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Diritto Bancario

Fideiussione omnibus: la prova dell'intesa antitrust

Un istituto di credito ha appellato una sentenza che aveva annullato una fideiussione omnibus del 1994 per una clausola anticoncorrenziale. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che per le garanzie antecedenti all’indagine della Banca d’Italia del 2002-2005, spetta al garante l’onere di provare l’esistenza di un’intesa illecita. In assenza di tale prova, la fideiussione è stata ritenuta valida e il garante condannato al pagamento.

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Assegno con firma falsa: la responsabilità della banca

Una sentenza della Corte d’Appello di Salerno chiarisce la responsabilità della banca in caso di pagamento di un assegno con firma falsa. La Corte ha stabilito che la banca è responsabile se la falsificazione è riconoscibile a occhio nudo (ictu oculi), riformando parzialmente la decisione di primo grado. È stata ritenuta la responsabilità dell’istituto per gli assegni pagati a terzi, ma esclusa per un assegno il cui beneficiario era lo stesso correntista, in quanto non è stato ravvisato un danno effettivo.

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Legittimazione attiva cessionario: come provarla

Una società cessionaria di un credito ha ottenuto la riforma di una sentenza di primo grado che ne negava la legittimazione attiva. La Corte d’Appello ha stabilito che la produzione del contratto di cessione in blocco, unitamente a documenti specifici del rapporto, costituisce prova sufficiente della titolarità del credito. Questa decisione chiarisce l’onere probatorio per la legittimazione attiva del cessionario nei giudizi di recupero crediti.

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Buoni Postali Q/P: il timbro prevale sulla stampa

La Corte d’Appello di Salerno ha stabilito che per i buoni postali Q/P, i tassi di interesse sono quelli della nuova serie indicata dal timbro, anche se questo non copre interamente la stampa originale. La visibilità dei vecchi tassi non crea un legittimo affidamento per il risparmiatore, confermando la decisione del Tribunale.

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Mutatio libelli: no a nuove domande in corso di causa

Una società correntista ha impugnato una sentenza di primo grado, chiedendo in appello la rettifica del proprio saldo debitorio per addebiti non contestati tempestivamente. La Corte d’Appello ha rigettato l’impugnazione, qualificando la nuova richiesta come una inammissibile *mutatio libelli*, ovvero una modifica non consentita della domanda iniziale. La decisione sottolinea che le pretese devono essere definite all’inizio del processo, non potendo essere introdotte nuove questioni in una fase avanzata della causa.

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Cessione del credito: chi risponde del contratto?

Un cliente ha citato in giudizio una società finanziaria, cessionaria di un credito derivante da un contratto di finanziamento, per usura. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, chiarendo che in caso di cessione del credito, il cessionario acquista solo il diritto a ricevere il pagamento e non risponde delle questioni relative alla validità del contratto originario. L’azione va proposta contro il cedente, ovvero la finanziaria che ha stipulato il contratto.

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Mancata iscrizione Albo 106 TUB: è valido il recupero?

Due garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo da 850.000 euro, sostenendo la carenza di legittimazione del servicer per la sua mancata iscrizione all’albo ex art. 106 TUB. Il Tribunale di Torino ha respinto l’opposizione, stabilendo che la mancata iscrizione albo 106 TUB costituisce una violazione di norme amministrative che non incide sulla validità civilistica dell’azione di recupero crediti. La sentenza ha inoltre confermato la validità della prova della cessione del credito e della garanzia prestata.

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Nullità mutuo ripianamento: quando è valido?

Un’azienda ha citato in giudizio una banca per addebiti illegittimi su un conto corrente, chiedendo anche la nullità di un mutuo successivo stipulato per ripianare l’esposizione. Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda sul conto corrente, ricalcolando il saldo a favore del cliente a causa di anatocismo e commissioni non dovute. Tuttavia, ha respinto la richiesta di nullità del mutuo di ripianamento, chiarendo che la mera finalità di ristrutturazione del debito, se non integrata nella causa contrattuale con un interesse specifico anche per la banca, non è sufficiente a invalidare il contratto.

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Estinzione anticipata: rimborso costi up-front

Il Tribunale di Torino ha confermato il diritto del consumatore al rimborso proporzionale di tutti i costi, inclusi quelli ‘up-front’, in caso di estinzione anticipata del finanziamento. La decisione, in linea con la sentenza Lexitor della CGUE e la pronuncia della Corte Costituzionale, stabilisce che tale principio si applica anche ai contratti stipulati prima del 2021, rigettando l’appello della società finanziaria e confermando l’uso del criterio di calcolo pro-rata temporis.

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Ammortamento alla francese: non è anatocismo

Dei mutuatari hanno citato in giudizio una banca sostenendo che il loro mutuo fosse nullo per usura, indeterminatezza del tasso (EURIBOR) e anatocismo derivante dal sistema di ammortamento alla francese. Il Tribunale di Torino ha respinto tutte le domande. Ha stabilito che i tassi di interesse erano inferiori alla soglia di usura, che l’EURIBOR è un parametro valido e che l’ammortamento alla francese non costituisce anatocismo, poiché gli interessi vengono pagati a ogni rata e non capitalizzati.

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Nullità di un contratto di Interest Rate Swap (IRS)

Il Tribunale ha stabilito che la mancata indicazione nel contratto di Interest Rate Swap (IRS) degli elementi essenziali per la determinazione del mark to market e del rischio di controparte, determina la nullità del contratto per indeterminatezza dell’oggetto. Ciò a prescindere dalla qualifica di operatore qualificato del cliente, in quanto l’alea del contratto non risulta misurabile o determinabile.

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Competenza Sezione Impresa: quando decide il giudice

Un investitore ha citato in giudizio una banca, sostenendo la nullità di un’operazione di acquisto di azioni e obbligazioni in quanto collegata a un finanziamento concesso dalla stessa banca (c.d. ‘operazione baciata’). La banca convenuta ha eccepito l’incompetenza della Sezione Specializzata in Materia di Impresa. Il Tribunale di Venezia ha accolto l’eccezione, dichiarando la propria incompetenza. La motivazione risiede nel fatto che l’oggetto reale della controversia non è il rapporto societario, ma la validità del contratto di finanziamento. Pertanto, la causa rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non in quella della sezione specializzata.

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Opposizione a decreto ingiuntivo: quando è accolta?

Una società e i suoi fideiussori hanno presentato opposizione a decreto ingiuntivo emesso su richiesta di un istituto di credito per debiti derivanti da vari rapporti bancari. Il Tribunale ha parzialmente accolto l’opposizione, revocando il decreto originario. La decisione si fonda sull’accertamento dell’illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo), che ha portato alla necessità di un ricalcolo del debito. La sentenza chiarisce che la banca non può applicare interessi su interessi, riducendo così l’importo dovuto dal cliente.

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Opposizione all'esecuzione: motivi e limiti del debito

Una debitrice ha presentato opposizione all’esecuzione per un pignoramento dello stipendio derivante da un mutuo non pagato. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, confermando che il contratto di mutuo è un titolo esecutivo valido anche per il debito residuo dopo una prima esecuzione immobiliare. Inoltre, ha chiarito che l’onere di provare l’estinzione del debito spetta al debitore e ha definito le regole per il pignoramento dello stipendio in presenza di altre trattenute.

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Giudicato e fideiussione: l'azione di nullità è preclusa

Il Tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile la domanda di alcuni fideiussori volta a far dichiarare la nullità di un contratto di garanzia. La decisione si fonda sul principio del giudicato, poiché una precedente sentenza, non appellata, aveva già confermato un decreto ingiuntivo basato sulla stessa fideiussione. Il Tribunale ha chiarito che il giudicato copre non solo le questioni effettivamente sollevate nel primo processo (il dedotto), ma anche tutte quelle che si sarebbero potute sollevare (il deducibile), inclusa la presunta nullità del contratto.

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Azione revocatoria: inefficacia cessione immobiliare

Una banca ha promosso un’azione revocatoria contro un garante e il beneficiario di un trasferimento immobiliare. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, dichiarando l’atto di cessione inefficace nei confronti della banca. La decisione si fonda sulla prova che la cessione pregiudicava la garanzia patrimoniale del creditore (eventus damni) e che sia il debitore sia il terzo acquirente erano consapevoli di tale pregiudizio (scientia damni), desunta dal loro stretto e pregresso rapporto d’affari.

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Pagamento debito scaduto: no alla revocatoria fallimentare

Un curatore fallimentare ha agito in giudizio contro un istituto di credito per ottenere la restituzione di pagamenti per oltre 3,7 milioni di euro, sostenendo che fossero rimborsi anticipati di un mutuo non ancora dovuto. La banca si è difesa affermando che i versamenti rientravano in un più ampio accordo transattivo per sanare una complessa esposizione debitoria. Il Tribunale ha respinto la domanda, accertando che al momento dei versamenti, la società (poi fallita) aveva debiti già esigibili per un importo superiore a quello pagato. Di conseguenza, l’operazione è stata qualificata come pagamento di un debito scaduto, che per legge non è soggetto ad azione revocatoria.

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Disconoscimento firma: quando la CTU è decisiva

Un cliente si oppone a un decreto ingiuntivo per un debito derivante da due finanziamenti, eccependo la prescrizione e il disconoscimento della propria firma sui contratti. Il Tribunale di Roma ha respinto l’opposizione, confermando il debito. La decisione si fonda sulla corretta applicazione della prescrizione decennale, che decorre dalla scadenza dell’ultima rata, e sull’esito di una perizia grafologica (CTU) che ha confermato l’autenticità delle firme, rendendo il disconoscimento firma inefficace.

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Estinzione anticipata finanziamento: rimborso costi

Un consumatore ha richiesto il rimborso parziale dei costi di un finanziamento dopo averlo estinto in anticipo. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, condannando l’istituto finanziario a restituire una quota di tutti i costi sostenuti, inclusi quelli iniziali e non ricorrenti. La decisione si fonda sul principio europeo, recepito dalla Cassazione, secondo cui l’estinzione anticipata finanziamento dà diritto a una riduzione del ‘costo totale del credito’, senza esclusioni.

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Cessione del credito: prova e oneri del creditore

Un debitore si opponeva a un decreto ingiuntivo, contestando la legittimità del creditore subentrato tramite una cessione del credito. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, ritenendo che la società finanziaria avesse fornito prove adeguate della cessione, come il contratto e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La sentenza chiarisce anche che la prescrizione del finanziamento decorre dalla scadenza dell’ultima rata e che un TAEG errato non invalida il contratto.

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