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Diritto Civile

Diritto di abitazione: non serve la domanda esplicita

In una causa di divisione ereditaria, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul diritto di abitazione del coniuge superstite. L’ordinanza chiarisce che tale diritto è automatico e non necessita di una domanda esplicita da parte dell’interessato. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato inammissibile la richiesta perché tardiva, ma la Cassazione ha cassato la sentenza, sottolineando che il diritto sorge “ex lege” come un prelegato. Di conseguenza, il suo valore deve essere detratto dall’asse ereditario prima della divisione, imponendo un nuovo esame della causa.

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Compenso difensore d'ufficio: diritto anche per irreperibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che un avvocato d’ufficio ha diritto al compenso per la sua attività professionale anche quando il processo penale si conclude con una sentenza di non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato. La Corte ha chiarito che tale sentenza, pur potendo essere revocata, definisce una fase processuale, legittimando la liquidazione immediata del compenso al difensore d’ufficio senza dover attendere l’eventuale riapertura del giudizio.

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Vincolo pertinenziale: i requisiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un’erede che rivendicava la proprietà esclusiva di uno stradello, sostenendo che costituisse pertinenza di un fabbricato ricevuto in eredità. La Corte ha stabilito che non può esistere un vincolo pertinenziale se il bene accessorio non è di proprietà esclusiva del titolare del bene principale. Nel caso specifico, lo stradello era in comproprietà con un terzo e serviva anche la proprietà di quest’ultimo, facendo venir meno i requisiti soggettivi e di esclusività della funzione necessari per configurare la pertinenza. Di conseguenza, lo stradello rientrava nell’asse ereditario da dividere in parti uguali tra gli eredi.

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Prescrizione risarcimento danni: decorrenza e prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di risparmiatori contro un’autorità di vigilanza, confermando l’estinzione del diritto per prescrizione. La sentenza ribadisce che il termine per la prescrizione del risarcimento danni decorre da quando il danneggiato, con ordinaria diligenza, può conoscere il danno e la sua causa, non dalla data in cui ne ha prova documentale. Inoltre, spetta sempre al creditore dimostrare l’avvenuta interruzione della prescrizione.

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Buoni postali: prevale il DM o il titolo stampato?

La Corte di Cassazione ha stabilito che per i buoni postali della serie ‘Q’, emessi su vecchi moduli della serie ‘P’ dopo il D.M. 13.6.1986, si applicano i tassi di interesse previsti dal decreto ministeriale e non quelli, più favorevoli, stampati sul retro del titolo. Secondo la Corte, il decreto ha natura di norma cogente e si sostituisce automaticamente alle clausole contrattuali difformi, anche se il timbro con i nuovi tassi non copre interamente la tabella originale. L’affidamento del risparmiatore non prevale sulla normativa imperativa in vigore al momento della sottoscrizione.

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Responsabilità PA dipendente: quando lo Stato risponde?

La Corte di Cassazione esclude la responsabilità PA dipendente nel caso di un duplice omicidio seguito da suicidio commesso da un agente. Si è ritenuto che l’atto fosse uno sviluppo anomalo e imprevedibile delle sue funzioni, interrompendo così il nesso di occasionalità necessaria con il servizio.

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Contratto autonomo di garanzia: nullità opponibile

La Corte di Cassazione respinge il ricorso di una società di gestione crediti, confermando che nel contratto autonomo di garanzia il garante può sempre opporre la nullità del contratto principale se deriva dalla violazione di norme imperative, come l’illegittimo esercizio dello ‘ius variandi’ da parte della banca. Viene inoltre ribadito che l’accertamento del credito in sede fallimentare contro il debitore principale non è vincolante per il garante.

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Prescrizione debiti ereditari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione affronta il tema della prescrizione debiti ereditari, chiarendo due punti fondamentali. Primo, la richiesta di rigetto di una domanda di accertamento negativo del credito interrompe la prescrizione. Secondo, in caso di debiti ereditari, che sono obbligazioni parziarie, l’effetto interruttivo non si estende ai coeredi che non hanno partecipato al giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente esteso l’interruzione a tutti gli eredi.

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Giurisdizione contenzioso climatico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario italiano nelle cause intentate da associazioni ambientaliste e cittadini contro una grande compagnia energetica per i danni derivanti dal cambiamento climatico. La decisione chiarisce che tali azioni, basate sulla lesione di diritti fondamentali, rientrano nella competenza dei tribunali civili e non costituiscono un’indebita ingerenza nella sfera politica. Per la giurisdizione sul contenzioso climatico, è stato ritenuto determinante il luogo in cui si manifesta il danno, ovvero il territorio italiano dove risiedono i ricorrenti.

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Giurisdizione opere pubbliche: a chi spetta decidere?

Un consorzio edile ha citato enti pubblici dinanzi al TAR per inadempienze successive alla cessazione di una concessione per opere pubbliche, come stabilito da una precedente sentenza civile. La Corte di Cassazione, decidendo sulla questione, ha affermato che la giurisdizione opere pubbliche in questi casi spetta al giudice ordinario, poiché la controversia non verte più sul rapporto concessorio originario, ma sui diritti e obblighi scaturiti da una decisione del giudice civile, configurando un rapporto paritetico tra le parti.

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Reticenza assicurato: quando perdi la copertura

Un dirigente amministrativo, citato per danno erariale, si è visto negare la copertura assicurativa. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la reticenza dell’assicurato su indagini a suo carico al momento della stipula del contratto fa perdere il diritto all’indennizzo. La sentenza chiarisce anche le regole procedurali per l’impugnazione in caso di domande alternative contro più parti.

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Aliud pro alio: vendita immobile senza agibilità

La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto di compravendita immobiliare per la consegna di un bene ‘aliud pro alio’. Il caso riguarda un’autorimessa venduta senza certificato di agibilità a causa di difetti insanabili che ne impedivano il rilascio. La Corte ha stabilito che la consegna di un immobile privo dei requisiti essenziali per ottenere l’agibilità integra una grave inadempienza del venditore, giustificando la risoluzione del contratto, anche se l’acquirente era a conoscenza della mancanza del documento al momento dell’acquisto. La semplice promessa di ottenere il certificato non esonera il venditore dalla responsabilità se il bene è intrinsecamente inidoneo all’uso.

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Liquidazione spese legali: Cassazione e minimi tariffari

Una società ha contestato la liquidazione delle spese legali effettuata da una Corte d’Appello, ritenendola inferiore ai minimi di legge. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la liquidazione spese legali deve inderogabilmente rispettare i parametri ministeriali. La Corte ha quindi annullato la decisione e ricalcolato i compensi dovuti al difensore, riaffermando il principio della congruità delle tariffe professionali.

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Ultrapetizione: la Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (ultrapetizione). Il caso riguardava una controversia su una bolletta del gas in cui il fornitore aveva chiesto il pagamento di un conguaglio, escludendo esplicitamente dalla sua richiesta una somma già fatturata in acconto. La Corte d’Appello aveva erroneamente richiesto al cliente di provare il pagamento di tale acconto. La Cassazione ha stabilito che, avendo il fornitore stesso escluso quella somma dalla sua domanda, il giudice non poteva porre a carico del cliente l’onere di provarne il pagamento, commettendo così ultrapetizione.

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Azione revocatoria: la prova del consilium fraudis

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19993/2025, affronta un caso di azione revocatoria. Un’agenzia di riscossione ha agito per revocare una vendita immobiliare ritenuta fraudolenta. Nonostante il bene fosse stato rivenduto a terzi, la Corte ha confermato l’interesse ad agire del creditore. Tuttavia, ha cassato la decisione di merito perché la prova dell’intento fraudolento (consilium fraudis) si basava su una catena di presunzioni troppo debole, in particolare sulla presunta parentela tra gli amministratori delle società coinvolte.

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Buoni Postali Fruttiferi: Timbro Prevale sul Modulo?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su una controversia relativa ai rendimenti dei buoni postali fruttiferi. Dei risparmiatori chiedevano l’applicazione dei tassi più vantaggiosi stampati sul retro dei titoli, appartenenti a una serie precedente. I buoni, tuttavia, erano stati emessi con un timbro che indicava una nuova serie (Q/P) e riportava tassi d’interesse inferiori, seppur non coprendo integralmente la vecchia tabella. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che le condizioni stabilite dal decreto ministeriale per la nuova serie prevalgono su quelle pre-stampate. Secondo i giudici, l’apposizione del timbro, per quanto imperfetta, è sufficiente a escludere il legittimo affidamento del risparmiatore sulle condizioni originarie, in quanto la normativa che modifica i tassi ha natura cogente e si sostituisce automaticamente alle clausole difformi.

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Duplice ratio decidendi: appello inammissibile

Una disputa tra un comune e un ente idrico su canoni e forniture si conclude in Cassazione con il rigetto di entrambi i ricorsi. La decisione si fonda sul principio della “duplice ratio decidendi”, evidenziando come, per avere successo in appello, sia necessario contestare tutte le autonome ragioni giuridiche su cui si basa la sentenza impugnata. Il mancato assolvimento di questo onere ha reso inammissibile il ricorso principale del comune.

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Vendita su campione: guida alla sentenza della Cassazione

Un acquirente di mobili contesta la difformità di una scrivania rispetto al catalogo, chiedendo la risoluzione del contratto. La Cassazione chiarisce che la vendita basata su catalogo fotografico si qualifica come “vendita su tipo di campione” e non come “vendita su campione”. Pertanto, la risoluzione è ammessa solo per difformità notevoli, escludendo il diritto di recesso per vizi minimi e confermando la decisione di merito che aveva rigettato la domanda dell’acquirente.

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Responsabilità installatore: il tubo corroso e i danni

Un installatore viene citato in giudizio per i danni da allagamento causati dalla rottura di un tubo di una lavastoviglie da lui venduta e installata. La Corte di Cassazione ha confermato la sua piena responsabilità, rigettando le difese dell’installatore. In particolare, è stata esclusa la colpa concorrente del proprietario per non aver chiuso il rubinetto dell’acqua, poiché la rottura era dovuta a corrosione preesistente. La sentenza ribadisce che la responsabilità installatore si fonda sulla prevedibilità dei danni e sulla corretta valutazione delle prove, inclusa la testimonianza del consulente di parte.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: guida ai motivi

Una lavoratrice, dopo aver perso in primo e secondo grado una causa per risarcimento danni da sinistro stradale, si è rivolta alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per Cassazione a causa di gravi vizi formali. I motivi erano basati su un’ipotesi di vizio di motivazione non più applicabile e formulati in modo generico, senza la specificità richiesta. La ricorrente è stata condannata al pagamento di una sanzione.

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