La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7201/2025, ha chiarito i presupposti per la remissione del debito. Nel caso esaminato, una società di gestione di un fondo di investimento sosteneva che un’impresa appaltatrice avesse rinunciato tacitamente a un credito per servizi di custodia. La Suprema Corte ha confermato la decisione d’appello, stabilendo che la remissione del debito tacita richiede una volontà inequivocabile del creditore, incompatibile con il mantenimento del diritto. La semplice inerzia o la mancata fatturazione per un periodo, giustificate da strategie commerciali, non sono sufficienti. Inoltre, è stato ribadito che i fondi di investimento sono patrimoni separati ma privi di soggettività giuridica, pertanto le obbligazioni sono imputabili alla società di gestione che li amministra.
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