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Diritto Civile

Compensatio lucri cum damno: limiti alla prova

La Corte di Cassazione si pronuncia sul principio di compensatio lucri cum damno, rigettando il ricorso di un’Amministrazione. La Corte chiarisce che, sebbene l’eccezione sia rilevabile d’ufficio, i fatti a suo fondamento devono emergere dagli atti del giudizio di primo grado. È inammissibile la produzione di nuova documentazione in appello per provare i benefici percepiti dal danneggiato, se tale prova poteva essere fornita nei termini di primo grado.

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Usucapione terreno agricolo: coltivare non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 19493/2025, chiarisce i requisiti per l’usucapione di un terreno agricolo. Un coltivatore aveva richiesto la proprietà di due lotti dopo averli lavorati per oltre vent’anni. La sua domanda è stata respinta perché la semplice coltivazione non basta. Per l’usucapione terreno agricolo è necessario dimostrare un possesso pieno ed esclusivo, manifestando l’intenzione di escludere il legittimo proprietario, ad esempio recintando il fondo. La Corte ha ritenuto che il coltivatore non avesse fornito tale prova.

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Vendita aliud pro alio: onere della prova e risoluzione

Un acquirente compra un’auto usata che si rivela impossibile da immatricolare per gravi difformità (motore e telaio non originali). La Cassazione conferma la risoluzione del contratto per vendita aliud pro alio, stabilendo che il veicolo era totalmente inidoneo all’uso. In questi casi, spetta al venditore, e non all’acquirente, l’onere di provare di aver consegnato un bene conforme. La richiesta di manleva del venditore verso un intermediario è stata respinta.

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Presunzione condominialità: no a prova catastale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20167/2025, ha stabilito che per dimostrare la natura condominiale di un bene è sufficiente provarne l’attitudine all’uso comune, invertendo l’onere della prova. Chi ne rivendica la proprietà esclusiva non può basarsi solo sui dati catastali, che hanno valore meramente indiziario. Il caso riguardava una striscia di cortile inglobata da un condomino. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente qualificato l’azione come una rivendica ordinaria, richiedendo una prova rigorosa al condomino che agiva per la tutela del bene comune, e ha chiarito la corretta applicazione della presunzione di condominialità.

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Interessi moratori professionisti: sì da privati

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a una società privata, con l’aggiunta degli interessi maggiorati previsti dal D.Lgs. 231/2002. La Corte d’Appello aveva negato tali interessi, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. La sentenza stabilisce che le norme sugli interessi moratori professionisti si applicano a tutte le transazioni commerciali, anche quelle tra professionisti e imprese private, e non solo con enti pubblici. Inoltre, ha chiarito che il calcolo degli interessi parte dalla data della richiesta formale di pagamento, anche se antecedente all’azione legale.

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Liquidazione equitativa danno: onere della prova

Due società immobiliari subiscono l’occupazione abusiva dei loro appartamenti. A causa dell’inerzia dello Stato nell’eseguire lo sgombero, chiedono il risarcimento. La Cassazione chiarisce i limiti della liquidazione equitativa del danno, affermando che non può essere usata per sopperire alla mancata prova dell’esistenza stessa del danno da parte del danneggiato.

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Benefici vittime mafia: contano i legami familiari?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare i benefici previsti per le vittime di mafia ai familiari di una persona uccisa per errore dalla criminalità organizzata. La motivazione si fonda sui legami di parentela dei richiedenti con soggetti gravati da precedenti penali, ritenuti sufficienti a far dubitare della loro totale estraneità ad ambienti delinquenziali, come richiesto dalla legge per l’erogazione dei benefici vittime mafia.

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Azione Pauliana: litisconsorte necessario non citato

Una società ricorre in Cassazione contro una sentenza di accoglimento di un’azione pauliana. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, non decide il merito ma rileva un vizio di procedura: la mancata notifica del ricorso a una delle parti originarie del contratto contestato, identificata come litisconsorte necessario. Di conseguenza, viene ordinata l’integrazione del contraddittorio, sospendendo il giudizio e rinviandolo a nuovo ruolo per garantire la corretta partecipazione di tutti i soggetti coinvolti.

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Prelazione agraria: certificato essenziale per sospendere

La Corte di Cassazione ha stabilito che un coltivatore confinante decade dal diritto di prelazione agraria se non versa il prezzo entro il termine trimestrale. La sospensione di tale termine, in attesa di un mutuo, è possibile solo presentando un certificato dell’Ispettorato dell’Agricoltura che attesti l’avvio dell’istruttoria. La mancanza di questo documento costituisce un vizio procedurale che impedisce la sospensione, rendendo tardivo il pagamento e inefficace la richiesta di riscatto del fondo.

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Immissioni rumorose: quando scatta il risarcimento?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di immissioni rumorose provenienti da un’attività di ristorazione. La sentenza chiarisce che il superamento della normale tollerabilità del rumore giustifica un risarcimento per il danno alla serenità personale, anche senza una prova diretta di un danno biologico. La Corte ha confermato il risarcimento liquidato in via equitativa, ma ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per omessa pronuncia su una distinta domanda relativa ad abusi edilizi.

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Inadempimento contratto preliminare: onere della prova

La Corte di Cassazione chiarisce l’onere della prova in caso di inadempimento contratto preliminare. La mancata consegna della documentazione che attesta la rinuncia alla prelazione da parte dei confinanti costituisce un grave inadempimento del promittente venditore, tale da giustificare il recesso del promissario acquirente. Spetta sempre al venditore dimostrare di aver adempiuto, anche se la documentazione prodotta è contestata solo in un secondo momento.

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Buoni postali fruttiferi: tassi di interesse e decreti

Un risparmiatore ha citato in giudizio l’ente emittente di buoni postali fruttiferi per ottenere il pagamento degli interessi calcolati secondo i tassi stampati sul titolo, anziché quelli inferiori stabiliti da un successivo decreto ministeriale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, stabilendo che la normativa dell’epoca (art. 173 D.P.R. 156/1973) consentiva la modifica unilaterale dei tassi di interesse. Tale norma, essendo cogente, prevale sulle condizioni contrattuali originali, integrando il contratto per legge.

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Azione revocatoria: vendita tra parenti a prezzo vile

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di una vendita immobiliare tra parenti stretti. L’atto di compravendita, avvenuto a un prezzo vile, era stato posto in essere dai fideiussori di una società poco dopo la sottoscrizione della garanzia. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che ai fini dell’azione revocatoria, il debito da fideiussione sorge al momento della firma della garanzia e non del successivo inadempimento. Inoltre, il rapporto di parentela, unito ad altre circostanze come il prezzo basso, costituisce prova sufficiente della consapevolezza del danno arrecato ai creditori (scientia damni).

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Benefici vittime mafia: estraneità è requisito chiave

La Corte di Cassazione ha stabilito che i benefici per le vittime di mafia richiedono come presupposto originario e immanente la totale estraneità del beneficiario ad ambienti delinquenziali. La sentenza chiarisce che una legge del 2016, che esplicita tale requisito, ha natura meramente interpretativa e non innovativa, potendosi quindi applicare a procedimenti non ancora definiti da un giudicato. Di conseguenza, è stata confermata la revoca di una provvisionale inizialmente concessa ai familiari di una vittima di omicidio, poiché quest’ultima non risultava estranea a contesti malavitosi.

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Qualità promesse: quando il contratto non si risolve

Un acquirente acquista una cavalla, credendo che appartenga a una specifica razza pregiata come garantito verbalmente. Nonostante la mancanza delle qualità promesse, la Cassazione nega la risoluzione del contratto. La decisione si fonda sulla mancata prova da parte dell’acquirente che quella specifica qualità fosse determinante per l’acquisto, conclusione supportata anche dal prezzo di vendita eccezionalmente basso.

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Scavo sottosuolo condominiale: quando è illegale?

La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scavo del sottosuolo condominiale da parte di un singolo proprietario per abbassare il pavimento e aumentare l’altezza dei propri locali non costituisce un semplice ‘uso più intenso’ della cosa comune, ma una vera e propria appropriazione illegittima di uno spazio comune. Tale azione, compiuta senza il consenso degli altri condomini, configura uno spoglio e altera la destinazione del bene, giustificando la richiesta di ripristino dei luoghi. La Corte ha cassato la precedente sentenza d’appello che aveva invece ritenuto l’opera legittima.

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Danno risarcibile vendita immobile: quando spetta?

Un acquirente ha citato in giudizio il venditore per ottenere un risarcimento a causa della mancanza del certificato di agibilità e di difformità strutturali. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il certificato viene ottenuto in un secondo momento e l’acquirente non fornisce prova di un danno economico concreto e specifico, non sussiste il diritto al risarcimento. La sentenza sottolinea che il danno risarcibile per la vendita di un immobile non è automatico ma deve essere rigorosamente dimostrato.

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Obblighi informativi: la Cassazione decide sui BFP

La Corte di Cassazione esamina il caso di un intermediario finanziario condannato per non aver consegnato il Foglio Informativo Analitico a dei risparmiatori, causando la prescrizione dei loro buoni postali. La Corte, riconoscendo l’importanza della questione sugli obblighi informativi, ha rinviato la decisione finale in attesa di un’altra pronuncia su un caso analogo, sottolineando il rilevante valore nomofilattico della questione.

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Condizione sospensiva: quando il contratto è inefficace

La Corte di Cassazione conferma l’inefficacia di un contratto preliminare di compravendita immobiliare a causa del mancato avveramento di una condizione sospensiva. Il contratto era subordinato all’acquisizione, da parte del venditore, di alcuni terreni di proprietà comunale. Poiché tale evento non si è verificato entro un lasso di tempo ritenuto congruo dai giudici, il contratto non ha mai prodotto i suoi effetti, legittimando la richiesta di restituzione della caparra da parte del promissario acquirente.

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Adeguamento canone: il Comune può richiederlo?

Un conduttore ha contestato la richiesta di adeguamento canone da parte di un Comune per un terreno che, nel tempo, aveva perso la sua destinazione agricola. Il conduttore sosteneva che il Comune non fosse il legittimo proprietario a causa del mancato adempimento di un onere testamentario. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il conduttore non può contestare il titolo di proprietà del locatore per sottrarsi al pagamento e che la modifica della natura del terreno giustifica la richiesta di adeguamento del canone.

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