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Diritto Civile

Frazionamento abusivo del credito: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista non può avviare decine di cause separate per recuperare i propri onorari da un unico cliente, anche se derivanti da incarichi diversi. Questa pratica costituisce un frazionamento abusivo del credito, contrario ai principi di buona fede e correttezza processuale. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva dato ragione al legale, rinviando il caso per un nuovo esame che tenga conto della necessità di una tutela giudiziaria unitaria, a meno che il creditore non dimostri un interesse apprezzabile alla separazione delle azioni.
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Privilegio studio associato: quando è riconosciuto?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento del privilegio a un credito professionale vantato da uno studio associato. La Corte ha stabilito che il cosiddetto privilegio studio associato spetta solo se il compenso remunera l'effettiva attività lavorativa personale del singolo professionista e non quando viene ripartito tra i soci in base a quote fisse, configurandosi in tal caso come remunerazione del capitale investito.
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Mutuo Solutorio: la Cassazione ne conferma la validità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Fallimento che contestava la validità di un mutuo fondiario concesso da una banca a un imprenditore, poi fallito. I fondi erano stati utilizzati per estinguere debiti pregressi dello stesso imprenditore verso l'istituto di credito. La Corte, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha stabilito la piena validità del cosiddetto mutuo solutorio. Si è chiarito che il contratto di mutuo si perfeziona con la messa a disposizione giuridica della somma al mutuatario, anche senza una consegna materiale. L'immediato utilizzo dei fondi per ripianare debiti pregressi costituisce un atto dispositivo del mutuatario, distinto e successivo al perfezionamento del contratto, che non ne inficia la causa. La tutela di eventuali altri creditori non risiede nella nullità del contratto, ma in altri rimedi come l'azione revocatoria.
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Legittimazione attiva consorziata: chi agisce?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un'impresa individuale consorziata che aveva agito direttamente contro l'ente appaltante per il pagamento di lavori extra-contratto. La Corte ha confermato il difetto di legittimazione attiva consorziata, ribadendo che, nei contratti d'appalto, l'unico interlocutore e soggetto legittimato ad agire contro il committente è il consorzio con attività esterna, in quanto autonomo centro di imputazione giuridica, e non la singola impresa esecutrice dei lavori.
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Frazionamento del credito: quando è abuso del processo?
Un professionista ha intentato 38 azioni legali separate contro una società cliente per recuperare i propri onorari. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale comportamento costituisce un abusivo frazionamento del credito, anche in assenza di un unico contratto quadro, quando deriva da un rapporto professionale continuativo. La Corte ha chiarito che tale pratica è improponibile a meno che il creditore non dimostri un interesse apprezzabile alla tutela separata. La sentenza è stata annullata con rinvio per riesaminare la questione alla luce di questi principi.
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Motivazione Apparente: il giudice e la CTU
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza per motivazione apparente, stabilendo che il giudice non può limitarsi ad approvare la perizia d'ufficio (CTU) con formule generiche. È necessario che la decisione risponda in modo specifico alle critiche tecniche sollevate dal consulente di parte. Il caso riguardava una controversia su compensi professionali in cui la firma su una parcella era stata contestata. La Suprema Corte ha chiarito che l'omessa valutazione delle osservazioni tecniche rende la motivazione del giudice meramente apparente, violando il diritto di difesa e portando alla nullità della sentenza.
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Frazionamento abusivo del credito: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29438/2025, interviene su un caso di frazionamento abusivo del credito. Un professionista aveva avviato 38 procedure monitorie separate contro una società cooperativa per recuperare i propri compensi. Mentre il Tribunale aveva dichiarato l'azione improponibile per abuso, la Corte d'Appello l'aveva ritenuta legittima, basandosi sulla pluralità di incarichi distinti. La Cassazione ha cassato la sentenza d'appello, stabilendo che il divieto di frazionamento abusivo del credito si applica anche in assenza di un unico rapporto contrattuale, quando i crediti derivano da un rapporto di durata e la loro trattazione separata causa un ingiustificato dispendio di attività processuale. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Frazionamento del credito: quando è abusivo? Guida
Un professionista ha emesso 38 decreti ingiuntivi separati contro una società cooperativa per compensi derivanti da un rapporto pluriennale. La società ha eccepito l'abusività di tale frazionamento del credito. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha stabilito che anche in assenza di un unico contratto, la richiesta parcellizzata di crediti derivanti da un rapporto di durata continuativo è abusiva se il creditore non prova un interesse meritevole alla tutela separata. La domanda è stata quindi ritenuta improponibile e il caso rinviato alla Corte d'Appello.
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Risoluzione consensuale: addio al doppio della caparra
La Corte di Cassazione chiarisce che l'adesione della promissaria acquirente a un piano di risanamento della società venditrice, che prevede la restituzione della caparra, configura una risoluzione consensuale preliminare del contratto. Tale nuovo accordo prevale sul diritto di richiedere il doppio della caparra per inadempimento, anche se l'immobile viene poi venduto a terzi. Il ricorso della società venditrice, che contestava questa interpretazione, è stato rigettato.
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Compenso domiciliatario: rito e giudice competente
Un avvocato ha citato in giudizio un collega per ottenere il pagamento del compenso professionale per l'attività di domiciliatario. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito, stabilendo un principio fondamentale sulla procedura da seguire in questi casi. La controversia sul compenso domiciliatario deve essere trattata e decisa da un collegio di giudici, non da un giudice monocratico. La violazione di questa regola procedurale comporta la nullità dell'intero provvedimento.
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Frazionamento abusivo del credito: onere della prova
Un professionista agisce per il pagamento di una parcella, ma la società cliente si oppone sostenendo di aver già saldato il dovuto con un pagamento complessivo che copriva molteplici incarichi. La Corte di Cassazione chiarisce i principi sull'onere della prova del pagamento in caso di pluralità di debiti e sul concetto di frazionamento abusivo del credito, cassando la decisione di merito e rinviando la causa alla Corte d'Appello.
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Mutuo solutorio: valido e non nullo per le Sezioni Unite
Una società ottiene un nuovo mutuo ipotecario da una banca per estinguere un precedente debito chirografario con lo stesso istituto. La società in seguito fallisce. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, chiarisce che il mutuo solutorio è un contratto di mutuo valido e non un mero patto di non agire. La disponibilità giuridica delle somme è sufficiente a perfezionare il contratto. Tuttavia, affinché l'ipoteca concessa contestualmente sia revocata, il curatore fallimentare deve fornire la prova rigorosa del pregiudizio concreto arrecato agli altri creditori preesistenti.
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Visto e piaciuto: quando la garanzia per vizi è esclusa
Un acquirente di un'auto usata, non consumatore, ha citato in giudizio i venditori per vizi palesi, chiedendo riduzione del prezzo e risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la clausola "visto e piaciuto" esclude la garanzia per difetti facilmente riconoscibili con l'ordinaria diligenza, dato che l'acquirente aveva accettato il veicolo nello stato in cui si trovava dopo averlo visionato.
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Regolamento di competenza: quando è l’unico rimedio
La Corte di Cassazione chiarisce un importante principio processuale: in un giudizio con più domande, se il giudice si pronuncia sul merito di una e dichiara la propria incompetenza territoriale su un'altra, tale declaratoria può essere contestata solo con il regolamento di competenza e non con l'appello. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale di una società, volto a rimettere in discussione la valutazione delle prove, sia quello incidentale di un agente, che aveva erroneamente appellato la decisione sull'incompetenza, confermando la necessità di utilizzare lo strumento processuale corretto per ogni tipo di doglianza.
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Transazione con il Comune: nullità senza impegno di spesa
Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un Comune sulla base di un accordo transattivo. L'ente locale si è opposto, eccependo la nullità della transazione per mancanza del necessario impegno di spesa. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità dell'accordo, ribadendo che qualsiasi contratto stipulato da un ente locale che comporti una spesa deve essere assistito, a pena di nullità, dalla relativa copertura finanziaria e da uno specifico impegno contabile. Il diritto del professionista al compenso per l'attività svolta, tuttavia, rimane salvo e può essere fatto valere sulla base del contratto di patrocinio originario.
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Onere della prova contratto d’opera: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che riduceva il compenso dovuto a un'azienda di grafica, per non aver fornito l'onere della prova circa l'avvenuta consegna del prodotto principale commissionato. L'ordinanza ribadisce che spetta al prestatore del servizio dimostrare di aver adempiuto alla propria obbligazione contrattuale. I tentativi della ricorrente di far rivalutare le prove documentali (email) in sede di legittimità sono stati dichiarati inammissibili, in quanto la Cassazione non può sostituirsi al giudice di merito nell'apprezzamento dei fatti.
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Accordo privato prevale sulla proroga amministrativa
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo privato, stipulato tra un proprietario terriero e una società costruttrice, prevale sui provvedimenti amministrativi di proroga dell'occupazione temporanea di un fondo. La Corte d'Appello aveva erroneamente ignorato l'esistenza di un 'verbale di concordamento' che fissava termini e modalità specifiche per la proroga. La Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che l'accordo privato crea una legge speciale tra le parti che deve essere rispettata, anche se i provvedimenti amministrativi di per sé non sono atti recettizi. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione che tenga conto della centralità dell'accordo.
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Taratura autovelox: obbligatoria la verifica periodica
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero delle Infrastrutture, confermando l'annullamento di una sanzione per eccesso di velocità rilevata con telelaser. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dell'amministrazione, della periodica verifica di funzionalità e della taratura dell'autovelox, oneri probatori che non possono essere soddisfatti dal solo certificato di omologazione o dall'autotest del dispositivo.
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Etichettatura carni pollame: chi è responsabile?
Un consorzio è stato sanzionato per una presunta violazione delle norme sull'etichettatura carni di pollame. La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione, chiarendo che per essere ritenuta responsabile, un'organizzazione non deve solo essere titolare del disciplinare di produzione, ma deve essere provata anche la sua concreta responsabilità nella tracciabilità del prodotto lungo l'intera filiera. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Responsabilità avvocato causa persa: il dovere di diligenza
Una cliente ha citato in giudizio il proprio avvocato per responsabilità professionale dopo che il ricorso per cassazione da lui redatto è stato dichiarato inammissibile. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta di risarcimento, ritenendo che la causa originaria sarebbe stata comunque persa. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha invece sollevato la questione cruciale sulla responsabilità dell'avvocato in una causa persa. Ha stabilito di rinviare il caso a pubblica udienza per approfondire se la condotta negligente del legale, anche in un contenzioso dall'esito sfavorevole, costituisca comunque una violazione del diritto di difesa del cliente, meritevole di risarcimento almeno per le spese legali sostenute.
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