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Diritto Civile

Opposizione a decreto ingiuntivo e onere della prova

Una sentenza del Tribunale di Firenze analizza un caso di opposizione a decreto ingiuntivo per una fornitura di capi di abbigliamento. Il Giudice ha rigettato l’opposizione, confermando il decreto. La decisione si fonda sull’inversione dell’onere della prova, per cui il creditore (opposto) ha dimostrato il proprio credito, mentre il debitore (opponente) non ha provato fatti estintivi, come la restituzione totale della merce. Viene inoltre sottolineata l’importanza della partecipazione effettiva alla mediazione obbligatoria, la cui assenza ingiustificata è stata valutata negativamente dal Tribunale.

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Responsabilità del custode per danni da frana

Una sentenza del Tribunale di Firenze affronta un caso di danni a un’abitazione causati da una frana proveniente da un terreno vicino. Il tribunale ha affermato la responsabilità del custode (i proprietari del terreno) ai sensi dell’art. 2051 c.c., condannandoli al risarcimento. Tuttavia, è emerso che l’intervento di contenimento, progettato da un ingegnere, era difettoso e ha aggravato la situazione. Di conseguenza, il tribunale ha stabilito che l’ingegnere, a causa della sua negligenza professionale, deve tenere indenni (manlevare) i proprietari da tutte le somme dovute alla parte danneggiata, addossando a lui il costo finale del risarcimento e delle spese legali.

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Riparazione moto difettosa: la responsabilità del meccanico

Il proprietario di una motocicletta d’epoca ha citato in giudizio un’officina per una riparazione moto difettosa. Nonostante il pagamento, il veicolo ha subito gravi guasti subito dopo la consegna, tra cui la rottura del motore. Il Tribunale di Milano ha ritenuto il meccanico responsabile per inadempimento contrattuale, stabilendo che il suo incarico non era un semplice riassemblaggio ma una vera e propria riparazione eseguita non a regola d’arte. Di conseguenza, ha ridotto il corrispettivo pagato dal cliente e ha condannato il meccanico al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese legali.

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Giudicato implicito: revoca del decreto ingiuntivo

Una società appaltatrice ha ottenuto un decreto ingiuntivo per servizi non pagati. La committente si è opposta sostenendo di aver esercitato il diritto di recesso. Il Tribunale ha rilevato che un precedente decreto ingiuntivo non opposto, relativo a mensilità anteriori, aveva creato un giudicato implicito sull’esistenza e validità del contratto, rendendo inefficace il recesso. Tuttavia, ha revocato il nuovo decreto ingiuntivo perché l’appaltatrice non ha fornito la prova di aver effettivamente eseguito le prestazioni richieste per il periodo contestato, onere che le incombeva.

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Opposizione a decreto ingiuntivo: onere della prova

Un’impresa edile si opponeva a un decreto ingiuntivo per il saldo di arredi su misura, lamentando vizi e forniture non richieste. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione a decreto ingiuntivo, sottolineando la mancata prova dei difetti e degli ordini contestati. La decisione evidenzia l’importanza dell’onere della prova nel subappalto.

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Concorso di colpa e stato di ebbrezza: la decisione

Analisi di una sentenza del Tribunale di Milano su un incidente tra auto e bici. A causa di testimonianze incerte, il giudice applica il concorso di colpa al 50%, nonostante lo stato di ebbrezza del conducente. La decisione stabilisce che lo stato di ebbrezza non implica automaticamente piena responsabilità se non è provato il nesso causale diretto con l’incidente, portando a un risarcimento dimezzato per il ciclista.

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Garanzia cessione credito: cosa fare se inesistente

Una società che aveva acquistato un portafoglio di crediti ha citato in giudizio il venditore dopo aver scoperto che i crediti erano inesistenti. Il Tribunale, applicando il principio della garanzia cessione credito (art. 1266 c.c.), ha dato ragione all’acquirente. Il venditore è stato condannato a pagare l’intero valore nominale dei crediti inesistenti, stabilendo che la garanzia dell’esistenza del credito (nomen verum) è un effetto automatico del contratto di cessione.

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Spese di giustizia: liquidazione con regole pubbliche

Una società che fornisce servizi tecnologici per intercettazioni e monitoraggio alle Procure della Repubblica otteneva un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento delle sue prestazioni. La Corte d’Appello confermava il decreto, qualificando il rapporto come un contratto di diritto privato. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha ribaltato la decisione, stabilendo che tali prestazioni costituiscono ‘spese di giustizia’. Di conseguenza, la loro liquidazione non può avvenire tramite un’azione privatistica come il decreto ingiuntivo, ma deve seguire l’apposita procedura amministrativa prevista dal Testo Unico sulle spese di giustizia (D.P.R. 115/2002). La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza senza rinvio, dichiarando l’azione originaria improponibile.

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Responsabilità solidale ente delegato: la Cassazione

Una cooperativa di costruzioni, delegata da un comune per la realizzazione di un’opera, è stata ritenuta corresponsabile per i danni derivanti da un’occupazione illegittima di un terreno privato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della cooperativa, confermando il principio della responsabilità solidale dell’ente delegato. Secondo la Corte, il delegato ha il dovere di verificare la legittimità della procedura e non può essere esonerato dalla responsabilità solo perché gli atti amministrativi erano validi al momento dell’esecuzione dei lavori, se poi annullati.

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Prescrizione cartelle: quando è nulla l'esecuzione

Un contribuente si oppone a un pignoramento eccependo la prescrizione di diverse cartelle esattoriali. Il Tribunale di Milano accoglie parzialmente l’opposizione, chiarendo la differenza tra la prescrizione decennale per i tributi (IRPEF, IVA) e quella quinquennale per sanzioni e interessi. La sentenza analizza l’efficacia degli atti interruttivi e dei periodi di sospensione legale, annullando parte del debito perché prescritto e confermando la validità della riscossione per la restante parte.

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Provvigione mediatore: quando è dovuta senza accordo?

Una società di mediazione immobiliare ha citato in giudizio un’acquirente per il mancato pagamento della provvigione. L’acquirente aveva inizialmente sottoscritto una proposta d’acquisto, con annesso impegno a versare una provvigione del 4%, che però era decaduta per mancata accettazione. Successivamente, la stessa acquirente ha concluso l’acquisto dello stesso immobile a un prezzo superiore, senza sottoscrivere un nuovo accordo per la provvigione. Il Tribunale di Milano ha stabilito che, nonostante la decadenza del primo accordo scritto, la provvigione è comunque dovuta poiché l’attività del mediatore è stata la causa della conclusione dell’affare. In assenza di un patto specifico, l’importo è stato determinato secondo gli usi locali (2,75% del prezzo di vendita), condannando l’acquirente al pagamento.

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Responsabilità professionale: la condanna di avvocato

Un’azienda ottiene il risarcimento per responsabilità professionale del proprio commercialista e avvocato. Il primo ha errato la compilazione di moduli previdenziali, il secondo ha impugnato tardivamente gli avvisi di addebito. Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità solidale per i danni derivanti dalla tardiva opposizione e la responsabilità del solo commercialista per le sanzioni iniziali, escludendo però il danno da perdita di benefici fiscali per mancata prova del nesso causale.

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Fideiussione Omnibus: Cessione Crediti e Clausole ABI

Il Tribunale di una città italiana ha rigettato l’opposizione al decreto ingiuntivo relativa a una Fideiussione Omnibus, confermando la titolarità del credito in capo alla cessionaria. Il Giudice ha ritenuto valida la cessione del credito, ha qualificato la garanzia come contratto autonomo di garanzia e ha escluso la nullità parziale della fideiussione derivante dalle clausole ABI, oltre a rigettare l’eccezione di inefficacia per violazione dell’art. 1956 c.c.

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Risoluzione contratto auto: che fare se non la consegnano

Un’acquirente ha ordinato un’auto nuova, pagando caparra e saldo, ma la consegna è stata ritardata di mesi. Dopo aver tentato il recesso, si è rivolta al Tribunale, che ha dichiarato la risoluzione del contratto per grave inadempimento della concessionaria. Quest’ultima è stata condannata a restituire tutte le somme versate e a farsi carico della voltura del veicolo, che aveva illegittimamente intestato all’acquirente.

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Patto di non cessione: opponibilità al cessionario

Una società, dopo aver acquistato un pacchetto di crediti, ha intentato un’azione revocatoria contro i debitori. Il Tribunale di Milano ha respinto la domanda, ritenendo il credito manifestamente pretestuoso. La decisione si basa sull’esistenza di un patto di non cessione, non scritto ma desumibile dal contesto di una complessa operazione di ristrutturazione aziendale. Secondo il giudice, il cessionario era a conoscenza di tale accordo, rendendolo a lui opponibile e viziando l’intera operazione creditoria.

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Contratto preliminare condizionato: inefficacia e danni

Il Tribunale di Milano ha rigettato le domande di un soggetto che chiedeva l’esecuzione in forma specifica di un contratto preliminare condizionato. La decisione si basa sull’inefficacia del contratto a causa del mancato avveramento della condizione sospensiva entro il termine stabilito. Sono state respinte anche le richieste di risarcimento danni, sia dell’attore che del convenuto, per insussistenza dei presupposti.

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Revoca assegnazione appalto: no tutela cautelare

Un’impresa, dopo aver ottenuto l’assegnazione provvisoria di un appalto, si vede revocare l’incarico dalla committente per divergenze sul contratto collettivo da applicare. L’impresa ricorre in via d’urgenza chiedendo la riassegnazione, ma il Tribunale di Milano rigetta la richiesta. La decisione si fonda sulla mancanza dei presupposti per la tutela cautelare: l’assenza di un contratto perfezionato (manca il fumus boni iuris), la natura meramente patrimoniale e quindi risarcibile del danno (manca il periculum in mora) e il fatto che la misura richiesta non è strumentale a un futuro giudizio di merito. La controversia è stata inquadrata nell’ambito della responsabilità precontrattuale e non contrattuale, data la mancata stipula del contratto definitivo.

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Vizio occulto auto: risarcimento per uso specifico

Una scuola guida ha acquistato un’auto con un difetto al cambio che, sebbene non la rendesse del tutto inutilizzabile, la rendeva inadatta all’insegnamento. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la presenza di un vizio occulto auto, condannando la concessionaria a risarcire l’acquirente per la diminuzione di valore del veicolo, oltre al rimborso delle spese legali e di perizia. La decisione si è basata sulla valutazione di un consulente tecnico che ha stimato la perdita di valore al 20%.

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Responsabilità professionale avvocato: il caso del B.I.

Una sentenza della Corte d’Appello analizza un caso di presunta responsabilità professionale di un avvocato in una complessa causa di successione. L’erede aveva contestato il compenso del legale, accusandolo di non averla informata sulla necessità di accettare l’eredità con beneficio di inventario, causandole un presunto danno. La Corte ha respinto l’appello, confermando il diritto al compenso del professionista. La decisione si fonda sulla prova testimoniale, che ha dimostrato la corretta informazione fornita dal legale, e sull’assenza di un danno certo e attuale, requisito fondamentale per il risarcimento.

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Compenso professionista: quando la nullità dell'accordo

La Corte d’Appello di Bologna riforma una sentenza di primo grado relativa al compenso di un professionista. La Corte dichiara nullo per indeterminatezza l’accordo che legava il pagamento a una percentuale del “beneficio ottenibile”, in quanto non ancorato a parametri oggettivi. Di conseguenza, il giudice ridetermina il compenso del professionista applicando le tariffe professionali legali, riducendo significativamente l’importo dovuto dagli appellanti e distinguendo le prestazioni rese a loro da quelle fornite a soggetti terzi.

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