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Diritto Civile

Contratto con effetti protettivi: Cassazione nega tutela
Una società proprietaria di un'imbarcazione, danneggiata da un incendio mentre era in custodia presso un cantiere navale per lavori commissionati dalla Pubblica Amministrazione, ha agito in giudizio per il risarcimento. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2232/2024, ha stabilito che la società proprietaria è un terzo rispetto al contratto d'appalto. Di conseguenza, la sua pretesa risarcitoria ha natura extracontrattuale, soggetta a prescrizione di cinque anni e non decennale. La Corte ha escluso l'applicazione della figura del contratto con effetti protettivi, ribadendone la natura eccezionale e non generale.
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Accesso agli atti società di collecting: la giurisdizione
Un artista si è visto negare da una società di gestione collettiva l'accesso ai documenti contabili sulle royalties. La Corte di Cassazione, decidendo sulla giurisdizione, ha stabilito che la competenza spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La decisione si fonda sulla natura privatistica della società, che opera in un mercato liberalizzato, e su una norma specifica che devolve tutte le controversie relative alle sue attività alla giurisdizione ordinaria. Pertanto, il diritto di accesso agli atti di una società di collecting deve essere fatto valere davanti al tribunale civile.
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Danno esistenziale: no al risarcimento senza prova
A seguito di una frana, alcuni proprietari terrieri hanno citato in giudizio una vicina, chiedendo sia il risarcimento per i danni materiali sia per il danno esistenziale, derivante dalla paura di nuovi smottamenti. I tribunali di primo e secondo grado avevano concesso il risarcimento per entrambe le voci di danno. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione riguardo al danno esistenziale. La Suprema Corte ha ribadito che tale tipo di danno non può essere considerato automatico (in re ipsa), ma deve essere specificamente allegato e provato dal danneggiato. La semplice paura o il timore non sono sufficienti se non si dimostra un concreto e grave peggioramento della qualità della vita. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Danno risarcibile per opera d’arte non autentica
Un collezionista acquista un'opera d'arte da una casa d'aste, ma anni dopo scopre che non è autentica. Agisce in giudizio ottenendo la risoluzione del contratto e la restituzione del prezzo. Tuttavia, la sua richiesta di un ulteriore danno risarcibile, basato sulla perdita di valore potenziale dell'opera, viene respinta. La Corte di Cassazione conferma la decisione, sottolineando che l'onere di provare l'esistenza e l'ammontare di tale danno grava interamente sull'acquirente, il quale non aveva fornito prove sufficienti sul valore che un'opera simile e autentica avrebbe raggiunto nel tempo.
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Responsabilità solidale ATI: la Cassazione conferma
Un'impresa membro di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) ha contestato la propria responsabilità per un debito di fornitura contratto dalla società consortile creata per eseguire un appalto pubblico. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando il principio di responsabilità solidale ATI. È stato chiarito che la costituzione di una società consortile a responsabilità limitata è uno strumento meramente organizzativo che non può schermare le imprese originarie dalla loro responsabilità legale verso fornitori e subappaltatori, come previsto dalla normativa speciale sugli appalti pubblici.
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Principio precauzione ambientale: stop a impianto idro
Una società energetica si è vista negare l'autorizzazione per un impianto idroelettrico a causa di rischi ambientali. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, stabilendo che il principio di precauzione ambientale e la tutela dei corsi d'acqua prevalgono, specialmente quando non vengono proposte alternative progettuali idonee a scongiurare il rischio di deterioramento. La decisione sottolinea la legittimità del provvedimento amministrativo basato su criticità idrogeologiche concrete e non su mere supposizioni.
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Principio di non deterioramento: stop a centrale idroelettrica
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di autorizzazione per la costruzione di una centrale idroelettrica, stabilendo la prevalenza del principio di non deterioramento dei corpi idrici. La decisione si fonda sulla valutazione negativa di impatto ambientale, che aveva evidenziato gravi rischi geologici e idrici. La Corte ha ribadito che la tutela ambientale, sancita dalla normativa europea e nazionale, rappresenta un limite invalicabile anche per progetti di energia rinnovabile, a meno che non sussistano le specifiche condizioni per una deroga, in questo caso assenti.
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Limiti giurisdizione Cassazione: il caso del canone unico
Un comune ha impugnato una decisione del Consiglio di Stato relativa al canone unico patrimoniale per impianti energetici. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo i stretti limiti della sua giurisdizione. L'ordinanza chiarisce che il sindacato della Suprema Corte sulle decisioni dei giudici speciali è confinato alla violazione dei limiti esterni della giurisdizione, escludendo la revisione di errori procedurali o di merito interni.
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Equa riparazione: errore nel contraddittorio, che fare?
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito su un caso di equa riparazione per eccessiva durata di un processo. Il motivo è un vizio procedurale: non era stato citato in giudizio il corretto Ministero per la fase di ottemperanza del giudizio precedente. La sentenza sottolinea l'importanza di individuare correttamente la legittimazione passiva a seconda della fase processuale per la quale si chiede il risarcimento.
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Onere della prova appalto: la fattura non basta
In una controversia su un contratto di appalto, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto spetta all'impresa costruttrice. Quest'ultima deve dimostrare il valore dei lavori, specialmente quelli extra, e la sola fattura non è considerata prova sufficiente. Se il committente paga una somma superiore al prezzo iniziale, si presume che tale importo copra anche i lavori aggiuntivi, a meno che l'impresa non dimostri il contrario con documentazione adeguata.
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Contributo ambientale imballaggi: la guida completa
La Corte di Cassazione chiarisce i confini di applicazione del contributo ambientale imballaggi. Con l'ordinanza n. 2145/2024, ha stabilito che i contenitori industriali durevoli, utilizzati all'interno di un ciclo produttivo per beni non ancora qualificabili come 'merce' destinata al mercato, non sono considerati 'imballaggi' e sono quindi esenti dal contributo. La Corte distingue tali beni dagli 'imballaggi riutilizzabili', caratterizzati da un numero minimo di rotazioni e un ciclo di vita più breve.
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Patto di manleva: limiti e varianti nell’appalto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2148/2024, ha definito i limiti di un patto di manleva in un contratto di appalto. Una società acquirente, che aveva commissionato lavori aggiuntivi, ha chiesto il rimborso dei costi alla società venditrice in virtù di una clausola di manleva. La Corte ha stabilito che la manleva copre solo le varianti rientranti nell'alea fisiologica del contratto originario e non le opere completamente nuove ed extracontrattuali, ordinate direttamente dall'acquirente. Di conseguenza, ha respinto il ricorso, confermando che i costi per tali opere aggiuntive restano a carico di chi le ha commissionate.
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Espulsione associato: limiti del controllo del giudice
Un membro di una associazione nazionale di ex appartenenti alle forze dell'ordine è stato espulso per comportamenti ritenuti lesivi dell'immagine dell'associazione e per la mancata restituzione di beni sociali. Il socio ha contestato l'espulsione associato, ritenendo i motivi non sufficientemente gravi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che il controllo del giudice sui 'gravi motivi' di espulsione, pur previsto, è limitato alla verifica della loro esistenza e non può estendersi a una valutazione di merito sull'opportunità della decisione. La Corte ha confermato che una condotta contraria ai principi dell'istituzione di riferimento, come delineati nello statuto associativo, costituisce una valida causa di espulsione.
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Bonifico domiciliato: quando la banca non è responsabile
Una società ordinava un bonifico domiciliato per pagare un creditore. L'istituto di pagamento erogava la somma a un truffatore che presentava un documento falso ma possedeva il codice fiscale e la password corretti. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell'istituto, ritenendo che avesse agito con la dovuta diligenza professionale verificando gli elementi a sua disposizione, e ha chiarito che il bonifico domiciliato non è assimilabile a un assegno.
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Bonifico domiciliato: responsabilità per pagamento errato
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2112/2024, ha chiarito il regime di responsabilità dell'istituto di pagamento in caso di un bonifico domiciliato incassato da un truffatore. La Corte ha escluso l'applicazione analogica delle norme sull'assegno non trasferibile, inquadrando l'operazione come un mandato. La responsabilità dell'intermediario non è oggettiva, ma va valutata secondo il criterio della diligenza professionale (art. 1176 c.c.). Se l'istituto dimostra di aver verificato con diligenza il documento d'identità, il codice fiscale e la password forniti dal presentatore, non è tenuto al risarcimento, anche se il documento si rivela falso e il pagamento è stato effettuato alla persona sbagliata.
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Responsabilità inquinamento: la Cassazione decide
Una grande azienda automobilistica è stata ritenuta definitivamente responsabile per i costi di bonifica di un terreno inquinato. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, basandosi su una precedente sentenza passata in giudicato. Tale giudicato aveva stabilito la responsabilità inquinamento autonoma dell'azienda, non solo per aver depositato propri materiali ma anche per aver omesso di vigilare, non impedendo a terzi di scaricare rifiuti. Di conseguenza, è stata respinta la sua richiesta di rivalersi su altri soggetti, come i comuni e i precedenti proprietari, anch'essi presunti inquinatori.
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Responsabilità avvocato: omessa comunicazione e danno
La Corte di Cassazione conferma la condanna per responsabilità professionale avvocato a carico dell'erede di un legale. L'omessa comunicazione al cliente di una sentenza sfavorevole, impedendogli di appellare, ha causato un danno risarcibile per perdita di una concreta e significativa probabilità di successo nel successivo grado di giudizio.
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Azione di rivalsa ambientale: il giudicato preclude?
Una società automobilistica, precedentemente condannata in via definitiva per l'inquinamento di un terreno da lei venduto, ha tentato un'azione di rivalsa ambientale contro i comuni e altri soggetti ritenuti corresponsabili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il precedente giudicato, avendo accertato la responsabilità (anche per omissione) della società, le preclude la possibilità di qualificarsi come 'proprietario non responsabile', requisito essenziale per esercitare la specifica azione di rivalsa prevista dall'art. 253 del Codice dell'Ambiente.
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Responsabilità avvocato: nessun risarcimento se l’appello era perso
Un cliente ha citato in giudizio il proprio legale per negligenza professionale, dopo che un ricorso per cassazione era stato dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, escludendo la responsabilità dell'avvocato. La motivazione risiede nel fatto che, anche se il ricorso fosse stato redatto correttamente, non avrebbe avuto alcuna possibilità di successo a causa di un vizio insanabile nella difesa originaria. La sentenza chiarisce che non vi è diritto al risarcimento per responsabilità avvocato se il cliente non ha subito un danno effettivo, poiché l'esito negativo era inevitabile. Il fulcro della decisione è la mancanza del nesso di causalità tra l'errore del professionista e il pregiudizio lamentato.
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Notifica illecito amministrativo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che confermava una sanzione amministrativa a una società e al suo legale rappresentante. Il motivo è la mancata pronuncia della Corte d'Appello sulla questione cruciale della corretta notifica dell'illecito amministrativo all'amministratore, residente all'estero. Secondo la Suprema Corte, la notifica è un atto fondamentale e la sua omissione estingue l'obbligazione sanzionatoria per il soggetto non raggiunto, rendendo illegittima la sanzione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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