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Diritto Civile

Onere della prova: indennizzo per detenzione inumana

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ex detenuto che chiedeva un indennizzo per condizioni di detenzione inumane. La decisione sottolinea che l’onere della prova grava interamente sul ricorrente, il quale deve fornire prove concrete delle condizioni lamentate prima di avviare il giudizio. L’inerzia dell’amministrazione penitenziaria, che non ha ottemperato a un ordine di esibizione, non è sufficiente a sopperire alla mancanza di prove da parte del richiedente.

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Impugnazione delibera condominiale: termini e motivi

Una condomina impugna la delibera di approvazione del rendiconto per una spesa a suo carico, decisa anni prima. La Cassazione respinge il ricorso, chiarendo che l’impugnazione della delibera condominiale andava fatta contro il provvedimento originario entro 30 giorni, trattandosi di delibera annullabile e non nulla. Si ribadisce la differenza tra nullità e annullabilità e i limiti del diritto di accesso ai documenti.

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Responsabilità direttore lavori: i doveri di vigilanza

Un architetto è ritenuto responsabile per i difetti in un’opera di manutenzione condominiale a causa della sua omessa vigilanza. La sua polizza assicurativa viene invalidata poiché, al momento della stipula, aveva nascosto l’esistenza di un contenzioso già noto con il committente. La Corte di Cassazione conferma la piena responsabilità direttore lavori, negando la copertura assicurativa per reticenza.

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Contratto scritto PA: nullo l'accordo verbale

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda non ha diritto al pagamento per prestazioni sanitarie fornite a un’Azienda Sanitaria Locale se manca un contratto scritto, richiesto per la validità dell’accordo. Anche se i servizi sono stati resi e parzialmente pagati, l’assenza del contratto scritto con la Pubblica Amministrazione rende nulla l’obbligazione di pagamento. La Corte ha rigettato il ricorso del centro, confermando che la forma scritta è un requisito imprescindibile per la nascita del vincolo contrattuale.

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Spese legali stragiudiziali: no al rimborso se superflue

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare il risarcimento delle spese legali stragiudiziali a un cittadino. La richiesta era relativa ai costi sostenuti per l’intervento di un avvocato volto a sollecitare il pagamento di una prestazione da parte di un ente previdenziale. Il rimborso è stato negato perché l’azione legale è stata ritenuta superflua, in quanto l’ente aveva già deliberato il pagamento il giorno successivo alla diffida, dimostrando che l’iter era già in fase conclusiva e non è stato influenzato dall’intervento del legale.

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Rimborso costi personale: i limiti del contratto

Una cooperativa sanitaria ha richiesto il rimborso integrale dei costi del personale per un servizio 118, sostenendo di aver impiegato più dipendenti del limite previsto. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il rimborso costi personale è vincolato ai limiti massimi fissati dalla delibera regionale e dai contratti stipulati con l’azienda sanitaria, in un’ottica di contenimento della spesa pubblica. Costi extra non sono rimborsabili.

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Fine di lucro e diritto d'autore: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda di moda sanzionata per aver diffuso musica nei propri negozi senza aver pagato i diritti ai produttori discografici. La Corte ha stabilito che il fine di lucro non richiede un guadagno diretto, ma sussiste anche quando la musica è usata per ottimizzare i profitti, creando un ambiente più piacevole per i clienti. È stata inoltre respinta la tesi della buona fede, poiché l’imprenditore ha l’obbligo di informarsi su tutte le normative vigenti.

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Polizze unit linked: la qualificazione del contratto

La Corte di Cassazione ha stabilito che per le polizze unit linked non è sufficiente la qualificazione formale data dalle parti per determinarne la natura giuridica. Un giudice deve analizzare in modo approfondito il contratto per stabilire se si tratti di un prodotto assicurativo o di un investimento finanziario. Questa distinzione è fondamentale per individuare il corretto termine di prescrizione. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva erroneamente applicato la prescrizione breve basandosi su una qualificazione sommaria, e la sua decisione è stata annullata con rinvio per una nuova e più accurata valutazione.

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Ricorso per cassazione improcedibile: il caso

Un cittadino chiedeva un risarcimento danni a un ente regionale dopo l’annullamento della sua nomina a un’alta carica pubblica. Dopo una sentenza d’appello sfavorevole, il suo ricorso è stato giudicato come ricorso per cassazione improcedibile dalla Suprema Corte. La decisione si fonda su un vizio puramente formale: il mancato deposito della prova di notifica della sentenza impugnata, atto indispensabile per verificare la tempestività del ricorso. Di conseguenza, la Corte non ha esaminato il merito della richiesta di risarcimento.

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Vizi immobile: quando l'acquirente non ha diritto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18499/2025, ha rigettato il ricorso di alcuni acquirenti che chiedevano un risarcimento per vizi immobile. La Corte ha stabilito che la garanzia del venditore è esclusa quando i difetti, come crepe e fessure, sono facilmente riconoscibili dall’acquirente con una normale diligenza prima dell’acquisto. In questo caso, la consapevolezza dei problemi, unita a una significativa riduzione del prezzo di vendita, è stata considerata prova della riconoscibilità dei vizi, escludendo il diritto al risarcimento.

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Azione revocatoria: credito litigioso è sufficiente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro una sentenza che aveva dichiarato l’inefficacia di un atto di disposizione patrimoniale tramite azione revocatoria. Il caso verteva su un trasferimento di quote societarie da un padre a una figlia. I ricorrenti sostenevano la mancanza di un credito certo a fondamento dell’azione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per l’azione revocatoria è sufficiente un credito anche solo potenziale o litigioso, purché non palesemente pretestuoso. La decisione sottolinea che l’incertezza del credito non osta alla tutela del creditore.

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Onere della prova consumi: chi deve dimostrare?

Una società ha contestato l’importo di alcune fatture per la fornitura di energia elettrica, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. L’ordinanza ribadisce un principio cruciale sull’onere della prova consumi energetici: spetta al fornitore dimostrare il corretto funzionamento del contatore, ma è poi il cliente a dover provare che i consumi anomali derivano da fattori esterni e non controllabili. In questo caso, il cliente non ha fornito prove adeguate a sostegno delle sue contestazioni.

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Danni da cani randagi: la prova del danno non basta

Una cittadina, aggredita da un branco di cani randagi, ha visto respinta la sua richiesta di risarcimento. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di danni da cani randagi, non è sufficiente dimostrare l’aggressione, ma è necessario provare una specifica colpa dell’amministrazione pubblica (come l’ASL) nella gestione del servizio di prevenzione del randagismo. La responsabilità, infatti, si fonda sull’art. 2043 c.c. e l’onere della prova grava interamente sul danneggiato.

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Risarcimento in forma specifica: quando include i danni

La Corte di Cassazione stabilisce che la domanda di risarcimento in forma specifica include implicitamente quella di risarcimento per equivalente (monetario). Anche se una parte chiede solo il ripristino della situazione pre-danno, il giudice può concedere un indennizzo economico, considerandolo un ‘minus’ rispetto alla richiesta principale, senza violare il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.

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Onere della prova pagamento: la Cassazione chiarisce

Una società subappaltatrice cita in giudizio la committente per il mancato pagamento di fatture. La committente si difende sostenendo di aver già pagato, senza però fornire alcuna prova. I giudici di primo e secondo grado danno torto alla creditrice, applicando erroneamente il principio di non contestazione. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, cassa la sentenza, ribadendo un principio fondamentale: l’onere della prova del pagamento spetta sempre al debitore. Il creditore deve solo allegare l’inadempimento, non provare di non aver ricevuto il pagamento.

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Contratti retroattivi con la PA: via libera Cassazione

Una struttura sanitaria privata ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per il mancato pagamento di prestazioni erogate tra il 2010 e il 2012. La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta, ritenendo invalido il rapporto in assenza di un contratto scritto preventivo. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo che i contratti retroattivi con la Pubblica Amministrazione sono ammissibili, soprattutto nel settore sanitario dove la definizione della spesa avviene spesso a consuntivo. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Interpretazione contratto: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro la condanna al risarcimento per recesso anticipato da un contratto di consulenza a tempo determinato. La sentenza ribadisce che, in tema di interpretazione contratto, non è sufficiente proporre in Cassazione una lettura alternativa a quella del giudice di merito. È necessario dimostrare una specifica violazione delle norme di ermeneutica contrattuale, cosa che nel caso di specie non è avvenuta, confermando così la decisione della Corte d’Appello.

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Devoluzione eredità allo Stato: quando è possibile?

Una società creditrice chiedeva la devoluzione eredità allo Stato dei beni di una sua debitrice defunta, sostenendo che fossero trascorsi dieci anni senza accettazione da parte degli eredi. Il Tribunale di Venezia ha respinto la domanda, chiarendo che il semplice decorso del tempo non è sufficiente. La ricorrente non ha fornito la prova rigorosa dello stato di vacanza dell’eredità, ovvero l’assenza di eredi (nella fattispecie, i figli della defunta) che avessero accettato, anche tacitamente, l’eredità entro il decennio.

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Conflitto di interessi: quando annullare un contratto

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha negato l’annullamento di un contratto di vendita immobiliare per conflitto di interessi. Secondo la Corte, per annullare l’atto non è sufficiente dimostrare comportamenti scorretti del rappresentante successivi alla stipula, ma è necessario provare che l’interesse del venditore sia stato sacrificato al momento della conclusione del contratto e che l’acquirente ne fosse a conoscenza. La semplice allegazione di un prezzo inferiore al valore di mercato, non supportata da prove specifiche, non è stata ritenuta sufficiente.

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Contraddittorietà motivazione: Cassazione annulla

In un caso di azione revocatoria, la Cassazione ha annullato una sentenza d’appello per contraddittorietà motivazione. Il giudice di secondo grado aveva erroneamente gravato una parte dell’onere di provare la ragione della coesistenza di due contratti di appalto dal contenuto diverso, anziché valutare quale dei due fosse l’unico accordo valido. La Corte ha riscontrato un’illogicità manifesta nella decisione, rinviando il caso per un nuovo esame.

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