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Diritto Civile

Comodato precario: quando l'occupazione è illegittima

In una controversia ereditaria, un fratello occupa la villa di famiglia basandosi su un vecchio accordo con il padre defunto. La Corte d’Appello aveva qualificato il rapporto come comodato precario, limitando il risarcimento del danno. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che, alla scadenza del contratto originario, la permanenza nell’immobile costituiva mera tolleranza, cessata con la morte del padre. Di conseguenza, l’occupazione è divenuta illegittima fin dall’apertura della successione, con pieno diritto al risarcimento per gli eredi.

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Sconto tariffario sanità: limiti temporali e rimborsi

Un centro diagnostico privato si è opposto alla richiesta di un’Azienda Sanitaria Provinciale di restituire somme percepite per prestazioni sanitarie erogate tra il 2008 e il 2012. L’ASP basava la sua pretesa sull’applicazione retroattiva di uno ‘sconto tariffario’ obbligatorio. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale sconto, previsto da una legge nazionale, aveva un’efficacia limitata al triennio 2007-2009. Di conseguenza, la richiesta di restituzione è stata ritenuta legittima solo per gli anni 2008 e 2009, ma non per il periodo 2010-2012, annullando parzialmente la decisione della Corte d’Appello e rinviando il caso per una nuova valutazione.

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Sconto tariffario sanità: limiti temporali chiari

Un centro medico contesta la richiesta di un’Azienda Sanitaria Provinciale di restituire somme pagate per prestazioni fornite tra il 2008 e il 2012, a seguito dell’applicazione retroattiva di uno sconto tariffario sanità. La Corte di Cassazione accoglie parzialmente il ricorso, stabilendo che lo sconto era legalmente applicabile solo per il triennio 2007-2009 e non per gli anni successivi. La pretesa restitutoria dell’ente sanitario viene quindi ritenuta infondata per gli anni 2010, 2011 e 2012.

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Responsabilità PA per ritardo: il caso del danno

Un’ordinanza della Corte di Cassazione esamina il caso di un imprenditore che ha subito danni economici a causa del ritardo di un consorzio pubblico nel ripristinare una strada sopraelevata. La Corte, riconoscendo la complessità della questione sulla responsabilità pubblica amministrazione per omissione e ritardo, ha deciso di rinviare la causa a una pubblica udienza per un approfondimento, senza ancora decidere nel merito. La vicenda mette in luce i confini della responsabilità da custodia (art. 2051 c.c.) e per fatto illecito (art. 2043 c.c.) in capo agli enti pubblici.

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Compensazione crediti: quando il giudice la nega

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ente pubblico contro una società di costruzioni. Al centro della controversia, un’eccezione di compensazione crediti basata su un controcredito la cui esistenza era contestata in un altro giudizio. La Corte ribadisce il principio secondo cui la compensazione non può essere pronunciata in pendenza di controversia sul controcredito. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche per difetto di autosufficienza, non avendo l’ente ricorrente adeguatamente specificato i motivi d’appello.

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Liquidazione compenso avvocato: la fase istruttoria

Un cittadino ha impugnato la decisione di una Corte d’Appello che, nella liquidazione del compenso avvocato, aveva escluso la fase istruttoria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, chiarendo che la fase istruttoria comprende un’ampia gamma di attività difensive, non solo l’assunzione di prove, e deve quindi essere sempre retribuita. La Corte ha cassato la decisione e rideterminato le spese, confermando il principio per cui tutto il lavoro difensivo merita un’adeguata remunerazione.

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Giurisdizione accordi P.A.: chi decide sulle liti?

Una società energetica e un ente locale disputavano sul pagamento di somme previste da una convenzione per un impianto eolico. Dopo un conflitto tra tribunale civile e amministrativo, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che la giurisdizione sugli accordi con la P.A. spetta al giudice ordinario quando la controversia ha natura puramente patrimoniale e non riguarda l’esercizio di poteri pubblici.

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Risarcimento danni: inammissibile senza atto lesivo

Un imprenditore ittico ha chiesto un risarcimento danni a una società energetica, sostenendo che la sola richiesta di concessione idroelettrica da parte di quest’ultima avesse bloccato la vendita della sua azienda. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un principio fondamentale: senza un provvedimento amministrativo finale che autorizzi l’attività contestata, non esiste un fatto illecito. Di conseguenza, manca il presupposto essenziale per poter richiedere un risarcimento danni.

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Penale da ritardo: quando è inapplicabile?

Un appaltatore, condannato in primo grado al risarcimento danni e al pagamento di una cospicua penale da ritardo, ha visto la sua posizione parzialmente riformata in appello. La Corte ha confermato la condanna per i vizi dell’opera ma ha annullato la penale da ritardo, riconoscendo l’oggettiva impossibilità di realizzare il progetto edilizio originario. La decisione sottolinea che non può esserci ritardo colpevole se l’obbligazione principale è ineseguibile per cause oggettive.

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Giurisdizione giudice ordinario: accordi PA e privati

La Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto sollevato dal TAR, ha affermato la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un Comune e una società energetica. La lite, riguardante obblighi di pagamento derivanti da una convenzione per un impianto eolico, è stata ritenuta di natura puramente patrimoniale e priva di elementi legati all’esercizio di poteri autoritativi della Pubblica Amministrazione.

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Estinzione ente pubblico: quando avviene davvero?

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulla estinzione di un ente pubblico a seguito di una legge di riorganizzazione. La sentenza in esame ha stabilito che la soppressione di un consorzio pubblico non avviene ‘ex lege’ al momento dell’entrata in vigore della norma che ne dispone l’accorpamento in un nuovo ente. L’estinzione, e la conseguente perdita della capacità processuale, si verificano solo al termine dell’iter procedurale, con l’adozione del provvedimento amministrativo finale che trasferisce formalmente beni, personale e rapporti giuridici. Di conseguenza, è stato ritenuto ammissibile l’appello promosso dal consorzio originario durante la fase transitoria, cassando la decisione della Corte d’Appello che lo aveva erroneamente dichiarato inammissibile.

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Errore domanda aiuto agricolo: quando si perde il diritto

Un imprenditore agricolo ha presentato una domanda di aiuto UE con un errore sul numero di capi di bestiame. L’ente erogatore ha negato il contributo. La Cassazione ha confermato il diniego, stabilendo che la richiesta di correzione dell’errore, essendo avvenuta oltre i termini perentori previsti dalla normativa europea, ha comportato la perdita definitiva del diritto al contributo. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze per la correzione di un errore domanda aiuto agricolo.

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Danno da custodia: la prova del nesso causale

Una condomina citava in giudizio il proprio condominio per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di una caduta nell’androne, attribuita alla presenza di neve e ghiaccio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha ribadito che, in materia di danno da custodia (art. 2051 c.c.), spetta al danneggiato l’onere di provare il nesso causale specifico tra la cosa e l’evento dannoso. Non è sufficiente dimostrare la pericolosità generica del luogo, ma occorre provare l’esatta dinamica della caduta e le condizioni precise del punto in cui è avvenuta.

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Giurisdizione amministrativa e diritti privati: il punto

Un imprenditore impugna una concessione per un impianto di carburanti, sostenendo che sia stata rilasciata a chi non ne era proprietario, violando la normativa. La Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto di giurisdizione, stabilisce che spetta al giudice amministrativo decidere. La questione sulla proprietà, pur essendo di natura privatistica, è una questione pregiudiziale che il giudice amministrativo può e deve risolvere in via incidentale per valutare la legittimità del provvedimento pubblico impugnato, affermando la piena giurisdizione amministrativa sul caso.

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Risoluzione consensuale locazione: annulla la prelazione?

Un’inquilina si è vista negare il diritto di riscatto di un immobile perché, nonostante la locatrice avesse inviato una disdetta alla prima scadenza (atto che avrebbe attivato la prelazione), le parti avevano successivamente stipulato un accordo di risoluzione consensuale locazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che quest’ultimo accordo è diventato la causa effettiva della fine del contratto, facendo venir meno i presupposti per il diritto di prelazione, che è legato alla cessazione per volontà unilaterale del locatore.

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Modificazione della domanda: limiti temporali e preclusioni

Una parte, dopo aver sostenuto per l’intero processo di essere legataria in una causa di successione, tenta di modificare la propria domanda in sede di conclusioni, chiedendo di essere riconosciuta erede. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile tale tardiva modificazione della domanda, in quanto costituisce una domanda nuova, proposta oltre i termini processuali consentiti e in violazione del principio del contraddittorio e della ragionevole durata del processo.

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Riunione ricorsi: specializzandi e risarcimento danni

Un gruppo di medici specializzandi ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d’Appello che negava loro il risarcimento per la tardiva attuazione di direttive UE sulla remunerazione. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha disposto la riunione del ricorso ad un altro procedimento già pendente e relativo alla stessa sentenza d’appello. La decisione si fonda sull’art. 335 c.p.c. per garantire l’economia processuale e un giudizio unitario, senza entrare nel merito della richiesta di risarcimento.

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Autorizzazione unica: il potere della Regione

Un Comune ha contestato una autorizzazione unica rilasciata da una Regione per un impianto idroelettrico. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il provvedimento era legittimo. Decisivo è stato un sopralluogo congiunto con la Soprintendenza, che ha accertato l’assenza di valore monumentale delle opere interessate, superando così i dubbi iniziali sulla tutela culturale.

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Responsabilità del committente: analisi Cassazione

La Corte di Cassazione analizza un complesso caso di responsabilità del committente a seguito di un devastante incendio in un magazzino. L’incendio, causato durante lavori di manutenzione del tetto commissionati da una società di gestione immobiliare, ha sollevato questioni sulla ripartizione della colpa tra l’impresa esecutrice, il committente e la cooperativa che gestiva il deposito. La Suprema Corte chiarisce che la responsabilità del committente non deriva dalla custodia dell’immobile (art. 2051 c.c.), ma da una colpa specifica (art. 2043 c.c.) per aver commissionato un’attività intrinsecamente pericolosa senza verificare le adeguate misure di sicurezza, pur essendo a conoscenza delle criticità dell’edificio (impianto antincendio inadeguato e sovraccarico di merci).

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Danno da mora: onere della prova e liquidazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22441/2025, interviene sul tema del danno da mora nelle obbligazioni di valore. Il caso riguarda un proprietario terriero che ha subito un danno a causa della condotta di un Comune, il quale aveva esaurito la volumetria edificabile di un comprensorio approvando i piani di altri proprietari. La Corte ha stabilito un nuovo principio di diritto per la liquidazione di tale danno, affermando che deve essere calcolato applicando al capitale rivalutato il saggio di rendimento netto dei BOT annuali, salvo prova di un danno maggiore o minore. Viene così superato il precedente orientamento che liquidava il danno applicando semplicemente il saggio degli interessi legali.

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