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Diritto Civile

Divisione immobile: discrezionalità del giudice
In un caso di divisione di un immobile ereditario, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito di lasciare indivise alcune porzioni di pregio (un parco e un'area a rischio frana) per preservarne il valore e la funzione. È stato rigettato il ricorso di un coerede che ne chiedeva l'assegnazione esclusiva, ribadendo l'ampia discrezionalità del giudice in materia. La Corte ha chiarito che l'opposizione parziale alla divisione non costituisce un'eccezione tardiva, ma una modifica della domanda iniziale.
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Danno non patrimoniale: risarcimento per ritardo aereo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5601/2024, ha confermato il diritto dei passeggeri a ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale per lo stress e il disagio subiti a causa di un grave ritardo aereo e della ritardata consegna del bagaglio. La Corte ha chiarito che tale risarcimento è aggiuntivo rispetto alla compensazione pecuniaria prevista dal Regolamento CE 261/2004 e può essere liquidato in via equitativa quando il danno, pur essendo provato nella sua esistenza, non è quantificabile nel suo preciso ammontare.
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Qualitas fundi: vendita e servitù inesistente
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso immobiliare riguardante la vendita di una torre storica. I venditori avevano dichiarato la presenza di una servitù di passaggio su un fondo vicino, che si è poi rivelata inesistente. La Corte ha stabilito che tale situazione non costituisce evizione, bensì una mancanza di 'qualitas fundi', ovvero una qualità promessa dell'immobile. Tuttavia, nel giudizio di rinvio, la Corte d'Appello ha interpretato il contratto di vendita e ha concluso che non vi era stata una promessa specifica e formale della servitù, ma solo una descrizione dello stato di fatto dell'accesso. Di conseguenza, ha rigettato la domanda di risarcimento del compratore. La Cassazione ha confermato questa decisione, sottolineando la corretta interpretazione del contratto da parte del giudice di merito e l'assenza di un affidamento legittimo del compratore.
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Giudicato restitutorio: i limiti della Cassazione
Due investitrici, dopo aver ottenuto la dichiarazione di nullità di contratti finanziari e la condanna della banca alla restituzione delle somme investite, si oppongono alla pretesa della banca di recuperare le cedole incassate. La questione verte sull'estensione del giudicato restitutorio: copre anche le pretese che la banca avrebbe potuto avanzare nel primo giudizio ma non ha avanzato? La Corte di Cassazione, data la rilevanza della questione, ha rinviato la causa a pubblica udienza per un approfondimento.
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Risarcimento bagaglio smarrito: la prova del danno
Una coppia in viaggio di nozze subisce un ritardo di due giorni nella consegna del bagaglio. I viaggiatori acquistano beni di prima necessità e chiedono il risarcimento alla compagnia aerea. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5572/2024, ha confermato la decisione di merito che liquidava il danno sulla base degli scontrini presentati, respingendo la tesi della compagnia aerea. Il caso stabilisce che per ottenere un risarcimento per bagaglio smarrito o in ritardo, il danno non è automatico ma deve essere provato, ad esempio con prove documentali delle spese sostenute.
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Aliud pro alio: quando i vizi rendono l’immobile invivibile
Un'acquirente ha citato in giudizio i venditori di un appartamento, sostenendo una vendita di 'aliud pro alio' a causa di gravi difetti strutturali emersi anni dopo l'acquisto, che hanno reso l'immobile inagibile. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei tribunali di merito. Ha stabilito che l'acquirente non è riuscita a dimostrare che il bene fosse radicalmente diverso da quello pattuito al momento della compravendita, poiché alcuni difetti erano già noti e i problemi più gravi si sono manifestati in seguito. Di conseguenza, la richiesta basata sull'aliud pro alio è stata rigettata.
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Competenza territoriale e credito: la liquidità decide
Un'impresa edile chiede un decreto ingiuntivo per il saldo di lavori. Il cliente si oppone eccependo l'incompetenza territoriale, sostenendo che il credito non sia liquido. Il Tribunale accoglie l'eccezione, ma la Corte di Cassazione ribalta la decisione. La Suprema Corte chiarisce che la liquidità del credito, ai fini della determinazione della competenza territoriale, sussiste quando l'ammontare è calcolabile in base a criteri certi (es. tariffa giornaliera e numero di giorni), a prescindere dalle contestazioni del debitore sul merito, che attengono invece alla prova del credito.
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Oggetto del contratto: quando è valido il preliminare?
Un promissario acquirente ha richiesto la risoluzione di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La Corte d'Appello aveva dichiarato nullo il contratto per indeterminatezza dell'oggetto, in quanto l'immobile non era descritto con dati catastali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che l'oggetto del contratto, anche se non completamente descritto, era comunque determinabile "per relationem", ossia tramite il riferimento esplicito a un altro documento (nella fattispecie, una dichiarazione di successione), rendendo così il contratto valido. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Sostituzione testamentaria: no all’obbligo morale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5487/2024, ha stabilito che un obbligo morale imposto all'erede designato di trasferire i beni a terzi dopo la sua morte non costituisce una valida sostituzione testamentaria. Nel caso specifico, una testatrice aveva nominato erede universale il marito, con l'obbligo morale di destinare il patrimonio ai cognati. Essendo il marito premorto, i cognati chiedevano di essere riconosciuti eredi. La Corte ha rigettato la richiesta, affermando che la sostituzione testamentaria richiede una designazione esplicita e una doppia istituzione di erede, elementi mancanti nel testamento in esame, la cui interpretazione letterale era chiara e non lasciava spazio a volontà implicite.
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Vizi appalto: chi prova la colpa del costruttore?
In un caso di vizi appalto, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull'onere della prova. Se il committente dimostra l'esistenza di difetti nell'opera, la colpa dell'appaltatore è presunta. Sarà quest'ultimo a dover provare che i vizi sono dovuti a cause esterne, come l'intervento di terzi o il semplice passare del tempo. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva erroneamente addossato tale onere al committente, è stata annullata su questo punto.
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Termine equa riparazione: calcolo e tardività
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5532/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per equa riparazione depositato oltre il termine di legge. L'ordinanza chiarisce le modalità di calcolo del termine semestrale, includendo la sospensione feriale, e sottolinea l'importanza del rispetto rigoroso delle scadenze processuali, condannando i ricorrenti per responsabilità processuale aggravata. Il caso verteva sul calcolo preciso del termine equa riparazione, confermando che la domanda era stata presentata con un giorno di ritardo.
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Responsabilità del proprietario per frane: il caso
La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del proprietario di un terreno franoso non può essere ridotta al 10% solo perché il condominio danneggiato non ha agito esecutivamente contro il costruttore originale. La Corte ha ritenuto illogica la motivazione della Corte d'Appello, che aveva attribuito il 90% della colpa al condominio per la sua inerzia. La sentenza chiarisce che l'obbligo del proprietario di mettere in sicurezza il proprio fondo è autonomo e non può essere sminuito dall'inazione altrui, specialmente in presenza di nuovi eventi franosi. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Responsabilità solidale banca per bonifico errato
Una cliente esegue bonifici indicando un beneficiario ma fornendo l'IBAN di un altro soggetto. La Cassazione ha confermato la responsabilità solidale della banca (per illecito extracontrattuale) e del soggetto che ha ricevuto indebitamente le somme (per ripetizione dell'indebito). La diversità dei titoli di responsabilità non osta alla solidarietà, dato l'unico evento dannoso subito dalla cliente.
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Estinzione polizza fideiussoria: quando è valida?
Una società di costruzioni, dopo aver terminato i lavori di un appalto pubblico, riteneva conclusa la propria obbligazione di pagare i premi per una polizza fideiussoria. La compagnia assicurativa, invece, chiedeva il pagamento di una rata successiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice emissione del certificato di ultimazione lavori non è sufficiente a determinare l'estinzione polizza fideiussoria se, come nel caso di specie, sono presenti lavorazioni marginali da completare. La garanzia, e quindi l'obbligo di pagamento del premio, permane fino al completo adempimento di tutte le condizioni contrattuali.
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Riempimento abusivo: quando serve la querela di falso
Un debitore ha contestato una ricognizione di debito firmata in bianco, sostenendo un riempimento abusivo da parte del creditore. La Cassazione ha confermato che, se esiste un accordo per il riempimento, anche se i termini vengono violati ('contra pacta'), il firmatario deve fornire la prova con mezzi ordinari, senza necessità di una querela di falso. Quest'ultima è richiesta solo in caso di riempimento senza alcun accordo ('absque pactis'). Il ricorso del debitore è stato respinto.
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Nesso causale: condotta del danneggiato lo esclude
Una correntista ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per il mancato pagamento di un assegno tratto su un conto cointestato e bloccato a seguito di eventi successori, sostenendo che ciò le avesse causato un danno relativo a un'operazione immobiliare fallita. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando il ricorso inammissibile. È stato stabilito che non sussisteva alcun nesso causale tra la condotta della banca e il danno, poiché quest'ultimo era attribuibile esclusivamente alle scelte contrattuali irragionevoli e svantaggiose compiute dalla stessa correntista.
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Ineleggibilità elettorale: quando cessa la funzione?
Un candidato ha contestato l'elezione di un consigliere regionale, sostenendo una causa di ineleggibilità elettorale. L'eletto, un dirigente di un'azienda sanitaria, avrebbe continuato a esercitare le sue funzioni anche dopo essersi messo in aspettativa per la campagna elettorale, firmando un atto poi pubblicato successivamente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: per la rimozione della causa di ineleggibilità, rileva il momento della cessazione di fatto delle funzioni (la firma dell'atto), non quello della sua efficacia esterna (la pubblicazione). La decisione mira a prevenire l'uso del prestigio della carica per influenzare gli elettori, un rischio che cessa con l'interruzione effettiva dell'attività.
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Tasso interessi ultralegali: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5363/2024, ha chiarito la validità della pattuizione del tasso interessi ultralegali. Il caso riguardava una società che contestava gli addebiti di una banca, sostenendo che il tasso non fosse chiaramente determinato nel contratto. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che l'indicazione del tasso in un 'prospetto allegato' o in 'fogli informativi', sottoscritti dal cliente insieme al contratto, rende il tasso 'determinato' e non semplicemente 'determinabile', soddisfacendo il requisito della forma scritta. La pattuizione è quindi pienamente valida e non necessita di rinvii a fonti esterne.
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Penale per ritardo in appalto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la clausola contrattuale che prevede una penale per ritardo nella consegna dei lavori non è applicabile se l'opera non viene affatto completata. In tal caso, si applicano altri rimedi contrattuali, come la risoluzione. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del committente, che contestava l'interpretazione del contratto d'appalto.
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Anatocismo bancario: no agli usi contrari (Cassazione)
La Corte di Cassazione, in un complesso caso di anatocismo bancario su finanziamenti degli anni '50, ha confermato il divieto di capitalizzazione trimestrale degli interessi. La Corte ha stabilito che gli usi bancari non costituiscono fonte normativa idonea a derogare all'art. 1283 c.c. e che le normative speciali invocate non prevedevano tale possibilità. Parte della controversia si è estinta per un accordo transattivo, mentre gli altri ricorsi sono stati respinti.
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