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Diritto Civile

Giurisdizione giudice ordinario: il caso dei servizi

Un cittadino contesta una richiesta di pagamento per il controllo dell’impianto termico. Dopo un conflitto tra giudici, la Cassazione stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario, poiché la controversia riguarda un diritto soggettivo a una prestazione pecuniaria legata a un servizio pubblico, non una questione tributaria.

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Compenso stragiudiziale avvocato: rito errato, che fare?

Un avvocato ha citato in giudizio un ex cliente per ottenere il pagamento delle sue prestazioni professionali stragiudiziali. Il Tribunale ha erroneamente applicato il rito speciale previsto per i compensi giudiziali, rigettando la domanda. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che per il compenso stragiudiziale avvocato si deve sempre utilizzare il rito ordinario. L’errore del giudice di primo grado aveva infatti privato l’avvocato di un grado di giudizio, ledendo il suo diritto di difesa. Il caso è stato rinviato al Tribunale per essere deciso secondo la procedura corretta.

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Clausola contrattuale sanitaria: valida anche post-legge?

Una struttura sanitaria contesta uno sconto tariffario basato su una clausola contrattuale sanitaria che richiama una legge non più in vigore. La Cassazione respinge il ricorso, affermando che il richiamo non è un’applicazione della legge, ma una libera scelta contrattuale delle parti di adottare quel criterio di calcolo, nel pieno rispetto dell’autonomia negoziale.

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Pretesa irrisoria: quando spetta il risarcimento?

La Cassazione chiarisce il concetto di pretesa irrisoria ai fini del risarcimento per l’eccessiva durata dei processi. Una società aveva ottenuto un indennizzo per un ritardo nel recupero di un credito di circa 3.700 euro. Il Ministero della Giustizia ha sostenuto che la pretesa fosse irrisoria rispetto alla situazione economica della società. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che la valutazione della pretesa irrisoria deve essere prima di tutto oggettiva. Solo se il valore è oggettivamente minimo, si considerano le condizioni soggettive della parte per verificare se, nonostante ciò, esista un interesse concreto.

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Durata ragionevole processo: un anno per fase unitaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22385/2025, ha stabilito che la durata ragionevole del processo per equa riparazione (Legge Pinto), quando include sia la fase di cognizione che quella di esecuzione (ottemperanza), deve essere considerata unitariamente e non può superare un anno. La Corte ha accolto il ricorso di un cittadino, cassando la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente fissato il limite a un anno e sei mesi, negando l’indennizzo. Questo principio riafferma che l’esecuzione è parte integrante del processo e il suo ritardo è indennizzabile.

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Contratto di vitalizio: recesso escluso per breve stop

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di vitalizio non può essere risolto per una breve interruzione dell’assistenza, se questa è giustificata da un evento eccezionale come il decesso del vitaliziante. Nel caso esaminato, un’interruzione di tre giorni non è stata ritenuta un inadempimento grave. Inoltre, la Corte ha confermato che l’approvazione della gestione di somme, come una pensione, può essere tacita e desunta dal comportamento prolungato del beneficiario.

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Nullità donazione: procura invalida e conseguenze

Una proprietaria di un immobile contesta con successo una donazione del suo bene, eseguita a sua insaputa tramite un procuratore. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità della donazione, poiché la procura, formata presso un consolato italiano all’estero, presentava gravi vizi sia formali che sostanziali, tra cui una firma incompleta e un mandato eccessivamente generico. La sentenza ribadisce inoltre la giurisdizione italiana per le controversie su beni immobili situati in Italia, anche quando l’atto presupposto è stato creato all’estero.

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Improcedibilità ricorso: omesso deposito sentenza

Un ente pubblico territoriale ricorre in Cassazione contro una condanna al risarcimento danni a favore di un motociclista. La Corte dichiara l’improcedibilità del ricorso perché l’ente non ha depositato, insieme al ricorso stesso, copia autentica della sentenza impugnata, violando un requisito formale essenziale. La decisione sottolinea l’importanza degli adempimenti procedurali, che prevalgono sull’esame del merito.

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Nesso causale caduta: la prova spetta al danneggiato

Una cittadina, caduta a causa di una buca sul marciapiede, dopo una prima vittoria si è vista negare il risarcimento in appello. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che, anche in presenza di un’insidia, il risarcimento è escluso se non viene fornita una prova rigorosa del nesso causale caduta tra la buca e l’evento dannoso. La valutazione delle prove da parte del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità.

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Accordo compensi avvocato: la parola della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso riguardante la determinazione dei compensi professionali di un avvocato. La controversia verteva sull’interpretazione di un accordo transattivo del 2015, che la Corte ha ritenuto onnicomprensivo per tutte le attività svolte fino a una certa data, respingendo le ulteriori pretese del legale. È stata inoltre esclusa l’applicazione retroattiva della legge sull’equo compenso, poiché il rapporto professionale si era concluso prima della sua entrata in vigore. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale dell’avvocato sia quello incidentale della banca, confermando la decisione del Tribunale che aveva parzialmente accolto l’opposizione della banca al decreto ingiuntivo iniziale.

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Prova presuntiva: i requisiti secondo la Cassazione

In una disputa familiare su un affitto agrario, la Cassazione ha annullato una decisione di merito basata su una prova presuntiva. La Corte ha stabilito che il giudice deve seguire un rigoroso percorso logico, esplicitando i caratteri di gravità, precisione e concordanza dei fatti noti e le inferenze che portano al fatto ignoto, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

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Concessione idroelettrica: la decisione della Cassazione

Una società ha impugnato l’assegnazione di una concessione idroelettrica a un concorrente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della procedura amministrativa seguita dalla Provincia. La sentenza chiarisce i limiti del sindacato giurisdizionale sulla discrezionalità tecnica della P.A. nella valutazione comparativa dei progetti, basata su criteri come il miglior utilizzo della risorsa idrica e l’impatto ambientale. Inoltre, ha negato il risarcimento del danno da ritardo procedurale, ribadendo la necessità di una prognosi favorevole sull’esito della richiesta.

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Condizione potestativa: quando il contratto è valido?

La Cassazione conferma la condanna al pagamento di un compenso professionale, nonostante il mancato avveramento della condizione sospensiva del rilascio del permesso di costruire. La Corte ha ritenuto che la condizione fosse meramente potestativa e che il suo mancato avveramento fosse imputabile alla parte debitrice, che non ha mai richiesto il permesso. Di conseguenza, la condizione si considera come avverata.

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Azione Revocatoria: la parentela è prova sufficiente?

Un debitore, gravato da un ingente debito fiscale, vende le sue quote immobiliari ai parenti, già comproprietari. L’Agenzia delle Entrate agisce con un’azione revocatoria. La Corte di Cassazione conferma l’inefficacia della vendita, stabilendo che il vincolo di parentela, unito ad altri indizi come la preesistente comproprietà e il ruolo di garanti per un mutuo, costituiscono prove presuntive sufficienti a dimostrare la consapevolezza degli acquirenti (scientia damni) di arrecare pregiudizio ai creditori.

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Buoni postali: il timbro prevale sulla vecchia stampa

La Cassazione ha stabilito che per i buoni postali della serie Q/P, in caso di discrepanza, i tassi di interesse indicati dal timbro apposto sul retro del titolo prevalgono su quelli della stampa originaria. La sentenza protegge l’ente emittente, affermando che l’interpretazione del contratto deve considerare tutti gli elementi, non solo il dato letterale parziale, e si basa sulla normativa ministeriale di riferimento.

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Sconto tariffario sanità: i limiti temporali

Una struttura sanitaria ha contestato la richiesta di una ASL di restituire somme per la reintroduzione di uno sconto tariffario. La Corte di Cassazione ha stabilito che lo sconto tariffario sanità, previsto da una legge del 2006, era limitato al triennio 2007-2009. Pertanto, la richiesta di recupero per prestazioni erogate dopo tale periodo è illegittima. La sentenza d’appello è stata annullata con rinvio.

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Corrispettivo aeroportuale: quando è legittimo?

Una compagnia aerea ha citato in giudizio una società petrolifera per la restituzione di un corrispettivo aeroportuale pagato per la fornitura di carburante, sostenendone l’illegittimità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il pagamento trova la sua legittima causa nel contratto di fornitura. La Corte ha inoltre chiarito che, nell’ambito di un’azione risarcitoria, spetta all’acquirente dimostrare di non aver trasferito il maggior costo (il c.d. “passing-on”) sui propri clienti.

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Abuso del diritto: no a interessi chiesti dopo anni

Una società fornitrice, dopo aver tollerato per circa vent’anni i pagamenti in ritardo da parte di un cliente, ha richiesto il pagamento degli interessi commerciali accumulati. La Corte d’Appello di Bari ha qualificato tale comportamento come un abuso del diritto. Secondo i giudici, il prolungato silenzio del creditore ha generato nel debitore un’aspettativa legittima che gli interessi non sarebbero stati richiesti. La richiesta tardiva, che ha fatto lievitare l’importo, è stata considerata contraria al principio di buona fede, portando alla revoca del decreto ingiuntivo e all’annullamento della pretesa creditoria.

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Responsabilità civile magistrati: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcune società che chiedevano un risarcimento per la presunta responsabilità civile dei magistrati nella gestione di un sequestro. La Corte ha confermato la decadenza dell’azione, non entrando nel merito ma sanzionando i gravi vizi formali e procedurali del ricorso presentato.

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Responsabilità ente: quando è corresponsabile per frana

A seguito di una frana che ha danneggiato una proprietà privata, i tribunali hanno riconosciuto la responsabilità concorrente di Comune, Regione e Città Metropolitana. Questi enti sono stati condannati per non aver adottato le misure necessarie a prevenire l’evento in un’area nota per l’alto rischio idrogeologico. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso di uno degli enti. La Corte ha sottolineato che le intense precipitazioni non costituivano un caso fortuito, data la prevedibilità del rischio, e ha ribadito l’impossibilità di riesaminare i fatti in sede di legittimità. La sentenza chiarisce i criteri della responsabilità dell’ente e i limiti dell’appello in Cassazione.

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