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Diritto Civile

Inammissibilità dell'appello per tardività: notifica e colpa grave

La mancata conoscenza del processo a causa di una notifica non andata a buon fine non esonera il ricorrente dal rispetto dei termini di appello se la mancata ricezione è imputabile a negligenza del destinatario. Costituisce colpa grave l’omessa adozione di misure minime per assicurare la funzionalità della cassetta postale.

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Mancata contestazione immediata vizi trasloco

La sentenza si basa sul principio giuridico secondo cui la mancata contestazione immediata dei vizi, facilmente riconoscibili al momento della consegna, implica l’accettazione della cosa senza riserve e, quindi, l’inesistenza di vizi da parte del debitore.

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Equa riparazione per irragionevole durata del processo

La sentenza chiarisce che, in tema di equa riparazione per irragionevole durata del processo, la legge prevede valori minimi che fungono da parametri di riferimento, ma non sono vincolanti. Il giudice può scostarsi da tali valori, in aumento o in diminuzione, in base ad una valutazione equitativa del caso concreto.

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Inammissibilità dell'appello per errata scelta del rito e tardività

In materia di locazione, l’errata scelta del rito processuale e la tardività della sua proposizione comportano l’inammissibilità dell’appello. Il termine perentorio per l’impugnazione, se violato, determina una decadenza non sanabile e impatta sul principio del contraddittorio e sul diritto di difesa.

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Avvocato, Mancata Proposizione Ricorso Doveri Cliente

La Corte ha ribadito che il mancato esercizio del diritto di difesa da parte del convenuto contumace non implica accettazione delle richieste dell’attore. Inoltre, ha ribadito il principio di diligenza professionale che non si spinge fino a dover reiterare richieste di informazioni essenziali al cliente, già rese note. Infine, in tema di spese processuali, la chiamata in garanzia dell’assicurazione non è di per sé arbitraria, giustificando la condanna alle spese anche per l’assicurato.

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Affitto d'azienda, mancata riconsegna e canoni

La sentenza analizza gli obblighi del conduttore in caso di risoluzione del contratto di affitto d’azienda, in particolare l’obbligo di pagamento del canone fino alla riconsegna e l’onere della prova del pagamento in capo al conduttore. Vengono inoltre esaminati i criteri di determinazione e ripartizione delle spese processuali in caso di parziale accoglimento dell’appello.

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Appalto e prova di un accordo sul prezzo inferiore

La sentenza afferma il principio di diritto secondo cui in un contratto di appalto spetta al committente fornire la prova di un accordo sul prezzo inferiore a quello richiesto dall’appaltatore. Inoltre, chiarisce che la contestazione di singole voci di un computo consuntivo non equivale alla contestazione dell’intero importo. Infine, ribadisce che le spese legali seguono la soccombenza.

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Ne bis in idem e spese processuali

Il giudicato preclude la riproposizione di una domanda identica ad una già definita. Tuttavia, la sussistenza di un precedente giudicato favorevole in fase di ATP può giustificare la compensazione delle spese processuali.

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Responsabilità del progettista per violazione distanze legali

Viene affermato il principio per cui il dies a quo della prescrizione del diritto al risarcimento del danno da responsabilità professionale decorre dal momento in cui l’obbligo di rimessione in pristino diventa definitivo e non dalla realizzazione dell’opera. Si ribadisce inoltre il principio per cui l’architetto progettista ha l’obbligo di assicurare la conformità del progetto alla normativa urbanistica.

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Distinzione tra autore materiale e autore morale dello spoglio

La sentenza chiarisce la distinzione tra autore materiale e autore morale dello spoglio, evidenziando come l’azione possessoria sia proponibile contro entrambi. Tuttavia, per la sua ammissibilità è necessaria una persistente relazione di fatto con la cosa, precludendo l’azione in caso di assenza di tale relazione. Viene inoltre ribadita la libertà del giudice di rivalutare le proprie conclusioni in sede di merito rispetto alla fase sommaria.

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Successione per rappresentazione in linea collaterale

La sentenza chiarisce che la rappresentazione successoria in linea collaterale, prevista dall’art. 468 c.c., opera esclusivamente a favore dei discendenti di fratelli o sorelle del defunto, escludendo i gradi di parentela più remoti.

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Equa riparazione per irragionevole durata procedura fallimentare

Il decreto affronta il tema dell’equa riparazione per violazione del termine ragionevole di durata del processo in ambito fallimentare, stabilendo i criteri per il calcolo dell’indennizzo spettante al creditore.

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Responsabilità professionale dell'avvocato

La sentenza chiarisce i principi in tema di responsabilità professionale dell’avvocato per omesso svolgimento di un’attività processuale nell’interesse del cliente, ribadendo che la relativa prova non può essere limitata alla dimostrazione della negligenza ma deve riguardare anche il danno e il nesso di causalità tra condotta del professionista e pregiudizio patito dal cliente. In particolare, deve essere accertato, secondo criteri probabilistici, che se il professionista avesse tenuto il comportamento doveroso, il risultato positivo auspicato dal cliente sarebbe stato conseguito.

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Spese di lite e concorso di colpa

In caso di concorso di colpa e domanda subordinata di risarcimento, l’accoglimento parziale non configura sempre soccombenza reciproca. Se la domanda subordinata non è autonoma, ma si basa sui medesimi fatti della principale, non c’è soccombenza e le spese seguono la soccombenza.

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Nullità del contratto quadro per forma scritta

La Corte d’Appello ha stabilito che il contratto quadro, per essere valido, deve essere stipulato in forma scritta ad substantiam. La mancanza di tale requisito formale, in assenza di diverse disposizioni legislative, determina la nullità del contratto e il diritto alla restituzione delle somme versate. La violazione degli obblighi informativi, seppur grave, non inficia la validità del contratto, ma comporta la responsabilità precontrattuale o contrattuale dell’intermediario e il dovere di risarcimento del danno.

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Restituzione di una somma data a titolo di mutuo

La sentenza ribadisce l’onere probatorio a carico di chi agisce in giudizio per la restituzione di una somma data a titolo di mutuo. È necessario dimostrare non solo la consegna del denaro, ma anche il titolo giuridico sottostante, non essendo sufficiente la mera dichiarazione di una parte.

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Responsabilità per cose in custodia e quantificazione interessi

La sentenza conferma il principio di responsabilità oggettiva ex art. 2051 c.c. per danni derivanti da cose in custodia, anche in assenza di colpa del custode. Viene inoltre chiarito il criterio di calcolo degli interessi in caso di ritardato adempimento, ribadendo che nelle obbligazioni di valore vanno applicati gli interessi legali e non quelli commerciali.

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Vizi della cosa venduta, confermata la sentenza vizi di fornitura cavi

La Corte ha stabilito che il vizio di motivazione della sentenza sussiste solo quando c’è un mancato esame di punti decisivi della controversia o un insanabile contrasto tra le argomentazioni. L’adesione del Giudice alle conclusioni della CTU, se congrue e prive di vizi logici, non rappresenta vizio di motivazione.

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Arricchimento senza giusta causa: il silenzio non vale

Una donna ha citato in giudizio l’ex marito per arricchimento senza giusta causa, accusandolo di aver utilizzato 60.000 euro di sua proprietà, prelevati da un conto cointestato, per finanziare una società di cui lui era socio. In primo grado la domanda era stata respinta, interpretando il silenzio della donna come un consenso tacito. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, affermando che il silenzio non costituisce consenso e che l’onere di provare la “giusta causa” del trasferimento spettava al marito, prova che non è stata fornita. Di conseguenza, l’uomo è stato condannato a restituire la somma.

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Mediazione immobiliare: quando la provvigione è dovuta?

La sentenza analizza la questione della debenza della provvigione in caso di risoluzione consensuale di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. Si stabilisce che, sebbene il contratto sia risolto, la provvigione è dovuta all’agente immobiliare se il diritto non è stato espressamente contestato e se l’accordo non è nullo per difetti di forma non eccepiti.

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