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Diritto Civile

Impegno di spesa: Comune non paga debiti del comitato

Una società alberghiera ha citato in giudizio un Comune per le fatture insolute di un comitato sportivo di cui l’ente era membro. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Comune non è responsabile in assenza di un formale e scritto impegno di spesa, come previsto dalle norme di contabilità pubblica. Il principio del legittimo affidamento non può superare tali regole inderogabili.

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Giudicato esterno e azione revocatoria: il caso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per azione revocatoria, stabilendo che il giudicato esterno sulla nullità del contratto sottostante fa venir meno il presupposto del credito. La pronuncia evidenzia come la precedente sentenza definitiva, che ha accertato la nullità di un preliminare di vendita, impedisca di agire per rendere inefficace un successivo atto dispositivo del bene, poiché il diritto di credito del promissario acquirente è stato giudizialmente annullato.

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Interruzione prescrizione: un invito a transigere non basta

Una società creditrice ha perso il suo diritto al pagamento da un ente pubblico perché la sua comunicazione, intesa come un invito a negoziare, non è stata ritenuta un atto valido per l’interruzione prescrizione. La Corte di Cassazione ha confermato che per interrompere i termini è necessaria una chiara intimazione di pagamento, non una semplice proposta di accordo.

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Marchio di fatto: la Cassazione sulla cessione d'azienda

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso relativo a una disputa su un nome storico di un ristorante, utilizzato come marchio di fatto. La Corte ha confermato che, salvo prova contraria, il marchio di fatto si trasferisce insieme all’azienda. Le affermazioni del ricorrente riguardo a un presunto preuso del marchio sono state giudicate non provate dai tribunali di merito, una valutazione di fatto che non può essere riesaminata dalla Suprema Corte, la quale ha quindi respinto il ricorso.

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Equa riparazione: durata ragionevole e calcolo indennizzo

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per il calcolo dell’equa riparazione in un caso di ‘Pinto su Pinto’, relativo all’eccessiva durata di un giudizio di ottemperanza. Viene stabilito che la durata ragionevole complessiva del procedimento (cognizione ed esecuzione) è di un anno. La Corte conferma inoltre la legittimità della riduzione del 20% dell’indennizzo quando il ricorso è promosso da un numero di parti superiore a dieci, rigettando le doglianze dei ricorrenti.

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Azione revocatoria: la prova per presunzioni

La Corte di Cassazione conferma la revoca di un atto di disposizione immobiliare, chiarendo i criteri per la prova dell’azione revocatoria. La consapevolezza del terzo acquirente (scientia damni) può essere provata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come la natura atipica dell’accordo e la sua prossimità temporale a una sentenza di condanna del debitore. Inoltre, spetta al debitore, e non al creditore, dimostrare che il suo patrimonio residuo è sufficiente a garantire il credito.

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Improcedibilità del ricorso: l'errore che costa caro

Un Comune ha impugnato in Cassazione una sentenza relativa a una multa per eccesso di velocità. La Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso perché il Comune non ha depositato la copia autentica della sentenza impugnata con la relata di notifica, un requisito formale inderogabile. Questa omissione ha reso impossibile per la Corte verificare la tempestività dell’appello, portando a una condanna per il Comune a pagare ingenti spese legali e sanzioni.

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Principio di prevenzione e distanze tra costruzioni

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che negava l’applicazione del principio di prevenzione in un caso di costruzione sul confine. La controversia riguardava una veranda edificata in violazione della distanza minima di cinque metri prevista dal regolamento locale. La Corte ha stabilito che se il regolamento edilizio locale consente la costruzione sul confine, il principio di prevenzione è operativo e non può essere escluso solo perché altre norme dello stesso regolamento prevedono distanze minime. Sarà quindi decisivo accertare chi tra i due vicini ha costruito per primo.

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Ricorso in Cassazione inammissibile: guida agli errori

Una società di servizi di vigilanza ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per gravi carenze procedurali. La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito che avevano respinto la richiesta di pagamento per prestazioni non provate. L’ordinanza sottolinea l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso, sanzionando la società ricorrente anche per lite temeraria a causa di un ricorso in Cassazione inammissibile e manifestamente infondato.

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Azione revocatoria: limiti e inammissibilità

Un istituto di credito in liquidazione agisce con azione revocatoria contro gli eredi di un debitore che avevano ricevuto beni in donazione e poi li avevano venduti a terzi. La banca chiede non solo la dichiarazione di inefficacia delle donazioni, ma anche la restituzione del prezzo di vendita. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, dichiara il ricorso inammissibile. Ribadisce che l’azione revocatoria ordinaria rende l’atto inefficace solo nei confronti del creditore procedente, consentendogli di aggredire il bene, ma non comporta un obbligo di restituzione del bene o del suo controvalore al patrimonio del debitore.

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Conguagli regolatori: la Cassazione attende le S.U.

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un ricorso riguardante la legittimità dei conguagli regolatori richiesti da una società di servizi idrici. A seguito del ricorso della società contro la sentenza di merito, che aveva dato ragione agli utenti annullando le bollette retroattive, la Corte ha rilevato la pendenza di una questione analoga dinanzi alle Sezioni Unite. Pertanto, ha rinviato la causa a nuovo ruolo, in attesa della pronuncia delle Sezioni Unite per garantire un’interpretazione uniforme della legge in materia di conguagli regolatori.

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Azione revocatoria: credito non accertato sufficiente

Una ex consigliera di amministrazione di un istituto di credito dona degli immobili alla nuora. La banca agisce con un’azione revocatoria per rendere inefficaci le donazioni, vantando un credito risarcitorio nei confronti della sua ex amministratrice, sebbene non ancora accertato in un giudizio separato. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, rigetta il ricorso della donna. Viene ribadito il principio consolidato secondo cui, per l’azione revocatoria, non è richiesto un credito definitivamente accertato, essendo sufficiente una ragione di credito probabile e non palesemente pretestuosa, data la natura cautelare e preventiva dello strumento.

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Omesso esame documenti: Cassazione annulla ordinanza

Un avvocato ha citato in giudizio l’erede della sua defunta cliente per ottenere il pagamento dei suoi onorari, producendo numerosi documenti a prova del suo lavoro. Il tribunale ha ignorato tali prove, respingendo la domanda. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione per omesso esame documenti, affermando che un giudice ha il dovere di valutare tutte le prove fornite dalle parti. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Obblighi informativi buoni postali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione analizza la responsabilità di un ente emittente per la mancata consegna del Foglio Informativo relativo a buoni postali, che ha portato alla prescrizione del diritto al rimborso dei risparmiatori. Data la rilevanza della questione sugli obblighi informativi buoni postali e la presenza di decisioni contrastanti, la Corte ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una pronuncia di valore nomofilattico, senza ancora decidere nel merito.

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Indebito arricchimento: No a lavori abusivi

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’impresa costruttrice non può richiedere un indennizzo per indebito arricchimento per lavori edili eseguiti in assenza di permesso di costruire. Anche se il committente si è arricchito, il contratto nullo per illiceità dell’oggetto impedisce qualsiasi forma di compenso, poiché l’azione non può essere utilizzata per aggirare norme imperative e premiare un’attività illecita.

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Interessi moratori avvocato: la guida completa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che anche ai crediti professionali degli avvocati si applicano gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002 per le transazioni commerciali. Il caso riguardava due legali che avevano citato in giudizio una società per il mancato pagamento delle loro parcelle. La Corte ha chiarito che il tasso di interesse superiore a quello legale è dovuto dalla data della messa in mora, anche se il credito non è ancora stato liquidato con precisione da un giudice, accogliendo così il ricorso dei professionisti e cassando la precedente sentenza che aveva riconosciuto solo gli interessi legali.

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Azione revocatoria: la prova della consapevolezza

Una creditrice agisce in revocatoria contro la vendita di tutti gli immobili del marito separato a una società terza. La Cassazione interviene per la seconda volta, chiarendo che per l’azione revocatoria è sufficiente la generica consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio arrecato ai creditori, senza necessità di conoscere lo specifico debito. La Corte cassa la decisione di merito che aveva erroneamente interpretato un precedente rinvio, omettendo di valutare tutte le prove disponibili.

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Opposizione atti esecutivi competenza: decide il Tribunale

Un cittadino avvia un’esecuzione forzata per un credito di 166 euro contro una Prefettura. Quest’ultima propone opposizione agli atti esecutivi. Il Tribunale adito si dichiara incompetente per il valore esiguo della causa, ritenendo competente il Giudice di Pace. La Corte di Cassazione, intervenendo sul regolamento di competenza, stabilisce un principio fondamentale: nell’opposizione atti esecutivi la competenza è sempre del Tribunale per materia, a prescindere dal valore della controversia, cassando la decisione e riaffermando la giurisdizione del Tribunale.

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Azione revocatoria: prova per presunzioni sufficiente

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha accolto un’azione revocatoria contro l’acquirente di un immobile. La sentenza stabilisce che la consapevolezza del terzo acquirente di pregiudicare le ragioni del creditore (‘scientia damni’) può essere validamente provata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come un prezzo anomalo e una dilazione di pagamento ingiustificata, anche in assenza di un legame diretto tra venditore e acquirente.

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Compenso avvocato e revoca: la clausola è valida

Una cliente revoca il mandato al proprio legale e si rifiuta di pagare il compenso pattuito, sostenendo che la clausola contrattuale fosse vessatoria. Il Tribunale di Venezia ha stabilito che la clausola che, in caso di recesso, prevede il pagamento del compenso avvocato secondo la tariffa professionale per l’attività svolta non è abusiva. Tale previsione, infatti, ricalca quanto disposto dal Codice Civile e non crea uno squilibrio a danno del consumatore. Di conseguenza, la cliente è stata condannata al pagamento integrale delle somme richieste.

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