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Diritto Civile

Cessione del Credito: eccezioni del debitore ceduto

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo, sostenendo l’invalidità di una cessione del credito per una presunta doppia cessione e denunciando gravi inadempimenti del creditore originario. Il Tribunale di Venezia ha respinto l’opposizione, chiarendo che non vi era stata una doppia cessione, ma due cessioni distinte di quote diverse dello stesso credito. Ha inoltre stabilito che la firma del verbale di collaudo da parte del debitore, senza riserve, preclude la possibilità di contestare successivamente la conformità e il funzionamento del bene.

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Clausola compromissoria: estensione e limiti

La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola compromissoria, presente in un solo contratto all’interno di una serie di accordi tra loro collegati (collegamento negoziale), non si estende automaticamente agli altri. La volontà di devolvere le liti ad arbitri deve essere espressa e non può essere presunta. La Corte ha quindi rigettato il ricorso, confermando che le controversie relative al contratto con la clausola devono essere decise da arbitri, mentre le altre restano di competenza del giudice ordinario.

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Diritto di critica: limiti e verità dei fatti

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un’emittente televisiva e di un suo conduttore per diffamazione ai danni di una giornalista. La Corte ha stabilito che il diritto di critica, sebbene più ampio del diritto di cronaca, richiede che il ‘nucleo essenziale dei fatti’ su cui si basa sia veritiero. Presentare ipotesi investigative come certezze di colpevolezza viola questo principio, integrando la diffamazione e l’uso illecito dell’immagine, anche quando si esercita il diritto di critica.

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Riunione dei giudizi: Cassazione e azione revocatoria

Un fideiussore aveva donato degli immobili alle figlie. La società cessionaria del credito del creditore originario ha agito con successo in revocatoria nei primi due gradi di giudizio. In Cassazione, il fideiussore ha chiesto e ottenuto la riunione dei giudizi, unendo il procedimento sull’azione revocatoria a quello, già pendente, sull’accertamento del credito stesso. La Suprema Corte ha accolto l’istanza per l’evidente connessione tra le due cause, dato che l’esito della revocatoria dipende dall’effettiva esistenza del credito.

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Compensazione spese legali: la Cassazione chiarisce

Un professionista ha ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento dei suoi compensi. In appello, la richiesta è stata parzialmente ridotta e il giudice ha disposto la compensazione spese legali tra le parti. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la compensazione era illegittima. Il giudice d’appello avrebbe dovuto considerare l’esito complessivo della lite, e non solo il parziale accoglimento del gravame, per determinare la parte prevalentemente soccombente.

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Responsabilità intermediario: il promotore di fatto

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità dell’intermediario finanziario per le azioni di un cosiddetto “promotore di fatto”. In un caso di sottrazione di fondi da un conto corrente, la Corte ha escluso la responsabilità della banca, poiché non è stato provato alcun rapporto di preposizione, né formale né di fatto, tra l’autore dell’illecito e l’istituto di credito. La decisione sottolinea che la semplice presenza di una persona nei locali della banca non è sufficiente a stabilire un legame che giustifichi il risarcimento a carico dell’intermediario.

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Inammissibilità del ricorso per motivi di fatto

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un traduttore professionista che aveva smarrito la patente di guida di una cliente. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una semplice riproposizione delle questioni di fatto già decise nei gradi precedenti, senza sollevare valide critiche di natura giuridica alla sentenza impugnata. La decisione evidenzia che il giudizio di Cassazione non può riesaminare il merito della vicenda, ma solo la corretta applicazione della legge, confermando così l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti.

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Clausola risolutiva espressa: Covid non è scusa

Un’azienda del settore ristorazione ha smesso di pagare l’affitto nel 2021, adducendo come causa le difficoltà economiche post-pandemia. La società proprietaria dell’immobile ha attivato la clausola risolutiva espressa prevista nel contratto. La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione del contratto, stabilendo che le tutele speciali legate all’emergenza Covid erano applicabili solo durante il periodo di lockdown e non giustificano inadempimenti successivi.

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Aliud pro alio: acqua non potabile e prescrizione

Una utente ha ricevuto acqua non potabile dalla società di fornitura idrica e ha intentato causa per la riduzione del prezzo. I tribunali di merito avevano respinto la domanda applicando la prescrizione breve prevista per i vizi della cosa venduta. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, qualificando la fornitura di acqua non potabile come un caso di ‘aliud pro alio’, ovvero la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito. Di conseguenza, si applica la prescrizione ordinaria decennale per inadempimento contrattuale, offrendo una maggiore tutela al consumatore.

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Nullità contratto fornitura: bene non sicuro

La Corte di Cassazione stabilisce la nullità del contratto di fornitura per un macchinario industriale (robot) non conforme alle norme di sicurezza. La violazione di norme imperative rende l’oggetto del contratto illecito o impossibile, determinandone la nullità. Questa invalidità del contratto di fornitura sussiste a prescindere dal collegato contratto di leasing e da eventuali accordi transattivi tra l’utilizzatore e la società concedente.

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Arricchimento ingiustificato: escluso l'utile d'impresa

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri di calcolo dell’indennizzo per arricchimento ingiustificato a favore di un’impresa che ha fornito un servizio a un ente pubblico in assenza di un contratto scritto. La Corte ha stabilito che dall’importo dovuto deve essere escluso l’utile di impresa, anche se la prestazione è remunerata tramite tariffe amministrative. Viene così confermato il principio secondo cui l’indennizzo deve ristorare la sola diminuzione patrimoniale subita, non il mancato guadagno.

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Recesso per gravi motivi: la Cassazione chiarisce

Un’azienda conduttrice ha tentato di recedere anticipatamente da un contratto di locazione commerciale, adducendo sia la nullità del contratto originario per mancanza dell’attestato energetico, sia la sussistenza di gravi motivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la normativa dell’epoca non prevedeva la nullità del contratto per tale mancanza. Inoltre, ha confermato che il recesso per gravi motivi è legittimo solo in presenza di eventi imprevedibili, sopravvenuti ed estranei alla volontà del conduttore, requisiti non soddisfatti nel caso di specie.

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Responsabilità del preposto: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un collaboratore, ritenuto responsabile in solido con una compagnia assicurativa per una truffa ai danni di alcuni investitori. La decisione si fonda sul principio del giudicato interno: non avendo impugnato la sentenza di primo grado, il ricorrente non poteva contestare in Cassazione la base giuridica della sua condanna, ormai divenuta definitiva. La sua inazione ha reso la questione della sua responsabilità del preposto non più discutibile.

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Compensazione spese: la non opposizione non basta

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la mancata costituzione in giudizio della parte soccombente non è un motivo valido per la compensazione spese processuali. Il giudice, in caso di vittoria di una parte, deve condannare la controparte al pagamento delle spese, a meno che non sussistano le specifiche eccezioni di legge. La mera inerzia processuale non rientra tra queste.

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Revoca finanziamenti pubblici: la giurisdizione

Una società pubblica, gestore del servizio idrico, impugna la revoca di finanziamenti pubblici disposta dall’Autorità di Regolazione. La società sostiene la giurisdizione del giudice ordinario, qualificando l’atto come recesso da un rapporto paritetico. Le Sezioni Unite della Cassazione, invece, affermano la giurisdizione del giudice amministrativo, poiché la controversia verte sulla contestazione del corretto esercizio del potere autoritativo dell’amministrazione. La decisione si fonda sull’analisi della “causa petendi” sostanziale, che nel caso di specie riguardava la carenza di potere e l’erronea valutazione dei presupposti da parte dell’ente pubblico.

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Azione revocatoria: la prova per presunzioni

Un creditore agisce in giudizio per revocare la vendita di un immobile effettuata dal suo debitore. La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha dichiarato l’atto di vendita inefficace. Il punto centrale della decisione è la prova della consapevolezza del compratore del pregiudizio arrecato al creditore (scientia damni), dimostrata tramite presunzioni. Elementi come gli stretti legami familiari tra l’acquirente e un soggetto precedentemente diffidato, uniti alla breve distanza temporale tra la diffida e l’acquisto, sono stati ritenuti sufficienti a fondare la prova. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove presuntive spetta al giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.

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Sanzione Agricoltura Biologica: Irrilevante la Legge Nuova

Un’azienda agricola ha impugnato una sanzione per la mancata tenuta dei registri obbligatori per la coltivazione biologica. La ricorrente sosteneva, tra le altre cose, l’abrogazione della norma sanzionatoria. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, confermando che nelle sanzioni amministrative si applica la legge in vigore al momento della violazione (principio del ‘tempus regit actum’), e non la legge successiva più favorevole. La sentenza ha inoltre sottolineato il dovere di diligenza dell’operatore, che deve informarsi e procurarsi attivamente la documentazione necessaria, rendendo irrilevante la giustificazione di non aver ricevuto i registri. Questa decisione ribadisce l’importanza del rispetto formale delle normative nel settore dell’agricoltura biologica.

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Liquidazione equitativa del danno: la Cassazione

Un utente, agente di commercio, subisce l’interruzione della linea telefonica per 12 giorni. Il Giudice di Pace liquida un danno di 400 euro. Il Tribunale, in appello, nega il risarcimento per carenza di prova sul quantum. La Cassazione cassa la sentenza d’appello, affermando che la difficoltà di provare l’esatto ammontare del danno non impedisce la liquidazione equitativa del danno, una volta accertata la sua esistenza (l’an).

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Giudicato interno e accreditamento sanitario: il limite

Una struttura sanitaria privata ha richiesto il pagamento di prestazioni a un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). In primo grado, l’ASL ha contestato la mancanza di prova dell’accreditamento, ma il Tribunale ha implicitamente riconosciuto la validità del rapporto, condannando l’ASL al pagamento. L’ASL ha appellato la sentenza per altri motivi, senza contestare specificamente il punto sull’accreditamento. La Corte d’Appello ha riesaminato d’ufficio la questione, negando il diritto della struttura al pagamento. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che sulla questione dell’accreditamento si era formato un giudicato interno, che impediva alla Corte d’Appello di rimetterla in discussione.

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Impegno di spesa: Comune non paga debiti del comitato

Una società alberghiera ha citato in giudizio un Comune per le fatture insolute di un comitato sportivo di cui l’ente era membro. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Comune non è responsabile in assenza di un formale e scritto impegno di spesa, come previsto dalle norme di contabilità pubblica. Il principio del legittimo affidamento non può superare tali regole inderogabili.

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