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Diritto Bancario

Mutuo solutorio: la Cassazione rinvia alle Sezioni Unite
Una società di investimento si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare per un credito derivante da un 'mutuo solutorio', ritenuto nullo in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sulla validità di tale contratto, ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per un verdetto definitivo.
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Mutuo solutorio: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito garantito da ipoteca, poiché il tribunale ha ritenuto nullo il contratto di mutuo sottostante, qualificandolo come "mutuo solutorio". Data l'esistenza di sentenze contrastanti sulla validità di questa tipologia di finanziamento, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione e ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, in attesa della pronuncia risolutiva delle Sezioni Unite, già investite della questione.
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Rinuncia appello: chi paga le spese processuali?
La Corte d'Appello di Firenze chiarisce le conseguenze della rinuncia all'appello in un giudizio civile. In seguito all'abbandono dell'impugnazione da parte dell'appellante, la Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere. La sentenza stabilisce che la rinuncia all'appello è un atto unilaterale che non richiede accettazione e, di conseguenza, la parte rinunciante è obbligata per legge a pagare integralmente le spese processuali della controparte, senza che il giudice possa disporne la compensazione.
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Credito di natura pubblica: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34674/2024, ha confermato che il credito di natura pubblica, vantato da un ente gestore di fondi statali dopo aver onorato una garanzia su un finanziamento a un'impresa, può essere riscosso tramite cartella esattoriale. Dei garanti si erano opposti a tale procedura, sostenendo la natura privatistica del debito originario. La Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo che la surrogazione dell'ente pubblico nel diritto della banca trasforma la natura del credito, finalizzandolo al ripristino di risorse pubbliche e legittimando l'uso degli strumenti di riscossione coattiva.
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Liberazione fideiussore per violazione buona fede
La Corte di Cassazione conferma la liberazione del fideiussore quando la banca concede ulteriore credito a un debitore in difficoltà finanziaria senza l'autorizzazione del garante. Tale comportamento viola il principio di buona fede e l'art. 1956 c.c. La Corte chiarisce inoltre che le controversie sulla fideiussione non sono soggette a mediazione obbligatoria.
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Improcedibilità del ricorso: Cassazione su appello doppio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da alcune società contro due istituti di credito in una causa per assegni falsi. La decisione non entra nel merito della responsabilità delle banche, ma si fonda su una ragione puramente processuale: le società avevano presentato un altro ricorso identico, già preso in carico dalla Corte. Applicando il principio del 'ne bis in idem', la Corte ha stabilito che non si può giudicare due volte la stessa causa, dichiarando quindi improcedibile il secondo ricorso.
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Segnalazione centrale rischi mutuo: quando è lecita?
Un cittadino ha impugnato una segnalazione negativa in un sistema di informazioni creditizie per ritardi nel pagamento del mutuo, sostenendo la mancanza di preavviso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l'obbligo di preavviso per la segnalazione centrale rischi vale per il credito al consumo, ma non si applica automaticamente ai mutui immobiliari. La Corte ha quindi ritenuto legittima la segnalazione effettuata dalla banca.
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Chiarimenti CTU: poteri del giudice e contraddittorio
Un garante si opponeva a un debito, contestando la violazione del contraddittorio per la richiesta di chiarimenti CTU basata su eccezioni tardive della banca. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il giudice ha il potere discrezionale di richiamare il consulente tecnico per chiarimenti, in quanto suo ausiliario, senza che ciò costituisca una lesione dei diritti della difesa.
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Negligenza cliente: quando la banca non è responsabile
Un professionista ha citato in giudizio la propria banca a seguito di prelievi non autorizzati effettuati dalla sua collaboratrice per un decennio. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che la grave negligenza del cliente, consistita nel non aver mai controllato gli estratti conto, ha interrotto il nesso di causalità. Questa condotta omissiva è stata ritenuta la causa principale del danno, esonerando l'istituto di credito da ogni responsabilità. La decisione sottolinea come la negligenza del cliente possa annullare il diritto al rimborso.
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Errore di fatto: quando la Cassazione non si corregge
Un istituto di credito ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto. La Corte aveva precedentemente cassato una sentenza d'appello in una controversia su gestioni patrimoniali. In questa ordinanza, la Cassazione dichiara inammissibile la richiesta di revocazione, chiarendo che la sua precedente decisione non si basava su una svista materiale, ma su una valutazione giuridica del ragionamento del giudice d'appello. La richiesta della banca è stata quindi respinta in quanto tentativo di ottenere un riesame nel merito, non consentito tramite lo strumento della revocazione per errore di fatto.
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Prova contratto di investimento: la Cassazione decide
Una società di investimenti, condannata a restituire una cospicua somma a un cliente, ha tentato di invalidare la pretesa in Cassazione sostenendo la nullità del contratto per assenza di forma scritta. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione si fonda sul principio di non contestazione: poiché la società non aveva mai negato l'esistenza del rapporto contrattuale nei gradi di merito, ma anzi aveva basato la sua difesa su altre argomentazioni, tale fatto doveva considerarsi provato. Questa ordinanza sottolinea come la condotta processuale delle parti possa essere decisiva per la prova del contratto di investimento.
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Cessione in blocco: prova e oneri del cessionario
Un garante ha presentato ricorso alla Suprema Corte, contestando la validità di una cessione in blocco di crediti utilizzata per legittimare il nuovo creditore. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la prova di una cessione in blocco può essere stabilita attraverso una combinazione di elementi, inclusa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la condotta processuale del creditore originario, senza richiedere necessariamente il deposito del contratto di cessione stesso.
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Nullità fideiussione: inammissibile se c’è giudicato
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due garanti che contestavano un'azione revocatoria. I ricorrenti avevano sollevato la questione della nullità fideiussione per violazione delle norme antitrust, ma la Corte ha stabilito che la mancata opposizione a un precedente decreto ingiuntivo aveva creato un giudicato sulla validità del contratto. Pertanto, la questione della nullità non poteva essere sollevata in una fase successiva, consolidando la decisione dei giudici di merito.
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Interruzione del processo: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello perché quest'ultima non aveva dichiarato l'interruzione del processo nonostante la morte dell'appellante fosse stata formalmente comunicata. La richiesta di interruzione era stata presentata prima della scadenza dei termini per il deposito delle memorie finali. La Suprema Corte ha ribadito che, in tali circostanze, il giudice ha l'obbligo di interrompere il giudizio, e la sua omissione determina la nullità della sentenza successiva. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Prova fideiussione: sì anche con presunzioni
Una compagnia assicurativa chiede il rimborso di una somma pagata in forza di una polizza fideiussoria, ma i debitori ne disconoscono le firme. La Corte di Cassazione stabilisce che la prova della fideiussione non è limitata al solo documento contrattuale, ma può essere fornita con ogni mezzo, incluse le presunzioni, come la corrispondenza tra le parti e l'ente beneficiario, anche se il documento principale è stato contestato.
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Omessa Pronuncia: quando riproporre la domanda
Una parte attrice ha intentato una nuova causa per far dichiarare la nullità di alcune fideiussioni. La controparte ha eccepito che la questione fosse già stata decisa in un precedente giudizio (giudicato). La Corte di Cassazione ha stabilito che la precedente omessa pronuncia del giudice sulla validità delle fideiussioni non forma giudicato, consentendo quindi alla parte di agire nuovamente in un separato processo per far valere le sue ragioni.
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Ricorso per cassazione: i rischi dell’assemblaggio di atti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione in materia di fideiussione bancaria. La decisione non si è basata sul merito della controversia, ma su un vizio formale: il ricorso era stato redatto assemblando e riproducendo testualmente interi atti dei precedenti gradi di giudizio, violando il requisito dell'esposizione sommaria dei fatti. La Corte ha ribadito che tale pratica, definita 'assemblaggio', trasferisce indebitamente al giudice il compito di selezionare le parti rilevanti, rendendo l'atto non specifico e quindi inammissibile.
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Garanzia autonoma: quando è abusiva l’escussione?
Una società ferroviaria ha escusso una garanzia autonoma a danno di due banche per l'inadempimento di un appaltatore. La Corte d'Appello ha qualificato l'escussione come abusiva. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione che, data la complessità della materia, ha emesso un'ordinanza interlocutoria per rinviare la causa a pubblica udienza, al fine di approfondire il concetto di escussione abusiva della garanzia autonoma.
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Piano del consumatore: la Cassazione sui piani lunghi
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di gestione crediti contro l'omologazione di un piano del consumatore. Il creditore lamentava l'eccessiva durata (14 anni) della dilazione di pagamento. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla lunghezza e congruità del piano rientra nel merito del giudizio del Tribunale e non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non venga sollevata una specifica censura per vizio di motivazione, cosa non avvenuta nel caso di specie. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice di merito nel bilanciare l'interesse del creditore con il principio della "second chance" per il debitore sovraindebitato.
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Giurisdizione consumatore nel trading online: la guida
Un investitore citava in giudizio una società di trading online estera per ottenere un risarcimento danni. La società eccepiva la carenza di giurisdizione del giudice italiano in favore di quello inglese, come previsto da una clausola contrattuale. La Corte di Cassazione ha confermato la giurisdizione italiana, stabilendo che l'investitore, agendo per scopi estranei alla propria attività professionale, riveste la qualifica di consumatore. Di conseguenza, si applica la speciale giurisdizione del consumatore prevista dai regolamenti europei, che consente di adire il tribunale del proprio luogo di residenza, a condizione che l'attività del professionista sia diretta verso tale Stato, come accertato nel caso di specie.
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