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Diritto Civile

Arricchimento senza causa: i limiti dei doveri coniugali

Un ex marito ha agito per arricchimento senza causa dopo aver contribuito all’acquisto di un immobile intestato esclusivamente all’ex moglie e concesso in uso ai genitori di lei. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda, considerandola un dovere coniugale. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che le esigenze abitative dei suoceri non rientrano nei ‘bisogni della famiglia’, configurando quindi un arricchimento senza causa per la moglie. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Improcedibilità ricorso: onere della prova notifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da due coniugi avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un vizio procedurale insuperabile: i ricorrenti, pur affermando che la sentenza impugnata fosse stata loro notificata, non hanno depositato la relativa relata di notifica entro il termine perentorio previsto dalla legge. La Suprema Corte ha ribadito che tale adempimento è essenziale per consentire la verifica d’ufficio della tempestività dell’impugnazione e che la sua omissione determina l’improcedibilità del ricorso, senza possibilità di sanatoria, neanche in caso di non contestazione da parte della controparte.

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Ammortamento alla Francese: No Anatocismo per Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21817/2025, ha respinto il ricorso di un mutuatario contro un istituto di credito. La Corte ha stabilito che il metodo di ammortamento alla francese non costituisce anatocismo, in quanto gli interessi vengono calcolati unicamente sul capitale residuo. Ha inoltre ribadito il principio secondo cui, ai fini della verifica dell’usura, gli interessi corrispettivi e quelli di mora non devono essere sommati. Infine, ha ritenuto infondata la doglianza sull’indeterminatezza del tasso di interesse, poiché il contratto specificava adeguatamente le modalità di variazione della rata.

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Contratto preliminare: la consegna non fa possesso

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto preliminare di vendita immobiliare. I promissari acquirenti, dopo aver ricevuto l’immobile in anticipo, hanno sostenuto di averne acquisito la proprietà per usucapione. La Corte ha respinto questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: la consegna anticipata del bene in un contratto preliminare configura una mera detenzione e non un possesso utile ai fini dell’usucapione, poiché l’acquirente è consapevole che la proprietà non è ancora stata trasferita. Allo stesso tempo, la Corte ha respinto la domanda di risoluzione del contratto del venditore a causa di un vizio formale nella diffida ad adempiere.

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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni medici che chiedevano una remunerazione per la specializzazione frequentata tra il 1984 e il 1991. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dei ricorrenti, dell’equipollenza dei loro corsi di specializzazione con quelli previsti dalle direttive europee all’epoca vigenti. La Corte ha ribadito che l’onere di dimostrare tale equivalenza grava interamente sui medici e che la successiva inclusione di tali specializzazioni in elenchi ministeriali non ha valore retroattivo ai fini risarcitori.

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Azione revocatoria e vendita di cosa altrui: la Cassazione

Una creditrice agisce con un’azione revocatoria per rendere inefficace la vendita di un immobile effettuata dal suo debitore a una società. Il debitore si difende sostenendo che la vendita, derivante da un preliminare di vendita di cosa altrui, non ha depauperato il suo patrimonio. La Corte di Cassazione, tuttavia, dichiara il ricorso inammissibile per vizi procedurali, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano accolto l’azione revocatoria.

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Onere della prova pagamento: chi deve dimostrarlo?

Un’impresa edile ha citato in giudizio una società committente per il mancato pagamento di fatture risalenti a oltre dieci anni prima. La società si è difesa sostenendo di aver saldato ogni debito, producendo documentazione contabile e bancaria. Il Tribunale e la Corte d’Appello hanno respinto la domanda dell’impresa, basandosi anche su una consulenza tecnica che confermava l’avvenuto pagamento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo un principio fondamentale sull’onere della prova pagamento: una volta che il debitore dimostra di aver versato somme sufficienti, spetta al creditore provare che tali pagamenti erano destinati a saldare altri debiti. In assenza di tale prova, il debito si considera estinto.

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Onorari avvocato PA: la Cassazione decide sul rito

Un avvocato ha citato in giudizio un Comune per ottenere il pagamento dei suoi onorari professionali relativi a un’attività difensiva svolta in un giudizio amministrativo. Le sue richieste sono state respinte sia in primo grado che in appello. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del legale, stabilendo principi importanti in materia di onorari avvocato PA. La Corte ha chiarito che il rito speciale per la liquidazione delle parcelle si applica solo ai giudizi civili e non a quelli amministrativi. Inoltre, ha ribadito la necessità di un disconoscimento specifico, e non generico, delle copie fotostatiche prodotte in giudizio e ha confermato la validità del contratto di patrocinio con l’ente pubblico.

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Compenso custode giudiziario: la Cassazione decide

Una società di custodia giudiziaria ha contestato l’importo del compenso per la conservazione di beni contraffatti. In assenza di tariffe specifiche o usi locali, il tribunale ha calcolato il compenso per analogia, equiparando lo spazio occupato dai beni a quello di un grosso scooter. La Corte di Cassazione ha confermato questa metodologia, stabilendo che il criterio analogico basato sull’ingombro fisico è un metodo valido e oggettivo per la liquidazione del compenso custode giudiziario.

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Termine impugnazione espulsione: quando decorre?

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione anni dopo la sua notifica, sostenendo di non averlo compreso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il termine impugnazione espulsione decorre dal momento in cui si ha effettiva conoscenza dell’atto, anche se tramite il proprio avvocato, e non solo dalla notifica iniziale. Il ricorso, presentato oltre 30 giorni da tale conoscenza, è stato ritenuto tardivo.

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Termine lungo impugnazione: la data di deposito decide

Un professionista ha presentato ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che respingeva la sua richiesta di compenso. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, chiarendo che il termine lungo impugnazione di sei mesi decorre dalla data di deposito del provvedimento in cancelleria e non dalla successiva data di iscrizione a repertorio. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso dei termini processuali.

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Responsabilità patronato: risarcimento anche con colpa

Una lavoratrice perde l’indennità NASPI per una domanda errata presentata da un patronato. Il Tribunale di Venezia riconosce la responsabilità professionale del patronato, ma la riduce del 50% per il concorso di colpa della lavoratrice, che aveva omesso di dichiarare un secondo rapporto di lavoro. La sentenza stabilisce un risarcimento basato sul danno effettivo, ripartendo la colpa tra le parti.

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Preliminare di vendita: prova del pagamento e cambiali

Un promissario acquirente ha richiesto il trasferimento di un immobile in base a un contratto preliminare di vendita, sostenendo di aver pagato parte del prezzo con cambiali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice emissione di cambiali non prova l’avvenuto pagamento. In un preliminare di vendita, l’onere di dimostrare l’effettivo incasso dei titoli spetta all’acquirente. Senza tale prova, o un’offerta formale di pagamento del saldo, la domanda di esecuzione specifica del contratto non può essere accolta.

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Liquidazione gratuito patrocinio: non c'è decadenza

Un avvocato si vede rigettare l’istanza di liquidazione del compenso per il gratuito patrocinio perché presentata dopo la conclusione del giudizio. La Corte di Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che la norma non prevede alcuna decadenza per il deposito tardivo dell’istanza. Presentare la richiesta dopo la fine della causa non equivale a una rinuncia al compenso.

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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per responsabilità professionale avvocato. Il caso verteva su un presunto errore del legale in un procedimento di pignoramento. La Corte ha stabilito che il ricorso era una richiesta di riesame dei fatti, non una censura per violazione di legge, ribadendo che la valutazione del nesso causale e delle prove spetta ai giudici di merito.

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Canone enfiteutico: estinzione e frazionamento

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di estinzione del canone enfiteutico. In un caso riguardante un vasto terreno concesso in enfiteusi nel 1928 con un canone unico e successivamente frazionato in lotti, la Corte ha chiarito che, ai fini dell’estinzione prevista dalla Legge n. 16/1974, non si deve considerare il canone originario dell’intero fondo, ma il valore del canone riferibile a ogni singolo lotto al momento dell’entrata in vigore della legge. Se tale valore è inferiore a 1.000 lire annue, il rapporto si estingue. La sentenza sottolinea che il frazionamento del terreno comporta una divisione proporzionale del canone, indipendentemente da un formale assenso per ogni singola divisione, basandosi sullo stato di fatto e di diritto esistente.

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Danno da vacanza rovinata: Cassazione sulla crociera

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di due turisti per danno da vacanza rovinata, a seguito di una crociera il cui itinerario era stato drasticamente modificato. La Corte ha stabilito che la semplice invocazione della forza maggiore da parte del tour operator non è sufficiente a escluderne la responsabilità. È necessario valutare la diligenza, la correttezza e il rispetto degli obblighi informativi verso i clienti, soprattutto quando i rischi erano noti in anticipo. La sentenza d’appello, che aveva dato ragione all’operatore, è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Onere della prova e risarcimento: la Cassazione decide

Un professionista ha citato in giudizio una società per inadempimento di un contratto di esclusiva. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la violazione, ha negato il risarcimento per mancanza di prove sul quantum. La Cassazione ha annullato la decisione, affermando che il giudice di merito ha errato nel non motivare il rigetto della richiesta di esibizione dei documenti contabili della società, strumento fondamentale per determinare l’ammontare del danno. La sentenza ribadisce i principi sull’onere della prova e sui poteri istruttori del giudice.

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Responsabilità del committente: custodia e opere

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità del committente per danni causati da opere appaltate. Il caso riguarda un Comune condannato per frane e dissesti idrogeologici che hanno danneggiato vigneti privati, a seguito di lavori di messa in sicurezza. La Corte ha confermato la responsabilità dell’ente ex art. 2051 c.c., specificando che l’affidamento dei lavori a un’impresa non esonera il committente dal suo dovere di custodia sull’area. Viene inoltre rigettata la tesi della duplicazione del risarcimento, distinguendo tra il ristoro dei danni già subiti e l’obbligo di eseguire opere di prevenzione future.

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Titolarità passiva del rapporto: a chi chiedere i fondi?

Una società di trasporti ha citato in giudizio una Regione per ottenere contributi economici. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la titolarità passiva del rapporto spetta al Comune concedente il servizio, non alla Regione. Quest’ultima ha solo il compito di trasferire i fondi agli enti locali, che sono i veri responsabili dei pagamenti verso le aziende fornitrici.

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