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Diritto Bancario

Cessione passività bancarie: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto di credito subentrato nelle passività di una banca in liquidazione. La questione verteva sulla successione in un contenzioso relativo a conti correnti. La Corte ha stabilito che il ricorso era inammissibile perché non contestava adeguatamente la ‘ratio decidendi’ della Corte d’Appello, la quale aveva accertato in fatto che i rapporti non erano estinti né ‘in sofferenza’ al momento della cessione. Questa ordinanza sottolinea l’importanza di centrare l’impugnazione sui fondamenti della decisione precedente per evitare una declaratoria di inammissibilità.

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Contratto autonomo di garanzia: nullità opponibile

La Corte di Cassazione respinge il ricorso di una società di gestione crediti, confermando che nel contratto autonomo di garanzia il garante può sempre opporre la nullità del contratto principale se deriva dalla violazione di norme imperative, come l’illegittimo esercizio dello ‘ius variandi’ da parte della banca. Viene inoltre ribadito che l’accertamento del credito in sede fallimentare contro il debitore principale non è vincolante per il garante.

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Onere della prova: chi deve produrre il contratto?

Una società ha citato in giudizio una banca per la restituzione di somme indebitamente pagate. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda, attribuendo al cliente l’onere della prova tramite la produzione del contratto e di tutti gli estratti conto. La Corte di Cassazione ha cassato questa decisione, chiarendo che l’onere della prova può ricadere sulla banca, specialmente se il cliente non è in grado di produrre il contratto perché mai ricevuto o perché inesistente in forma scritta.

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Colpa grave consumatore: accesso negato alla crisi

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di un piano di ristrutturazione del debito, stabilendo che la colpa grave del consumatore, manifestata attraverso una reiterata e avventata richiesta di credito, è un ostacolo all’accesso alla procedura. La Corte ha precisato che la potenziale negligenza del finanziatore nel valutare il merito creditizio non esclude né attenua la responsabilità del debitore, confermando la distinzione tra i due profili di colpa.

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Estinzione del giudizio: rinuncia reciproca al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso principale da parte di due istituti bancari e della rinuncia al ricorso incidentale da parte di una società. La decisione si basa sull’accettazione reciproca delle rinunce, conformemente agli artt. 390 e 391 c.p.c., senza statuizione sulle spese.

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Buoni Postali Fruttiferi: Timbro Prevale sul Modulo?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su una controversia relativa ai rendimenti dei buoni postali fruttiferi. Dei risparmiatori chiedevano l’applicazione dei tassi più vantaggiosi stampati sul retro dei titoli, appartenenti a una serie precedente. I buoni, tuttavia, erano stati emessi con un timbro che indicava una nuova serie (Q/P) e riportava tassi d’interesse inferiori, seppur non coprendo integralmente la vecchia tabella. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che le condizioni stabilite dal decreto ministeriale per la nuova serie prevalgono su quelle pre-stampate. Secondo i giudici, l’apposizione del timbro, per quanto imperfetta, è sufficiente a escludere il legittimo affidamento del risparmiatore sulle condizioni originarie, in quanto la normativa che modifica i tassi ha natura cogente e si sostituisce automaticamente alle clausole difformi.

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Cancellazione società e crediti: la Cassazione decide

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno risolto un contrasto giurisprudenziale sulla sorte dei crediti di una società cancellata dal registro delle imprese. La sentenza stabilisce che la cancellazione non comporta una rinuncia automatica ai crediti, anche se non iscritti nel bilancio finale di liquidazione. Tali crediti si trasferiscono ai soci in un fenomeno successorio. Spetta al debitore dimostrare l’eventuale rinuncia esplicita da parte della società creditrice. Nel caso specifico, il socio unico di una società cancellata è stato ritenuto legittimato a proseguire l’azione legale contro una banca per la restituzione di somme indebitamente percepite.

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Equo compenso avvocati: la Cassazione nega la retroattività

In una controversia tra un legale e un istituto di credito per il pagamento di compensi professionali, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull’equo compenso. L’ordinanza chiarisce che la normativa sull’equo compenso (art. 13-bis L. 247/2012) non è retroattiva e non può quindi invalidare le convenzioni tariffarie stipulate prima della sua entrata in vigore. La Corte ha inoltre ritenuto legittimo il frazionamento del credito da parte del legale, data la complessità del caso, ma ha accolto le doglianze sulla mancata prova della conclusione di una delle convenzioni tariffarie, rinviando il caso al Tribunale per una nuova valutazione.

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Espromissione e risanamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante la validità di un contratto di espromissione stipulato da due soci per garantire il debito residuo della loro società verso una banca. L’accordo era collegato all’adesione della banca a un piano di risanamento, che implicava una rinuncia parziale al credito. I soci avevano sostenuto la nullità dell’espromissione per mancanza di causa. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Ha stabilito che l’accordo era valido, interpretandolo come un’espromissione liberatoria finalizzata a garantire l’integrale soddisfacimento del creditore. I motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili per genericità e per la pretesa di un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

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Specificità del ricorso in Cassazione: i requisiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia bancaria per carenza di specificità. La decisione sottolinea che le censure relative al superamento del tasso soglia e all’esistenza di un fido di fatto devono essere formulate in modo dettagliato e autosufficiente, senza richiedere alla Corte una nuova valutazione del merito. La sentenza ribadisce l’importanza della corretta formulazione degli atti per superare il vaglio di ammissibilità, confermando che la mancanza di una precisa esposizione dei fatti e delle prove rende il ricorso non scrutinabile.

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Ricorso inammissibile: l'onere del deposito notifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa del mancato deposito della copia della sentenza impugnata, completa della prova di notifica via PEC. Il caso riguardava un’opposizione a un pignoramento immobiliare. La Corte ha sottolineato che tale adempimento è un onere imprescindibile per la parte ricorrente, necessario per verificare la tempestività dell’impugnazione, e la sua omissione non è sanabile, portando all’improcedibilità del ricorso senza esame del merito.

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Responsabilità intermediario: il promotore di fatto

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità dell’intermediario finanziario per le azioni di un cosiddetto “promotore di fatto”. In un caso di sottrazione di fondi da un conto corrente, la Corte ha escluso la responsabilità della banca, poiché non è stato provato alcun rapporto di preposizione, né formale né di fatto, tra l’autore dell’illecito e l’istituto di credito. La decisione sottolinea che la semplice presenza di una persona nei locali della banca non è sufficiente a stabilire un legame che giustifichi il risarcimento a carico dell’intermediario.

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Inammissibilità del ricorso: chiarezza è requisito

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per revocazione presentato da due garanti. L’appello, fondato su un presunto errore di fatto del giudice, è stato giudicato contraddittorio e poco chiaro, violando il dovere processuale di sinteticità. La Corte ha stabilito che la mancata chiarezza nell’esposizione dei motivi impedisce l’esame nel merito, confermando così la precedente decisione e condannando i ricorrenti alle spese. Questo caso sottolinea l’importanza della chiarezza formale negli atti giudiziari.

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Cessione ramo d'azienda: debiti esclusi e limiti

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del trasferimento di passività in una cessione di ramo d’azienda bancario. Un cliente aveva citato in giudizio un istituto di credito per somme indebitamente trattenute da una banca poi posta in liquidazione, il cui ramo d’azienda era stato acquisito dal nuovo istituto. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che i debiti relativi a rapporti estinti anni prima della cessione non si trasferiscono all’acquirente, anche se oggetto di una causa pendente. Il criterio decisivo non è la pendenza della lite, ma l’effettiva ‘inerenza e funzionalità’ del rapporto all’esercizio dell’impresa bancaria ceduta, requisito che un rapporto esaurito non può soddisfare.

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Azione revocatoria: credito non accertato sufficiente

Una ex consigliera di amministrazione di un istituto di credito dona degli immobili alla nuora. La banca agisce con un’azione revocatoria per rendere inefficaci le donazioni, vantando un credito risarcitorio nei confronti della sua ex amministratrice, sebbene non ancora accertato in un giudizio separato. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, rigetta il ricorso della donna. Viene ribadito il principio consolidato secondo cui, per l’azione revocatoria, non è richiesto un credito definitivamente accertato, essendo sufficiente una ragione di credito probabile e non palesemente pretestuosa, data la natura cautelare e preventiva dello strumento.

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Obblighi informativi buoni postali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione analizza la responsabilità di un ente emittente per la mancata consegna del Foglio Informativo relativo a buoni postali, che ha portato alla prescrizione del diritto al rimborso dei risparmiatori. Data la rilevanza della questione sugli obblighi informativi buoni postali e la presenza di decisioni contrastanti, la Corte ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una pronuncia di valore nomofilattico, senza ancora decidere nel merito.

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Sanzioni Banca d'Italia: il giudicato penale non basta

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’assoluzione in sede penale “perché il fatto non sussiste” non comporta l’annullamento automatico delle sanzioni Banca d’Italia irrogate per i medesimi eventi. La Corte ha chiarito che l’illecito amministrativo, legato alla violazione di norme di vigilanza, e il reato penale sono fattispecie distinte. Pertanto, la validità delle sanzioni amministrative deve essere valutata autonomamente. Il ricorso di un ex dirigente bancario, sanzionato per gravi irregolarità gestionali, è stato respinto.

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Assegno circolare prescritto: diritti e tutele

Un creditore, beneficiario di un assegno circolare prescritto emesso da una banca a seguito di un’ordinanza di assegnazione, ha citato in giudizio la banca per ottenere il pagamento. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che con la prescrizione il beneficiario perde ogni diritto derivante dal titolo. Inoltre, poiché il creditore era già in possesso di un’ordinanza di assegnazione, che costituisce titolo esecutivo, una nuova azione di condanna è stata ritenuta inammissibile per carenza di interesse ad agire.

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Crediti prededucibili e tasso di interesse: la Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che gli interessi sui crediti prededucibili, sorti nell’ambito di una procedura di amministrazione straordinaria, maturano fino al completo pagamento e al tasso di interesse pattuito tra le parti (convenzionale), e non a quello legale. La controversia vedeva un istituto di credito opporsi a una società in amministrazione straordinaria. La Corte ha chiarito che, in assenza di una lacuna normativa, si applica la regola generale dell’art. 1284 c.c., respingendo l’applicazione analogica delle norme sui crediti privilegiati. Questa decisione rafforza la tutela dei crediti sorti per sostenere le procedure concorsuali.

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Litisconsorzio necessario: appello inammissibile

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di un appello proposto da un istituto di credito per un errore procedurale cruciale. La banca aveva notificato l’atto a persone che avevano rinunciato all’eredità di un promotore finanziario, parte necessaria del giudizio. La sentenza ribadisce i principi del litisconsorzio necessario processuale in caso di obbligazioni solidali e sottolinea che la notifica a un non-erede è giuridicamente nulla, portando all’inammissibilità dell’impugnazione come previsto dall’art. 331 c.p.c.

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