del terreno. La Suprema Corte ha chiarito che gli immobili appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e destinati a finalità sociali, come l'edilizia popolare, non possono essere acquisiti per usucapione da privati, poiché ciò sarebbe incompatibile con la loro destinazione pubblica.
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Recesso per giusta causa: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5019/2024, ha rigettato il ricorso di un'impresa edile, confermando la legittimità del recesso per giusta causa esercitato dai committenti. La Corte ha stabilito che, in caso di inadempimenti reciproci in un contratto di appalto, il recesso del committente è valido se l'inadempimento dell'appaltatore (in questo caso, un significativo ritardo nei lavori) è prevalente rispetto a quello del committente (un parziale mancato pagamento). La sentenza ha inoltre chiarito che le nuove norme sui tassi di interesse non si applicano retroattivamente ai procedimenti già in corso.
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Responsabilità solidale soci: quando non si applica
Un consorzio locatore ha citato in giudizio i soci di una società consortile conduttrice per il mancato pagamento dei canoni di locazione, invocando la loro responsabilità solidale sulla base di un richiamo contrattuale a una norma sui contratti pubblici. I giudici di merito hanno respinto la domanda, affermando il principio di autonomia patrimoniale delle società di capitali. Il procedimento in Cassazione si è concluso con una declaratoria di estinzione per rinuncia al ricorso, consolidando la decisione di appello.
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Interpretazione clausola di manleva: Limiti e Criteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 5023/2024, ha stabilito i principi per l'interpretazione della clausola di manleva in un contratto di appalto. Un ente pubblico aveva richiesto di essere tenuto indenne da una società costruttrice per i danni derivanti da una procedura espropriativa. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che, in presenza di un testo contrattuale chiaro, l'interpretazione deve attenersi al significato letterale delle parole. La clausola, facendo specifico riferimento alla "esecuzione dei lavori", non poteva essere estesa a coprire oneri diversi, come quelli legati all'esproprio.
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Indennità di espropriazione: vince il valore legale
Un proprietario contesta la bassa indennità di espropriazione per un terreno usato come piazzale aziendale ma legalmente non edificabile. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che il calcolo dell'indennità deve basarsi esclusivamente sulla destinazione urbanistica (edificabilità legale) e non sull'utilizzo effettivo. Vengono respinte anche le richieste di risarcimento aggiuntivo per migliorie e svalutazione monetaria per insufficienza di prove.
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