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Diritto Civile

Compenso custode giudiziario: la Cassazione decide

Una società di custodia giudiziaria ha contestato l’importo del compenso per la conservazione di beni contraffatti. In assenza di tariffe specifiche o usi locali, il tribunale ha calcolato il compenso per analogia, equiparando lo spazio occupato dai beni a quello di un grosso scooter. La Corte di Cassazione ha confermato questa metodologia, stabilendo che il criterio analogico basato sull’ingombro fisico è un metodo valido e oggettivo per la liquidazione del compenso custode giudiziario.

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Termine impugnazione espulsione: quando decorre?

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione anni dopo la sua notifica, sostenendo di non averlo compreso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il termine impugnazione espulsione decorre dal momento in cui si ha effettiva conoscenza dell’atto, anche se tramite il proprio avvocato, e non solo dalla notifica iniziale. Il ricorso, presentato oltre 30 giorni da tale conoscenza, è stato ritenuto tardivo.

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Termine lungo impugnazione: la data di deposito decide

Un professionista ha presentato ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che respingeva la sua richiesta di compenso. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, chiarendo che il termine lungo impugnazione di sei mesi decorre dalla data di deposito del provvedimento in cancelleria e non dalla successiva data di iscrizione a repertorio. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso dei termini processuali.

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Responsabilità patronato: risarcimento anche con colpa

Una lavoratrice perde l’indennità NASPI per una domanda errata presentata da un patronato. Il Tribunale di Venezia riconosce la responsabilità professionale del patronato, ma la riduce del 50% per il concorso di colpa della lavoratrice, che aveva omesso di dichiarare un secondo rapporto di lavoro. La sentenza stabilisce un risarcimento basato sul danno effettivo, ripartendo la colpa tra le parti.

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Preliminare di vendita: prova del pagamento e cambiali

Un promissario acquirente ha richiesto il trasferimento di un immobile in base a un contratto preliminare di vendita, sostenendo di aver pagato parte del prezzo con cambiali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice emissione di cambiali non prova l’avvenuto pagamento. In un preliminare di vendita, l’onere di dimostrare l’effettivo incasso dei titoli spetta all’acquirente. Senza tale prova, o un’offerta formale di pagamento del saldo, la domanda di esecuzione specifica del contratto non può essere accolta.

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Liquidazione gratuito patrocinio: non c'è decadenza

Un avvocato si vede rigettare l’istanza di liquidazione del compenso per il gratuito patrocinio perché presentata dopo la conclusione del giudizio. La Corte di Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che la norma non prevede alcuna decadenza per il deposito tardivo dell’istanza. Presentare la richiesta dopo la fine della causa non equivale a una rinuncia al compenso.

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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per responsabilità professionale avvocato. Il caso verteva su un presunto errore del legale in un procedimento di pignoramento. La Corte ha stabilito che il ricorso era una richiesta di riesame dei fatti, non una censura per violazione di legge, ribadendo che la valutazione del nesso causale e delle prove spetta ai giudici di merito.

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Canone enfiteutico: estinzione e frazionamento

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di estinzione del canone enfiteutico. In un caso riguardante un vasto terreno concesso in enfiteusi nel 1928 con un canone unico e successivamente frazionato in lotti, la Corte ha chiarito che, ai fini dell’estinzione prevista dalla Legge n. 16/1974, non si deve considerare il canone originario dell’intero fondo, ma il valore del canone riferibile a ogni singolo lotto al momento dell’entrata in vigore della legge. Se tale valore è inferiore a 1.000 lire annue, il rapporto si estingue. La sentenza sottolinea che il frazionamento del terreno comporta una divisione proporzionale del canone, indipendentemente da un formale assenso per ogni singola divisione, basandosi sullo stato di fatto e di diritto esistente.

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Danno da vacanza rovinata: Cassazione sulla crociera

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di due turisti per danno da vacanza rovinata, a seguito di una crociera il cui itinerario era stato drasticamente modificato. La Corte ha stabilito che la semplice invocazione della forza maggiore da parte del tour operator non è sufficiente a escluderne la responsabilità. È necessario valutare la diligenza, la correttezza e il rispetto degli obblighi informativi verso i clienti, soprattutto quando i rischi erano noti in anticipo. La sentenza d’appello, che aveva dato ragione all’operatore, è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Onere della prova e risarcimento: la Cassazione decide

Un professionista ha citato in giudizio una società per inadempimento di un contratto di esclusiva. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la violazione, ha negato il risarcimento per mancanza di prove sul quantum. La Cassazione ha annullato la decisione, affermando che il giudice di merito ha errato nel non motivare il rigetto della richiesta di esibizione dei documenti contabili della società, strumento fondamentale per determinare l’ammontare del danno. La sentenza ribadisce i principi sull’onere della prova e sui poteri istruttori del giudice.

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Responsabilità del committente: custodia e opere

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità del committente per danni causati da opere appaltate. Il caso riguarda un Comune condannato per frane e dissesti idrogeologici che hanno danneggiato vigneti privati, a seguito di lavori di messa in sicurezza. La Corte ha confermato la responsabilità dell’ente ex art. 2051 c.c., specificando che l’affidamento dei lavori a un’impresa non esonera il committente dal suo dovere di custodia sull’area. Viene inoltre rigettata la tesi della duplicazione del risarcimento, distinguendo tra il ristoro dei danni già subiti e l’obbligo di eseguire opere di prevenzione future.

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Titolarità passiva del rapporto: a chi chiedere i fondi?

Una società di trasporti ha citato in giudizio una Regione per ottenere contributi economici. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la titolarità passiva del rapporto spetta al Comune concedente il servizio, non alla Regione. Quest’ultima ha solo il compito di trasferire i fondi agli enti locali, che sono i veri responsabili dei pagamenti verso le aziende fornitrici.

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Compensatio lucri cum damno: limiti alla prova

La Corte di Cassazione si pronuncia sul principio di compensatio lucri cum damno, rigettando il ricorso di un’Amministrazione. La Corte chiarisce che, sebbene l’eccezione sia rilevabile d’ufficio, i fatti a suo fondamento devono emergere dagli atti del giudizio di primo grado. È inammissibile la produzione di nuova documentazione in appello per provare i benefici percepiti dal danneggiato, se tale prova poteva essere fornita nei termini di primo grado.

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Usucapione terreno agricolo: coltivare non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 19493/2025, chiarisce i requisiti per l’usucapione di un terreno agricolo. Un coltivatore aveva richiesto la proprietà di due lotti dopo averli lavorati per oltre vent’anni. La sua domanda è stata respinta perché la semplice coltivazione non basta. Per l’usucapione terreno agricolo è necessario dimostrare un possesso pieno ed esclusivo, manifestando l’intenzione di escludere il legittimo proprietario, ad esempio recintando il fondo. La Corte ha ritenuto che il coltivatore non avesse fornito tale prova.

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Vendita aliud pro alio: onere della prova e risoluzione

Un acquirente compra un’auto usata che si rivela impossibile da immatricolare per gravi difformità (motore e telaio non originali). La Cassazione conferma la risoluzione del contratto per vendita aliud pro alio, stabilendo che il veicolo era totalmente inidoneo all’uso. In questi casi, spetta al venditore, e non all’acquirente, l’onere di provare di aver consegnato un bene conforme. La richiesta di manleva del venditore verso un intermediario è stata respinta.

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Presunzione condominialità: no a prova catastale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20167/2025, ha stabilito che per dimostrare la natura condominiale di un bene è sufficiente provarne l’attitudine all’uso comune, invertendo l’onere della prova. Chi ne rivendica la proprietà esclusiva non può basarsi solo sui dati catastali, che hanno valore meramente indiziario. Il caso riguardava una striscia di cortile inglobata da un condomino. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente qualificato l’azione come una rivendica ordinaria, richiedendo una prova rigorosa al condomino che agiva per la tutela del bene comune, e ha chiarito la corretta applicazione della presunzione di condominialità.

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Interessi moratori professionisti: sì da privati

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a una società privata, con l’aggiunta degli interessi maggiorati previsti dal D.Lgs. 231/2002. La Corte d’Appello aveva negato tali interessi, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. La sentenza stabilisce che le norme sugli interessi moratori professionisti si applicano a tutte le transazioni commerciali, anche quelle tra professionisti e imprese private, e non solo con enti pubblici. Inoltre, ha chiarito che il calcolo degli interessi parte dalla data della richiesta formale di pagamento, anche se antecedente all’azione legale.

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Liquidazione equitativa danno: onere della prova

Due società immobiliari subiscono l’occupazione abusiva dei loro appartamenti. A causa dell’inerzia dello Stato nell’eseguire lo sgombero, chiedono il risarcimento. La Cassazione chiarisce i limiti della liquidazione equitativa del danno, affermando che non può essere usata per sopperire alla mancata prova dell’esistenza stessa del danno da parte del danneggiato.

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Benefici vittime mafia: contano i legami familiari?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare i benefici previsti per le vittime di mafia ai familiari di una persona uccisa per errore dalla criminalità organizzata. La motivazione si fonda sui legami di parentela dei richiedenti con soggetti gravati da precedenti penali, ritenuti sufficienti a far dubitare della loro totale estraneità ad ambienti delinquenziali, come richiesto dalla legge per l’erogazione dei benefici vittime mafia.

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Azione Pauliana: litisconsorte necessario non citato

Una società ricorre in Cassazione contro una sentenza di accoglimento di un’azione pauliana. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, non decide il merito ma rileva un vizio di procedura: la mancata notifica del ricorso a una delle parti originarie del contratto contestato, identificata come litisconsorte necessario. Di conseguenza, viene ordinata l’integrazione del contraddittorio, sospendendo il giudizio e rinviandolo a nuovo ruolo per garantire la corretta partecipazione di tutti i soggetti coinvolti.

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