LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Bancario

Responsabilità Autorità Vigilanza: quando è esclusa

Una risparmiatrice ha citato in giudizio le autorità di vigilanza per le perdite subite a seguito dell’acquisto di azioni di una banca, lamentando una loro omessa supervisione. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, rigettando la domanda. La sentenza sottolinea che per accertare la responsabilità dell’autorità di vigilanza non bastano allegazioni generiche, ma è necessario provare una specifica omissione colposa e, soprattutto, un nesso di causalità diretto tra tale omissione e il danno subito dall’investitore, elementi che nel caso di specie mancavano del tutto.

Continua »
Prova cessione credito: come dimostrarla in giudizio

Una società di recupero crediti, agendo come mandataria di un’altra società, ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro un debitore. Il debitore si è opposto, eccependo, tra le altre cose, il difetto di legittimazione attiva del creditore per mancata prova della catena di cessioni. Il Tribunale di primo grado ha accolto l’opposizione per prescrizione del credito. La Corte d’Appello, esaminando l’appello incidentale del debitore, ha riformato la sentenza. Ha stabilito che la prova della cessione del credito non era stata fornita. La sola pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a dimostrare la titolarità del singolo credito, in assenza della produzione dei relativi contratti di cessione. Di conseguenza, ha accolto l’appello incidentale, revocato il decreto ingiuntivo e dichiarato che nulla era dovuto.

Continua »
Coobbligato o fideiussore? La differenza in un mutuo

La Corte d’Appello di Venezia conferma che la firma di un contratto di finanziamento come “coobbligato” non esclude la qualifica di fideiussore. La sentenza stabilisce che il termine definisce solo la solidarietà passiva, ma la natura del rapporto è quella di una garanzia fideiussoria. Di conseguenza, la banca che non agisce entro sei mesi dalla scadenza del debito perde il diritto di rivalersi sul garante, confermando la distinzione tra coobbligato e fideiussore.

Continua »
Assistenza finanziaria: nullità acquisto azioni proprie

Il Tribunale di Torino si è pronunciato su un complesso caso di assistenza finanziaria. Alcuni investitori hanno citato in giudizio una banca per presunti illeciti in operazioni finanziarie. La corte ha dichiarato la nullità di un’operazione di acquisto di azioni della banca stessa, finanziata da un affidamento concesso dalla medesima, riducendo il debito degli attori. Tuttavia, ha rigettato gran parte delle altre domande, condannando gli investitori al pagamento del debito residuo e di ingenti spese legali, confermando la loro classificazione come clienti professionali.

Continua »
Nullità fideiussione antitrust: l'onere della prova

Il Tribunale ha respinto l’opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da due garanti. Essi sostenevano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust, basandosi sulla conformità del contratto a uno schema censurato. Il giudice ha stabilito che la mera conformità non è sufficiente, essendo necessario per i garanti (fideiussori) provare l’esistenza di un’intesa anticoncorrenziale a monte a cui la finanziaria avesse specificamente aderito, prova che non è stata fornita. La corte ha quindi confermato la validità del debito e del decreto ingiuntivo, rigettando la richiesta di nullità fideiussione antitrust.

Continua »
Opposizione tardiva decreto ingiuntivo: i limiti

Un consumatore ha presentato un’opposizione tardiva a un decreto ingiuntivo ottenuto da una società finanziaria, lamentando la presenza di clausole abusive nel contratto di finanziamento. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che, secondo i principi della Cassazione (sent. 9479/2023), tale strumento è strettamente limitato alla valutazione dell’abusività delle clausole. Il giudice ha ritenuto che il consumatore non avesse adeguatamente dimostrato come le clausole contestate incidessero concretamente sulla pretesa creditoria, giudicando le sue allegazioni troppo generiche. Di conseguenza, l’opposizione è stata rigettata e il consumatore condannato al pagamento delle spese legali.

Continua »
Abuso del diritto: richiesta documenti e condanna

Un cliente ha richiesto documenti a una banca agendo in via monitoria. Il Tribunale ha revocato il decreto ingiuntivo, ravvisando un abuso del diritto. La richiesta era stata inviata a un ufficio incompetente e il cliente, pur informato, non ha corretto l’errore, violando il dovere di buona fede. La condotta è stata sanzionata con la condanna per responsabilità aggravata.

Continua »
Fideiussione omnibus: la nullità parziale non salva

Il Tribunale di Torino si è pronunciato su un’opposizione a decreto ingiuntivo basata sulla presunta nullità di una fideiussione omnibus. La sentenza chiarisce la distinzione temporale per l’applicazione della nullità parziale legata allo schema ABI: la prova dell’intesa anticoncorrenziale è presunta solo per i contratti antecedenti al provvedimento della Banca d’Italia del 2005. Per quelli successivi, l’onere della prova ricade sul garante. Inoltre, il Tribunale ha stabilito che la clausola ‘a semplice richiesta’ è sufficiente a impedire la decadenza del creditore ai sensi dell’art. 1957 c.c. Di conseguenza, pur revocando il decreto ingiuntivo originario a causa di pagamenti parziali avvenuti in corso di causa, ha condannato i garanti al pagamento del debito residuo.

Continua »
Riscatto leasing tardivo: è valido?

Una società ha tentato di esercitare l’opzione di riscatto di un’autovettura in leasing dopo la scadenza contrattuale, basandosi su comunicazioni con agenzie terze. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che il riscatto leasing tardivo non è valido se la società concedente ha già manifestato la volontà di avvalersi della decadenza e se non è provato che le agenzie terze avessero il potere di rappresentarla e di rinunciare a tale decadenza. La decisione sottolinea la rigidità dei termini contrattuali e l’onere della prova a carico di chi afferma l’esistenza di un potere di rappresentanza.

Continua »
Riassunzione del processo: decorrenza del termine

Un investitore fa causa a una banca per presunte irregolarità in operazioni finanziarie. Durante la causa, la banca entra in liquidazione coatta amministrativa. Il Tribunale di primo grado dichiara estinto il processo, ritenendo tardiva la riassunzione del processo da parte dell’investitore. La Corte d’Appello riforma la decisione, stabilendo che il termine per la riassunzione decorre dalla dichiarazione giudiziale dell’interruzione e non dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Tuttavia, la Corte rigetta nel merito le domande dell’investitore, poiché non sussisteva nullità e, nel complesso, il portafoglio di investimenti aveva generato plusvalenze.

Continua »
Tasso Interesse Indeterminato: quando è valido?

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso di due clienti contro un istituto di credito, confermando la validità di un contratto di mutuo. I ricorrenti sostenevano che il tasso di interesse fosse indeterminato. La Corte ha stabilito che se il contratto contiene tutti gli elementi per il calcolo matematico della rata (importo, durata, tasso), l’oggetto è determinato e il contratto valido. Di conseguenza, è stato confermato anche l’addebito delle spese legali ai ricorrenti in base al principio della soccombenza.

Continua »
Assegno in bianco: come difendersi dal riempimento

Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma chiarisce le modalità di difesa in caso di riempimento abusivo di un assegno in bianco. Il caso riguarda una persona che si era opposta a un precetto basato su un assegno da lei firmato, ma compilato dal creditore in violazione degli accordi. La Corte ha stabilito che, in caso di riempimento ‘contra pacta’ (contro gli accordi), non è necessaria la complessa querela di falso, ma è sufficiente il disconoscimento della scrittura. Questa decisione ribalta la sentenza di primo grado e accoglie l’opposizione, annullando il precetto e spostando l’onere della prova sul creditore.

Continua »
Deposito cauzionale e mutuo: quando si ha erogazione?

La Corte d’Appello di Roma ha confermato che un mutuo si considera erogato anche quando la somma viene immediatamente vincolata in un deposito cauzionale a garanzia. Decisiva è l’acquisizione della disponibilità giuridica dei fondi da parte del mutuatario, che sceglie di utilizzarli per costituire tale garanzia. La sentenza ha respinto l’appello dei mutuatari, i quali sostenevano la mancata erogazione e l’usurarietà del contratto, chiarendo che la costituzione del deposito cauzionale è un atto dispositivo della somma già entrata nel patrimonio del debitore.

Continua »
Transazione novativa: quando chiude ogni lite?

Una società ha citato in giudizio una banca per presunte irregolarità nei rapporti bancari. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, confermando che un precedente accordo transattivo generale (una transazione novativa) era valido e precludeva qualsiasi ulteriore azione legale. La Corte ha stabilito che l’accordo, volto a chiudere tutte le controversie presenti e future, non era nullo, poiché le presunte nullità delle singole clausole contrattuali non rendevano l’intero contratto illecito.

Continua »
Assegno Circolare Prescritto: Chi Perde i Soldi?

La Corte di Appello di Roma chiarisce le sorti di un assegno circolare prescritto. La sentenza stabilisce che il beneficiario, non avendo incassato il titolo entro il termine di tre anni, perde ogni diritto di pagamento nei confronti della banca emittente. Il diritto a richiedere il rimborso della provvista, versata al Fondo Unico di Giustizia, spetta unicamente a chi aveva richiesto l’emissione dell’assegno (in questo caso, la stessa banca in qualità di terzo pignorato), a condizione che il beneficiario restituisca l’originale del titolo scaduto. La Corte ha rigettato l’appello confermando la decisione di primo grado.

Continua »
Assegno non trasferibile: diligenza della banca

Una società emetteva un assegno non trasferibile, successivamente intercettato e incassato da un truffatore. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, escludendo la responsabilità dell’istituto di credito. La sentenza chiarisce che la responsabilità della banca non è oggettiva, ma va valutata secondo il criterio della diligenza professionale. Poiché le specifiche contestazioni sulla visibilità della falsificazione sono state sollevate tardivamente in giudizio, e l’identificazione del presentatore era avvenuta con un documento valido, la banca è stata ritenuta non responsabile.

Continua »
Spese processuali estinzione anticipata: la guida

Una sentenza della Corte d’Appello chiarisce le regole sulle spese processuali in caso di estinzione anticipata del prestito. La Corte ha stabilito che, a seguito della consolidata giurisprudenza (sentenza Lexitor), la questione del rimborso di tutti i costi non è più ‘nuova’. Pertanto, è illegittima la compensazione delle spese legali decisa dal giudice di primo grado. L’istituto finanziario, risultato soccombente, è stato condannato a rimborsare integralmente le spese legali all’appellante.

Continua »
Pagamento assegno non trasferibile: diligenza banca

Una società inviava per posta ordinaria degli assegni non trasferibili, che venivano rubati e incassati da impostori. La banca negoziatrice li identificava con documenti d’identità che apparivano validi. La Corte d’Appello, ribaltando la sentenza di primo grado, ha escluso la responsabilità della banca. Ha stabilito che il pagamento di un assegno non trasferibile, effettuato dopo aver verificato un singolo documento d’identità valido e senza palesi segni di falsificazione, soddisfa l’obbligo di diligenza professionale, liberando la banca da colpa.

Continua »
Legittimazione attiva creditore: prova e cessione

Un debitore si oppone a un’esecuzione forzata, contestando la legittimazione attiva del creditore per mancata prova della cessione del credito. Il giudice di primo grado sospende la procedura. In sede di reclamo, il Tribunale di Pescara ribalta la decisione, affermando che la prova della cessione può essere fornita con ogni mezzo, anche presuntivo. La combinazione di avviso in Gazzetta Ufficiale, dichiarazione del cedente e possesso del titolo è stata ritenuta sufficiente per dimostrare la titolarità del credito e quindi la legittimazione attiva del creditore.

Continua »
Cessazione materia del contendere: la rinuncia del creditore

Una curatela fallimentare agiva contro un istituto di credito per recuperare una somma che la banca aveva incassato prima del fallimento, ma che poi, per errore, non aveva detratto dalla propria richiesta di insinuazione al passivo. La banca e la società cessionaria del credito, pur eccependo l’inammissibilità della domanda, hanno dichiarato in giudizio di accettare la riduzione del credito ammesso. Il Tribunale ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, ritenendo che la rinuncia della banca a far valere il maggior credito avesse eliminato l’oggetto della disputa.

Continua »