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Diritto Civile

Azione diretta sanità: inammissibile se pre-decreto

Una recente sentenza del Tribunale di Roma dichiara inammissibile l’azione diretta sanità promossa da un paziente contro l’assicurazione di una struttura sanitaria. La causa, intentata prima dell’entrata in vigore del decreto attuativo della Legge Gelli-Bianco (16 marzo 2024), è stata respinta poiché il diritto stesso non era ancora sorto al momento della notifica dell’atto di citazione, senza possibilità di sanatoria retroattiva.

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Immissioni acustiche: chi paga per il rumore del bar?

A seguito della denuncia di alcuni residenti per le eccessive immissioni acustiche provenienti da un cocktail bar, il Tribunale di Roma ha analizzato il caso. Basandosi su una perizia tecnica (CTU), ha accertato il superamento dei limiti di tollerabilità solo in uno degli appartamenti. Di conseguenza, ha condannato il gestore del locale a eseguire opere di insonorizzazione, ma ha rigettato le richieste di risarcimento danni per mancanza di prove. Il proprietario dell’immobile è stato esonerato da ogni responsabilità.

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Onere della prova incarico: chi lo deve dimostrare?

Una sentenza del Tribunale di Roma chiarisce che in un incarico professionale, l’onere della prova dell’adempimento spetta al professionista che richiede il compenso. Nel caso esaminato, un consulente ha perso la causa perché non è riuscito a dimostrare di aver svolto alcuna attività in un mandato congiunto con un avvocato, il quale aveva gestito l’intera pratica. Il Tribunale ha riformato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta di pagamento del consulente.

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Onere della prova: chi deve dimostrare il credito?

Una società cessionaria di crediti ha citato in giudizio un ente pubblico per il pagamento di fatture insolute. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando il principio dell’onere della prova. L’ente convenuto ha dimostrato di aver pagato o estinto la maggior parte dei debiti. Per la restante parte, la società attrice non ha fornito prove sufficienti a dimostrare né l’esistenza del credito né la colpa dell’ente nel ritardo dei pagamenti, vedendosi così rigettare anche le richieste per interessi.

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Contratto preliminare: valido senza agibilità?

Una parte acquirente ha citato in giudizio la venditrice per ottenere la nullità o la risoluzione di un contratto preliminare, lamentando difformità urbanistiche e la mancata consegna del certificato di agibilità al momento della firma. Il Tribunale di Roma ha respinto le domande, stabilendo che la sanzione della nullità non si applica ai contratti preliminari, ma solo a quelli definitivi. Inoltre, ha escluso un grave inadempimento, poiché il termine per il rogito non era essenziale e le irregolarità sono state sanate successivamente con l’ottenimento dell’agibilità, confermando la validità del contratto.

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Preavviso di iscrizione ipotecaria: termini opposizione

Una società si opponeva a un preavviso di iscrizione ipotecaria, lamentando la mancata notifica delle cartelle di pagamento sottostanti e l’intervenuta prescrizione del credito. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, dichiarandola inammissibile. Secondo i giudici, i vizi di notifica delle cartelle andavano contestati con un’opposizione agli atti esecutivi entro il termine perentorio di 20 giorni dalla ricezione del preavviso, che costituisce l’atto con cui il debitore ne è venuto a conoscenza. La sentenza ha inoltre confermato che per il canone COSAP si applica la prescrizione ordinaria decennale.

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Prestito tra coniugi: i messaggi WhatsApp valgono?

Un marito si opponeva a un decreto ingiuntivo per la restituzione di 20.000 euro alla moglie, sostenendo che si trattasse di un contributo per i bisogni familiari. Il Tribunale di Roma ha respinto l’opposizione, confermando che si trattava di un prestito tra coniugi. La decisione si è basata principalmente su messaggi WhatsApp in cui l’uomo ammetteva la natura del prestito e prometteva la restituzione, dimostrando il valore probatorio delle comunicazioni digitali.

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Franchising non esclusivo e obblighi del franchisor

Un affiliato (franchisee) ha contestato un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, accusando il franchisor di non essere intervenuto contro la concorrenza sleale di un altro affiliato. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, stabilendo che in un contratto di franchising non esclusivo, il franchisor non ha alcun obbligo contrattuale di proteggere un affiliato dalla concorrenza degli altri, a meno che non sia esplicitamente previsto. La clausola di buona fede non può creare obblighi non pattuiti.

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Risoluzione contratto locazione per inadempimento

Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di risoluzione del contratto di locazione avanzata da un locatore per il mancato pagamento di un canone e di una fideiussione decennale. La decisione si fonda sulla valutazione della ‘scarsa importanza’ dell’inadempimento del conduttore, il quale aveva agito nella convinzione di poter compensare un credito derivante da un distinto preliminare di vendita. Anche la domanda riconvenzionale del conduttore di sospendere i pagamenti è stata respinta, poiché aveva già agito giudizialmente per recuperare lo stesso credito.

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Responsabilità vettore intermedio: la sentenza chiarisce

Una società di telecomunicazioni ha citato in giudizio un’altra per il mancato pagamento di servizi di trasferimento voce VoIP. La convenuta si difendeva sostenendo che le chiamate non erano giunte al destinatario finale. Il Tribunale ha accolto la domanda dell’attrice, stabilendo che la responsabilità del vettore intermedio si esaurisce con il corretto trasferimento del traffico dati all’operatore successivo nella catena, in assenza di una specifica obbligazione contrattuale di garanzia sul risultato finale. Di conseguenza, il vettore intermedio ha diritto al pagamento per il servizio prestato.

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Decadenza compenso CTU: la guida completa

Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha confermato la decadenza compenso CTU in caso di richiesta presentata oltre il termine di 100 giorni. Il caso riguardava l’opposizione di un ente pubblico al decreto di liquidazione emesso in favore di un consulente tecnico che aveva depositato l’istanza di pagamento ben oltre il termine perentorio previsto dall’art. 71 del D.P.R. 115/2002. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, revocando il decreto e chiarendo che l’ignoranza della legge non costituisce errore scusabile, ribadendo la perentorietà del termine.

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Accesso Dati GDPR: quando un ritardo è violazione minore

Un cittadino ha impugnato una decisione del Garante Privacy, ritenendo troppo blanda la sanzione (un ammonimento) inflitta a un istituto sanitario per un ritardo nella fornitura dei suoi dati. Il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso, confermando che il ritardo, pur essendo una violazione, può essere classificato come ‘minore’ quando si tratta di un caso isolato, non vengono lamentati danni specifici e il titolare del trattamento coopera. La sentenza chiarisce l’importanza del principio di proporzionalità nell’applicazione delle sanzioni GDPR e la distinzione tra diritto di accesso dati GDPR e accesso ai documenti amministrativi.

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Estinzione anticipata finanziamento: rimborso costi

Un consumatore ha richiesto il rimborso parziale dei costi di un finanziamento dopo averlo estinto in anticipo. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, condannando l’istituto finanziario a restituire una quota di tutti i costi sostenuti, inclusi quelli iniziali e non ricorrenti. La decisione si fonda sul principio europeo, recepito dalla Cassazione, secondo cui l’estinzione anticipata finanziamento dà diritto a una riduzione del ‘costo totale del credito’, senza esclusioni.

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Simulazione vendita immobiliare: nullità e donazione

Due sorelle hanno impugnato con successo una vendita immobiliare conclusa decenni prima dal loro padre a favore del cognato. Il Tribunale di Roma ha accertato la simulazione vendita immobiliare, dichiarando nullo sia l’atto di compravendita sia la donazione dissimulata per vizio di forma. Di conseguenza, l’immobile è stato considerato come mai uscito dal patrimonio del defunto, rientrando nell’asse ereditario. La sproporzione del prezzo e le dichiarazioni nel testamento del padre sono state prove decisive.

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Interessi moratori appalti: la data del contratto è clou

Una società appaltatrice ha richiesto il pagamento di interessi moratori a una Pubblica Amministrazione, basandosi su una normativa successiva alla stipula dei contratti. Il Tribunale ha respinto la richiesta, revocando il decreto ingiuntivo ottenuto dall’impresa. La decisione chiarisce che le disposizioni più favorevoli in materia di interessi moratori per appalti, introdotte dal D.Lgs. 192/2012, si applicano esclusivamente ai contratti conclusi dopo il 1° gennaio 2013, e che la successiva legge di interpretazione autentica non ne modifica la decorrenza.

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Ripetizione di indebito: onere della prova del pagamento

Un ex inquilino ha richiesto la restituzione di somme per utenze elettriche successive alla fine della locazione. Il Tribunale ha respinto l’appello, confermando la decisione di primo grado. La motivazione centrale è che l’attore non ha adempiuto all’onere della prova richiesto per l’azione di ripetizione di indebito, non dimostrando l’effettivo pagamento delle somme richieste, ma solo la ricezione delle fatture.

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Onere della prova multa: multa annullata senza prove

Un automobilista fa appello contro una multa per infrazione stradale, contestata non immediatamente ma dopo un’indagine su un sinistro. Il Tribunale, dopo aver dichiarato nulla la sentenza di primo grado per un errore procedurale, annulla la multa. La motivazione è che la Pubblica Amministrazione non ha fornito prove sufficienti a sostegno dell’infrazione (onere della prova multa non assolto), come video o verbali dettagliati.

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Compensazione spese processuali: quando è illegittima

Il Tribunale di Roma ha riformato una sentenza di primo grado che aveva disposto la compensazione spese processuali nonostante la totale vittoria di una parte. La Corte ha stabilito che la compensazione è un’eccezione che richiede motivazioni gravi ed eccezionali, assenti nel caso di specie, condannando la parte soccombente al pagamento di tutte le spese.

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Spese di lite: chi paga dopo una transazione?

Un caso di responsabilità medica si conclude con una transazione parziale tra l’attore e alcune strutture sanitarie. La causa prosegue contro l’unico convenuto non transigente al solo fine di regolare le spese di lite. Il Tribunale, applicando il principio della soccombenza virtuale, stabilisce che la domanda originaria contro tale convenuto sarebbe stata infondata. Di conseguenza, l’attore viene condannato a pagare le spese di lite alla parte con cui non ha raggiunto un accordo.

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Danno non patrimoniale: risarcimento per odori molesti

Un proprietario di immobile ha citato in giudizio i vicini a causa di perdite da una condotta fognaria che provocavano miasmi e liquami. Il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento per i danni materiali all’appartamento per mancanza di prova sul nesso di causalità. Tuttavia, ha accolto la domanda di risarcimento per danno non patrimoniale, quantificato in 5.000 euro, riconoscendo che le immissioni moleste e prolungate hanno leso il diritto del proprietario a godere del proprio immobile, un diritto costituzionalmente tutelato.

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