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Diritto Civile

Onere della prova: compenso professionale non provato

Una società acquista un immobile con difformità, chiede i danni ai venditori che chiamano in causa il tecnico per la sanatoria. La Cassazione chiarisce che, in assenza di prove adeguate sul compenso del tecnico, il giudice viola il principio dell’onere della prova se liquida equitativamente il danno. La sentenza d’appello è stata cassata con rinvio.

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Clausola assicurativa: interpretazione e scopo

Una società di gestione idrica si vede negare la copertura assicurativa per danni da allagamento a causa di una clausola assicurativa ambigua. La Corte di Cassazione interviene, stabilendo che l’interpretazione di una polizza non può essere illogica o svuotare il contratto del suo significato. La Suprema Corte ha chiarito che la clausola di esclusione per ‘infiltrazione di acque’ si riferiva ai danni causati alle acque stesse e non ai danni provocati dall’acqua a terzi, accogliendo il ricorso dell’azienda e ribaltando le decisioni dei gradi precedenti.

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Indennità di esproprio: il valore intermedio del suolo

La Corte di Cassazione conferma che nel calcolo dell’indennità di esproprio per un terreno non edificabile si deve tenere conto del suo potenziale di sfruttamento intermedio, come la possibilità di realizzarvi una stazione di servizio. La Corte ha rigettato il ricorso di un’amministrazione pubblica che contestava la valutazione superiore al mero valore agricolo, stabilendo che le possibilità di utilizzo alternative, se concrete e consentite dalla normativa, incidono sul valore venale del bene e devono essere indennizzate, anche in caso di espropriazione parziale che deprezzi l’area residua.

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Sanzione amministrativa: estinzione con pagamento

Una società agricola cooperativa ha ricevuto una sanzione amministrativa per aver superato le quote latte. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni dei gradi inferiori, ha stabilito che l’illecito poteva essere estinto tramite il pagamento in misura ridotta, pari al doppio del minimo edittale previsto dalla legge (€ 2.000), annullando così la sanzione originaria. La sentenza chiarisce l’applicabilità di questo principio generale anche in presenza di normative settoriali specifiche.

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Spese processuali: chi paga in caso di vittoria parziale?

Un Ente Locale si opponeva a un decreto ingiuntivo per un ingente pagamento. Sebbene l’opposizione e il successivo appello fossero stati parzialmente accolti, riducendo la somma dovuta, l’Ente era stato condannato al pagamento di parte delle spese processuali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Ente, stabilendo che la ripartizione delle spese si basa sull’esito complessivo della lite. Poiché l’Ente è risultato comunque debitore, la controparte è la parte sostanzialmente vittoriosa, giustificando la condanna al pagamento parziale delle spese.

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Prova danno morale: la Cassazione chiarisce l'onere

Un avvocato ha chiesto il risarcimento per ingiuria, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che la prova danno morale non è automatica. L’attore ha l’onere di dimostrare non solo la condotta illecita, ma anche l’elemento soggettivo del dolo e l’effettivo pregiudizio subito, che non può essere presunto (`in re ipsa`). La Corte ha ritenuto che l’attore non avesse fornito prove adeguate in tal senso, rendendo irrilevanti le altre questioni sollevate.

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Interesse a impugnare: quando manca nel ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni debitori contro la condanna alle spese in favore di un creditore cessionario. La Corte ha rilevato la mancanza di un concreto interesse a impugnare, poiché i ricorrenti erano già risultati definitivamente soccombenti nel merito dell’azione revocatoria e la sostituzione del beneficiario delle spese non comportava per loro alcun aggravio.

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Ricorso Giudice di Pace: inammissibile senza appello

Un utente contesta una bolletta dell’acqua e il Giudice di Pace gli dà ragione dichiarando la prescrizione del credito. Il Comune fornitore del servizio idrico impugna la decisione ricorrendo direttamente in Cassazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che per le cause di valore esiguo, decise secondo equità, lo strumento corretto non è il ricorso diretto ma l’appello a motivi limitati. La scelta del mezzo di impugnazione errato ha impedito alla Corte di esaminare il merito della questione.

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Abuso del processo: la condanna per ricorso infondato

Una società ha impugnato fino in Cassazione una richiesta di pagamento per compensi professionali di un avvocato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in quanto palesemente infondato e inammissibile, condannando la società per abuso del processo al pagamento di ulteriori somme a titolo di sanzione, oltre al rimborso delle spese legali.

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Concorso di colpa: quando la ragione non è al 100%

La Corte di Cassazione conferma una decisione di merito che attribuiva un concorso di colpa al 50% tra un’automobilista e un motociclista. Nonostante l’auto avesse omesso di dare la precedenza, il motociclista è stato ritenuto corresponsabile perché non ha provato di aver fatto tutto il possibile per evitare l’impatto, essendo la sua incapacità di frenare in tempo un indice di velocità eccessiva o distrazione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Ricorso inammissibile straniero: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro la convalida del suo trattenimento in un centro di permanenza. Il ricorso è stato respinto per difetto di specificità, poiché le censure sul diritto di difesa erano astratte e non contestavano la *ratio decidendi* del giudice di pace, basata sulla volontà dello stesso straniero di essere rimpatriato. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile straniero e ha confermato la legittimità del trattenimento.

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Azione revocatoria fondo patrimoniale: la Cassazione

Una creditrice, co-fideiussore che aveva parzialmente saldato un debito, ha agito con successo tramite azione revocatoria contro altri co-fideiussori che avevano costituito dei fondi patrimoniali per sottrarre i loro beni alla garanzia. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando i ricorsi dei debitori. La Suprema Corte ha ribadito che la costituzione del fondo patrimoniale è un atto gratuito revocabile e che, per dimostrare il pregiudizio, è sufficiente rendere più incerta la riscossione del credito, essendo irrilevante la capienza del patrimonio residuo.

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Diffamazione e diritto di critica: limiti e giudicato

La Corte di Cassazione conferma la condanna al risarcimento per un giornalista che aveva accusato una collega di diffondere dati falsi per favorire una parte politica. La sentenza stabilisce chiari confini tra diffamazione e diritto di critica, sottolineando come l’attribuzione di una condotta deontologicamente scorretta e faziosa superi la critica legittima. Viene inoltre chiarito che, a seguito di annullamento di una sentenza penale per i soli effetti civili, il giudice civile gode di piena autonomia e non è vincolato da un eventuale giudicato penale parziale.

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Incandidabilità amministratori: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno che chiedeva la dichiarazione di incandidabilità per due amministratori locali. La sentenza stabilisce un principio fondamentale per l’incandidabilità amministratori: è necessaria la prova certa dell’esistenza di un’associazione di stampo mafioso nel territorio. I semplici contatti con soggetti pregiudicati non sono sufficienti, specialmente se una sentenza penale ha già escluso la natura mafiosa dei gruppi criminali coinvolti, rendendo di fatto inapplicabile la misura.

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Nesso di Causalità: quando la banca non risponde

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità della banca in caso di ritardata esecuzione di un bonifico. Anche se l’inadempimento è provato, il risarcimento non è dovuto se il cliente non dimostra il nesso di causalità tra il ritardo e il danno subito. Nel caso specifico, la mancata prova di aver seguito la procedura per l’esercizio di stock options e la propria condotta negligente hanno interrotto tale legame, escludendo il diritto al risarcimento.

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Difetto di rappresentanza: sanatoria non automatica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 18525/2025, ha chiarito le regole sulla sanatoria del difetto di rappresentanza processuale. Se l’eccezione è sollevata da una parte, la sanatoria deve essere immediata e non è previsto un termine concesso dal giudice, a meno di una richiesta motivata. Il caso nasceva da un’azione revocatoria contro una donazione. La Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello per non aver applicato correttamente questo principio e per aver ritenuto sufficiente una prova generica dello ‘ius postulandi’.

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Prova del credito: fattura non basta nel giudizio

Un fornitore ottiene un decreto ingiuntivo per il saldo di lavori su un impianto. Il committente si oppone, sostenendo di aver già pagato più di quanto pattuito in un preventivo. La Cassazione conferma le decisioni di merito, rigettando il ricorso del fornitore e chiarendo che la sola fattura non costituisce adeguata prova del credito nel giudizio di opposizione. Spetta al creditore dimostrare con ogni mezzo l’esistenza e l’ammontare della sua pretesa, senza poter fare affidamento sulla CTU per colmare le proprie lacune probatorie.

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Liquidazione spese processuali: i parametri corretti

Una causa di risarcimento danni viene interrotta da una questione di incompetenza territoriale. La Corte di Cassazione interviene sulla corretta liquidazione spese processuali, chiarendo due punti fondamentali: il valore della controversia per il calcolo delle spese si basa sulla domanda principale, non sulla singola questione procedurale; inoltre, per determinare i compensi si applicano i parametri in vigore al momento in cui si conclude la prestazione professionale per quella fase di giudizio, non quelli sopravvenuti successivamente.

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Presunzione di colpa: onere della prova del rivenditore

La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione a un commerciante di prodotti ittici per la vendita di molluschi sottomisura. La Corte ha stabilito che vige una presunzione di colpa a carico del rivenditore, il quale, per essere esente da responsabilità, deve dimostrare attivamente di aver adottato tutte le misure di controllo possibili per evitare l’illecito, non essendo sufficiente invocare l’impossibilità di ispezionare la merce sigillata.

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Intervento adesivo: la Cassazione chiarisce i limiti

Un debitore dona un immobile. Un creditore avvia un’azione revocatoria e un terzo interviene a sostegno. Il debitore eccepisce la prescrizione dell’intervento, ma la Cassazione chiarisce che l’intervento adesivo non è un’azione autonoma e quindi non soggetto a prescrizione. Il ricorso del debitore è stato dichiarato inammissibile, confermando che l’intervento del terzo era meramente di supporto alla domanda principale.

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