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Diritto Bancario

Prova del danno: la Cassazione e l’assegno pagato male
Una compagnia assicurativa agisce contro un intermediario finanziario per il pagamento di assegni forgiati. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile perché la compagnia non ha fornito la prova del danno subito, ovvero di aver dovuto effettuare un secondo pagamento ai legittimi beneficiari. La decisione sottolinea che non basta dimostrare l'errore dell'intermediario, ma è necessario provare il concreto pregiudizio economico come allegato nell'atto introduttivo.
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Assegno postdatato: da quando decorre la prescrizione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19330/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che agiva sulla base di un assegno postdatato. È stato confermato che, in caso di data di emissione falsa apposta per evitare la prescrizione, il termine per l'azione decorre dal momento della reale sottoscrizione e consegna del titolo, non dalla data fittizia. La Corte ha valorizzato gli accertamenti del giudizio penale che avevano provato la falsità della data.
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Privilegio da sequestro penale: vince sulla vecchia ipoteca?
In una procedura esecutiva immobiliare, sorge un conflitto tra un istituto di credito, titolare di un'ipoteca iscritta da anni, e una società creditrice, il cui credito è garantito da un privilegio da sequestro penale trascritto successivamente. I tribunali di merito hanno dato precedenza all'ipoteca in base al principio della priorità temporale. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di massima importanza, data la rilevanza pubblicistica della tutela delle vittime di reato, e ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per un verdetto definitivo.
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Litisconsorzio necessario: la Cassazione ordina
Un'ordinanza della Cassazione ha fermato un processo su assegni circolari scoperti, ordinando l'integrazione del contraddittorio. La Corte ha stabilito che, a causa del litisconsorzio necessario, tutte le parti del giudizio di appello devono essere correttamente notificate nel giudizio di legittimità, pena la nullità del procedimento. La causa è stata rinviata in attesa dell'adempimento.
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Spedizione assegno posta ordinaria: il concorso di colpa
Una società assicuratrice ha inviato assegni non trasferibili tramite posta ordinaria, che sono stati sottratti e incassati da terzi. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo un concorso di colpa tra il mittente e l'ente pagatore. La scelta della spedizione assegno posta ordinaria, non tracciabile e rischiosa, è stata considerata una condotta negligente che ha contribuito al verificarsi del danno, giustificando la riduzione del risarcimento.
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Pagamento assegno non trasferibile: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19207/2024, ha stabilito che in caso di pagamento di un assegno non trasferibile a un soggetto non legittimato, l'onere di provare l'effettivo danno subito e la falsità dei documenti presentati ricade su chi agisce in giudizio. La Corte ha inoltre confermato che l'invio di un assegno di importo elevato tramite posta ordinaria costituisce una condotta che può integrare una corresponsabilità del danneggiato, riducendo la responsabilità dell'istituto pagatore.
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Prova pagamento assegno: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19202/2024, ha rigettato il ricorso di un'erede contro un istituto di credito, stabilendo importanti principi sulla prova del pagamento di un assegno. La Corte ha chiarito che, per dimostrare l'estinzione di un'obbligazione tramite assegno, è sufficiente per il debitore provare l'emissione e la consegna del titolo, attestata dalla girata per l'incasso del prenditore. Spetta poi al creditore dimostrare il mancato incasso. La decisione sottolinea che la riscossione di un assegno è un fatto storico, provabile con ogni mezzo, inclusa la prova testimoniale e le presunzioni.
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Responsabilità della banca: truffa e dovere di tutela
Un correntista anziano, vittima di una truffa, effettua un bonifico di importo anomalo. Il Tribunale riconosce la responsabilità della banca per non aver adempiuto al proprio dovere di protezione, nonostante la colpa concorrente del cliente. La sentenza stabilisce un risarcimento parziale a carico dell'istituto di credito, ripartendo la colpa tra le parti.
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Assegno posdatato: quando è promessa di pagamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19186/2024, ha stabilito che un assegno posdatato, sebbene emesso nell'ambito di un patto di garanzia nullo, conserva la sua validità come promessa di pagamento ai sensi dell'art. 1988 c.c. Questo comporta un'inversione dell'onere della prova: spetta al debitore che ha emesso il titolo dimostrare l'inesistenza del debito sottostante, e non al creditore provarne l'esistenza. Nel caso di specie, un socio di una società aveva emesso assegni personali per garantire un debito commerciale della società stessa. La Corte ha rigettato il ricorso del socio, confermando che, non avendo egli fornito prova contraria, gli assegni costituivano un valido titolo per la richiesta di pagamento.
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Contratto collegato: quando si risolve il finanziamento?
Un consumatore stipula un contratto per un sistema di risparmio energetico e un finanziamento collegato. A seguito dell'interruzione della fornitura di energia, chiede la risoluzione del finanziamento. Il Tribunale respinge la domanda, chiarendo che per un contratto collegato, se l'operazione include contratti di appalto o somministrazione, non si applica la tutela legale automatica. Inoltre, la risoluzione è opponibile al finanziatore solo se quest'ultimo era a conoscenza della complessiva operazione commerciale.
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Ricorso inammissibile mutuo: motivi e Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due mutuatari contro una decisione relativa a un contratto di mutuo. L'analisi del caso si concentra sulla distinzione tra questioni di diritto e di fatto, ribadendo che la valutazione delle prove, come il piano di ammortamento o l'applicazione di tassi usurari, spetta al giudice di merito. Il ricorso inammissibile mutuo conferma che la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
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Mutuo solutorio: valido o nullo? La Cassazione decide
L'ordinanza interlocutoria esamina il caso di un 'mutuo solutorio', un finanziamento concesso da una banca per estinguere un debito preesistente dello stesso cliente. I debitori sostenevano la nullità del contratto, ritenendolo una mera operazione contabile senza effettivo trasferimento di denaro. A fronte di un contrasto giurisprudenziale sul tema, la Corte di Cassazione ha ritenuto la questione di massima importanza e ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per ottenere un verdetto definitivo sulla validità e natura di tale contratto.
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Promessa di mutuo: la consegna del terzo è valida?
La Cassazione conferma che una promessa di mutuo è valida e si perfeziona con la consegna della somma, anche se effettuata dal coniuge del mutuante. Il comportamento concludente e una successiva scrittura di riconoscimento del debito costituiscono prova sufficiente del rapporto di rappresentanza e dell'avvenuto finanziamento, obbligando il mutuatario alla restituzione.
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Prova del danno: Cassazione su onere probatorio
Una società ha citato in giudizio la propria banca per usura e anatocismo su un conto corrente, chiedendo un risarcimento danni. Dopo un'iniziale archiviazione, la Corte d'Appello ha dichiarato nulla la clausola di capitalizzazione trimestrale ma ha respinto la richiesta di risarcimento per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, dichiarando il ricorso inammissibile perché la società non ha adempiuto all'onere della prova del danno, ovvero non ha dimostrato né l'esistenza né l'entità del pregiudizio subito.
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Estinzione del giudizio: accordo e fine del processo
Una società aveva citato in giudizio un istituto di credito per presunte irregolarità in contratti bancari, perdendo sia in primo grado che in appello. Durante il ricorso in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la società ha rinunciato al ricorso e la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, con compensazione delle spese legali tra le parti.
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Domanda tardiva: termini e onere della prova
La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità di una domanda tardiva di ammissione al passivo di una banca in liquidazione coatta. Nonostante i creditori avessero ottenuto una sentenza favorevole, la loro richiesta è stata presentata oltre il termine di decadenza previsto dalla legge. La Corte ha ribadito che il creditore ha l'onere di dimostrare che il ritardo è dipeso da una causa a lui non imputabile, e che un lungo lasso di tempo trascorso dopo il passaggio in giudicato della sentenza, senza agire, costituisce un ritardo colpevole. La sentenza sottolinea la rigidità dei termini procedurali e l'inderogabilità della procedura di accertamento del passivo.
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Domicilio Digitale: appello tardivo se notificato via PEC
Un istituto di credito ha visto il proprio ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la notifica della sentenza d'appello via PEC al domicilio digitale dell'avvocato è pienamente valida per far decorrere il termine breve di 60 giorni per l'impugnazione. La vicenda originava da una truffa su polizze vita, in cui la banca era stata condannata a risarcire una compagnia assicurativa per aver erroneamente accreditato le somme liquidate su un conto non appartenente ai beneficiari.
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Responsabilità intermediario finanziario: il caso
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di presunta appropriazione indebita da parte di un promotore finanziario ai danni di due risparmiatori. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dei risparmiatori, confermando la decisione d'appello che negava la responsabilità dell'intermediario finanziario. La decisione si fonda sulla mancata prova della dazione di somme di denaro in contanti al promotore, ritenendo questo elemento assorbente rispetto alla valutazione del nesso di occasionalità tra l'operato del promotore e l'illecito. In assenza di prove documentali certe, le dichiarazioni confessorie del promotore e altri elementi indiziari non sono stati ritenuti sufficienti per affermare la responsabilità della banca.
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Motivazione apparente: Cassazione e onere della prova
Una società ha citato in giudizio una banca per i danni derivanti da una segnalazione illegittima alla Centrale Rischi. La Corte d'Appello ha respinto la domanda per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, ravvisando una motivazione apparente, poiché i giudici di merito non avevano concretamente esaminato i documenti probatori offerti. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Giurisdizione consumatore: banca estera in Italia
Una risparmiatrice italiana ha citato in giudizio due banche svizzere per investimenti finanziari andati male. La Cassazione ha stabilito la giurisdizione del consumatore italiano, ribaltando le decisioni precedenti. La Corte ha ritenuto che l'attività delle banche fosse 'diretta' verso l'Italia, anche attraverso intermediari e società del gruppo, giustificando l'applicazione del foro del consumatore previsto dalla Convenzione di Lugano.
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