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Diritto Civile

Oblazione Condono Edilizio: quando è irripetibile?

Un professionista del settore edile ha versato una somma a titolo di oblazione per un condono edilizio come misura precauzionale, chiedendone poi la restituzione poiché non era mai stato avviato un procedimento penale a suo carico. La Corte di Cassazione ha stabilito che il pagamento dell’oblazione per condono edilizio è una scelta volontaria finalizzata proprio a evitare le conseguenze penali dell’abuso. Di conseguenza, la somma versata ha una sua causa giuridica e non può essere considerata un pagamento indebito, rendendola quindi irripetibile (non rimborsabile).

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Responsabilità stazione appaltante: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità della stazione appaltante sussiste per i danni a terzi causati da lavori pubblici, anche se progettazione ed esecuzione sono affidate ad altri. L’ente pubblico ha un dovere inderogabile di controllo e vigilanza, specialmente in aree a rischio. La vicenda nasce dalla richiesta di risarcimento di una proprietaria per i danni al suo immobile, causati da una frana durante la costruzione di una strada. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che escludeva la responsabilità dell’ente, rinviando il caso per un nuovo esame che tenga conto di tale principio.

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Inadempimento appalto pubblico: la rescissione è lecita

Un’associazione di imprese non adempie agli obblighi di un contratto di servizi con un ente pubblico. L’ente rescinde il contratto e chiede i danni. La Corte di Cassazione conferma la decisione, ritenendo giustificata la rescissione per grave inadempimento appalto pubblico e legittima la richiesta di risarcimento, negando al contempo il rimborso spese all’impresa.

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Risarcimento dirigenti medici: la Cassazione decide

Un gruppo di dirigenti medici ha citato in giudizio lo Stato italiano per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata applicazione delle direttive europee sull’orario di lavoro tra il 2008 e il 2015. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18381/2025, pur riconoscendo una violazione “grave e manifesta” del diritto UE da parte dello Stato, ha rigettato la domanda di risarcimento dirigenti medici. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dei ricorrenti, che il superamento dell’orario di lavoro fosse un’imposizione aziendale e non una scelta autonoma finalizzata al raggiungimento di obiettivi e alla relativa retribuzione di risultato. È stato quindi ritenuto non provato il nesso di causalità tra la violazione normativa e il danno lamentato.

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Decreto di espulsione nullo senza traduzione adeguata

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione del Giudice di Pace che aveva dichiarato inammissibile, per tardività, il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione. La Corte ha stabilito che il giudice di merito avrebbe dovuto prima valutare l’eccezione sulla mancata traduzione del provvedimento in una lingua comprensibile al ricorrente, elemento che incide direttamente sulla validità della notifica e sui termini per impugnare. La mancata traduzione del decreto di espulsione lede il diritto di difesa e ne causa la nullità, salvo che l’amministrazione non provi la conoscenza della lingua da parte del destinatario.

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Rinuncia diritto retrocessione: limiti e interpretazione

La Corte di Cassazione analizza il caso di un accordo transattivo stipulato tra un Comune e degli ex proprietari di un terreno espropriato. Il cuore della questione è se la clausola di rinuncia a ogni ulteriore pretesa, contenuta nell’accordo, includa anche la rinuncia al diritto di retrocessione per le aree non utilizzate. La Corte ha cassato la sentenza d’appello, affermando che una rinuncia generica non si estende automaticamente a diritti futuri o diversi da quelli oggetto della lite originaria, come la retrocessione, se non emerge una chiara volontà delle parti in tal senso. È necessaria un’interpretazione rigorosa che vada oltre il dato letterale, considerando il contesto e l’oggetto specifico della transazione.

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Spendita del nome: quando il contratto vincola l'azienda

Una ditta di arredamento si vede negare il pagamento da una società cliente poiché il contratto era stato firmato dal legale rappresentante a titolo personale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che in assenza di obblighi di forma, la spendita del nome può essere desunta dal comportamento complessivo delle parti, come i pagamenti effettuati dalla società e la destinazione dei beni alla sua sede, vincolando così l’azienda al contratto.

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Appello incidentale tardivo: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Comune contro una condanna per risarcimento danni. La decisione si basa su vizi procedurali, tra cui la presentazione di un appello incidentale tardivo e la contestazione di una sola delle due autonome motivazioni della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che non può riesaminare nel merito la valutazione delle prove, confermando la condanna.

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Rimborso addizionale provinciale: sì alla restituzione

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del consumatore finale a ottenere il rimborso dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica direttamente dal fornitore. La decisione si fonda su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma istitutiva del tributo. Tale declaratoria ha effetto retroattivo (ex tunc), rendendo il pagamento privo di causa sin dall’origine e legittimando l’azione di ripetizione di indebito oggettivo da parte di chi ha versato l’imposta.

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Azione revocatoria: notifica e prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17514/2025, ha stabilito che nell’ambito di un’azione revocatoria, la prescrizione si interrompe con la consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario. Anche una notifica affetta da nullità, ma non inesistente, produce questo effetto sostanziale se viene successivamente sanata, con efficacia retroattiva (ex tunc). La Corte ha rigettato il ricorso di un debitore che, dopo aver venduto i propri immobili, sosteneva l’avvenuta prescrizione dell’azione a causa di un vizio nella notifica iniziale.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non revoca

Un gruppo di medici ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto per l’omissione dei loro nomi e per un vizio di notifica. La Corte ha respinto la richiesta, classificando l’omissione come un mero errore materiale correggibile e il vizio di notifica come un inammissibile errore di diritto, non di fatto. L’ordinanza ribadisce la distinzione fondamentale tra questi due tipi di errori ai fini dei rimedi processuali.

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Danno emergente e lucro cessante: come si calcola

Una società licenziataria non utilizzava i fondi per la pubblicità come da contratto. La Cassazione, riformando la decisione di merito, chiarisce che il risarcimento deve includere sia il danno emergente (la perdita economica diretta) sia il lucro cessante (il mancato guadagno). I giudici precedenti avevano erroneamente liquidato solo il lucro cessante. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata valutazione del danno emergente costituisce un errore di diritto e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova e completa quantificazione del danno.

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Azione revocatoria: legame di parentela non basta

Un creditore ha agito con azione revocatoria contro le vendite immobiliari di un garante. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli atti a favore di familiari, il solo rapporto di parentela non è sufficiente a dimostrare la consapevolezza del terzo acquirente di arrecare un danno al creditore, soprattutto in presenza di prove contrarie come una crisi coniugale. La Corte ha quindi annullato la decisione per le vendite ai familiari, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Buoni postali fruttiferi: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio riguardante il calcolo degli interessi su buoni postali fruttiferi. Una risparmiatrice aveva rinunciato al ricorso a seguito del consolidamento di una giurisprudenza sfavorevole. La Corte ha compensato le spese legali tra le parti, motivando che al momento della notifica del ricorso, la giurisprudenza in materia non era ancora considerata pienamente consolidata.

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Riduzione canone locazione Covid: no al diritto

Un’azienda conduttrice di un immobile commerciale, costretta alla chiusura a causa delle misure anti-Covid, ha richiesto una riduzione del canone di locazione. Dopo una decisione favorevole in primo grado, la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato quest’ultima decisione, stabilendo che le restrizioni pandemiche, pur potendo giustificare il ritardo nel pagamento, non conferiscono al conduttore un diritto automatico a ottenere una riduzione del canone dal giudice. Il rimedio principale per l’eccessiva onerosità sopravvenuta resta la risoluzione del contratto, non il suo adeguamento forzato.

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Decreto di espulsione nullo con ricorso pendente

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di espulsione è illegittimo se emesso mentre è ancora pendente un ricorso giurisdizionale contro il diniego del permesso di soggiorno. La non definitività del provvedimento di diniego, in quanto ‘sub iudice’, costituisce una causa di temporanea non espellibilità che il Giudice di Pace ha il dovere di verificare, annullando l’espulsione emessa prematuramente dalla Prefettura.

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Prova testimoniale: quando è inammissibile? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d’Appello che aveva negato a un cittadino straniero un permesso di soggiorno per motivi familiari. La richiesta era stata respinta per mancata prova della convivenza e della vivenza a carico del padre italiano. L’errore del giudice di merito è stato considerare la prova testimoniale richiesta inammissibile solo perché non supportata da documenti, violando il principio secondo cui la valutazione di ammissibilità della prova deve avvenire ex ante, sulla base dei capitoli di prova, e non ex post, anticipando un giudizio sulla sua efficacia.

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Donazione di modico valore: quando è nulla?

Una donazione di buoni postali, inizialmente classificata come di modico valore, è stata dichiarata nulla per mancanza della forma notarile. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il valore complessivo di oltre 116.000 euro non poteva considerarsi ‘modico’, nonostante il cospicuo patrimonio del donante. La sentenza chiarisce i criteri oggettivi e soggettivi per valutare una donazione di modico valore e la distingue dalla donazione remuneratoria, anch’essa soggetta a requisiti di forma.

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Gestione unitaria affittacamere: quando è illegale?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la gestione unitaria di più attività di affittacamere, situate nello stesso stabile e formalmente distinte, configura un’attività alberghiera abusiva se di fatto vengono offerti servizi unificati. Nel caso esaminato, una società con tre licenze di affittacamere è stata sanzionata perché operava come un unico hotel, con reception, insegna e sito web comuni. La Suprema Corte ha confermato la sanzione, sottolineando che la valutazione complessiva degli indici (come accesso unico e pubblicità ingannevole) è decisiva per accertare l’abuso, a prescindere dalla mancanza di alcuni requisiti formali alberghieri.

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Notifica cambio residenza: quando è valida?

Un debitore, dopo aver venduto un immobile a un parente, veniva citato in giudizio da una società creditrice con un’azione revocatoria. L’atto di citazione veniva notificato al vecchio indirizzo, nonostante il debitore avesse da poco effettuato un cambio residenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica è valida se il destinatario mantiene elementi, come il nome sul citofono o sulla cassetta postale, che creano un’apparenza di permanenza presso il vecchio indirizzo. Tuttavia, la Corte ha annullato la decisione per quanto riguarda l’intervento di altri creditori, i cui atti non erano stati notificati al debitore, violando il principio del contraddittorio.

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