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Diritto Bancario

Onere della prova affidamento: la decisione in appello

Un correntista ha citato in giudizio una banca per addebiti ritenuti illegittimi, come anatocismo e commissione di massimo scoperto. In primo grado, la domanda è stata respinta per prescrizione, non avendo il cliente prodotto il contratto di fido. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’onere della prova dell’affidamento può essere soddisfatto tramite gli estratti conto, che nel caso di specie ne dimostravano l’esistenza e l’ammontare. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato nulla la clausola sulla commissione di massimo scoperto e illegittimo l’anatocismo per un determinato periodo, ordinando una nuova valutazione tecnica per ricalcolare le somme dovute.

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Fondo patrimoniale: quando è revocabile dal creditore?

Una società creditrice ha ottenuto la revoca di un fondo patrimoniale costituito dai debitori. Il Tribunale ha confermato che la delega del recupero crediti a un sub-servicer non iscritto all’albo ex art. 106 TUB non inficia l’azione. Ha inoltre stabilito che la costituzione del fondo, avvenuta dopo la nascita del debito e in prossimità delle azioni di recupero, integra i requisiti del pregiudizio (eventus damni) e della consapevolezza del debitore (consilium fraudis), rendendo l’atto inefficace nei confronti del creditore.

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Notifica al socio: vale per la società e interrompe

Un’ordinanza chiarisce che la notifica al socio illimitatamente responsabile di un atto di pignoramento è valida anche per la società, interrompendo la prescrizione. La corte ha inoltre confermato che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è prova sufficiente per la cessione di crediti in blocco, respingendo l’opposizione dei debitori.

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Legittimazione passiva: banca non responsabile

Un’ordinanza del Tribunale di Sondrio ha chiarito il concetto di legittimazione passiva in ambito bancario. Una società ha citato in giudizio la propria banca per problemi relativi a carte di credito, ma il ricorso è stato respinto. Il giudice ha stabilito che la banca, agendo solo come intermediaria (o ‘collocatrice’) del prodotto, non ha legittimazione passiva. L’azione legale andava rivolta alla società emittente delle carte, unica titolare del rapporto contrattuale. La decisione sottolinea l’importanza di citare in giudizio il soggetto corretto per evitare il rigetto della domanda.

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Disconoscimento fideiussione: firma generica non basta

Il Tribunale di Sondrio ha rigettato l’opposizione a un decreto ingiuntivo basato su una fideiussione. La corte ha stabilito che il disconoscimento della firma da parte del garante era inammissibile perché formulato in modo generico. Inoltre, ha respinto le accuse di dolo e errore, attribuendo la mancata comprensione del contratto alla negligenza del firmatario. La sentenza ha confermato la validità della garanzia personale anche in presenza di un’altra garanzia pubblica.

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Contratto autonomo di garanzia: differenze e limiti

Una società e il suo garante hanno citato in giudizio un istituto di credito, contestando la nullità per anatocismo di clausole presenti in un contratto di conto corrente e in un mutuo con ammortamento alla francese. Il Tribunale ha respinto le domande, chiarendo la legittimità della capitalizzazione degli interessi di mora dopo la riforma del 2016 e l’assenza di anatocismo intrinseco nell’ammortamento alla francese. Di particolare rilievo è l’analisi sul contratto autonomo di garanzia, con la quale il giudice ha affermato il diritto del garante di sollevare eccezioni sulla nullità del contratto principale, accogliendo però la domanda riconvenzionale della banca e condannando i ricorrenti al pagamento del debito.

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TAEG errato: nullità del contratto e ricalcolo

Un consumatore ha contestato un contratto di finanziamento a causa di un TAEG errato, risultato superiore a quello dichiarato. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, dichiarando la nullità della clausola sugli interessi. È stato quindi confermato il ricalcolo del finanziamento al tasso sostitutivo previsto dalla legge (tasso BOT), in virtù delle norme sulla trasparenza bancaria, rigettando integralmente l’appello dell’istituto di credito.

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Fideiussione omnibus: validità e onere della prova

Una società e i suoi garanti si opponevano a un decreto ingiuntivo per un debito bancario, sollevando questioni sulla validità di un contratto derivato e di una fideiussione omnibus. La Corte d’Appello ha respinto le principali doglianze, chiarendo che la prova della natura anticoncorrenziale della fideiussione spetta a chi la eccepisce e che la banca adempie al suo onere probatorio depositando contratto e estratti conto. La sentenza ha inoltre affermato che la garanzia si estende ai debiti derivanti da operazioni finanziarie se confluiti nel conto corrente garantito, accogliendo parzialmente gli appelli incidentali.

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Prova cessione del credito: Gazzetta non basta

In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, il Tribunale di Milano ha stabilito che la prova della cessione del credito non può basarsi unicamente sulla pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco in Gazzetta Ufficiale. Il creditore cessionario ha l’onere di dimostrare la titolarità dello specifico credito attraverso il contratto di cessione. Mancando tale prova, il decreto ingiuntivo è stato revocato e la pretesa del creditore respinta.

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Fideiussione omnibus: firma valida e obblighi garante

Un fideiussore si oppone a un decreto ingiuntivo di una banca, disconoscendo le proprie firme su una fideiussione omnibus e una specifica. Il Tribunale di Milano, basandosi su una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) grafologica che ha confermato l’autenticità delle sottoscrizioni, ha rigettato l’opposizione. La sentenza ha inoltre respinto le eccezioni del garante relative all’obbligo della banca di agire prima contro il debitore principale, alla presunta concessione abusiva di credito e alla decadenza dall’azione, confermando integralmente il decreto ingiuntivo e condannando l’opponente al pagamento e alle spese legali.

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Blocco conto corrente OFAC: Illegittimo per il Giudice

Un risparmiatore si è visto bloccare il conto dopo l’inserimento del suo nome nella lista SDN dell’OFAC statunitense. Il Tribunale di Monza ha dichiarato illegittimo il blocco del conto corrente per sanzioni OFAC, ordinando alla banca l’immediato sblocco. La decisione si fonda sul principio che le sanzioni di un organismo estero come l’OFAC non hanno efficacia diretta nell’ordinamento italiano e che il blocco totale è una misura sproporzionata che viola i diritti fondamentali del cliente.

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Nullità clausole bancarie: l'onere della prova

Una società ha citato in giudizio la propria banca per far dichiarare la nullità di alcune clausole (anatocismo, “usi su piazza”) presenti nel contratto di conto corrente del 1982. La banca si è difesa sostenendo l’esistenza di un contratto successivo, senza però produrlo in giudizio. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha stabilito che l’onere di provare l’esistenza del nuovo contratto spettava alla banca. Di conseguenza, ha dichiarato la nullità delle clausole bancarie contestate per indeterminatezza e violazione del divieto di anatocismo, ordinando il ricalcolo del saldo.

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Obbligo consegna documenti: banca cedente responsabile

Un cliente ha richiesto alla sua banca originaria i documenti di un mutuo, ma la banca ha rifiutato sostenendo di aver ceduto il credito a un’altra società. La Corte d’Appello di Firenze ha stabilito che l’obbligo di consegna documenti rimane in capo alla banca cedente, a meno che questa non fornisca la prova concreta di aver trasferito fisicamente tutta la documentazione al nuovo creditore. La semplice affermazione della cessione non è sufficiente per liberarsi da tale responsabilità.

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Onere della prova prescrizione: il correntista decide

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze ha riformato una decisione di primo grado, stabilendo un principio cruciale sull’onere della prova prescrizione nei rapporti di conto corrente. A fronte di contratti risultati nulli per firme apocrife, la Corte ha chiarito che spetta al correntista, e non alla banca, dimostrare la natura ripristinatoria delle rimesse per vincere l’eccezione di prescrizione. La causa è stata rimessa in istruttoria per una nuova CTU che ricalcoli il saldo alla luce di questo principio e della nullità degli addebiti non pattuiti.

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Responsabilità intermediario finanziario: quando paga?

Una sentenza della Corte d’Appello chiarisce i limiti della responsabilità dell’intermediario finanziario per le condotte illecite del promotore. Nel caso esaminato, la banca è stata assolta perché i risparmiatori non hanno provato il ‘nesso di occasionalità necessaria’ tra l’illecito e le mansioni del promotore. Decisivo è stato il fatto che parte delle somme fosse stata versata tramite assegni intestati a terzi, interrompendo così il legame di causalità con l’operato della banca.

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Usura sopravvenuta: la Corte ricalcola il debito

Una società e i suoi garanti hanno impugnato una sentenza che li condannava a pagare un debito bancario, lamentando l’applicazione di tassi usurari. La Corte d’Appello ha parzialmente accolto il ricorso, riconoscendo l’esistenza di usura sopravvenuta e di addebiti illegittimi, come l’anatocismo e commissioni non determinate. Di conseguenza, ha revocato il decreto ingiuntivo iniziale e ha rideterminato l’importo dovuto in una misura inferiore, basandosi su una nuova perizia tecnica.

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Contratto nullo per difetto di forma: la banca paga

La Corte d’Appello ha dichiarato un contratto bancario nullo per difetto di forma scritta. Di conseguenza, ha condannato un istituto di credito a restituire oltre 33.000 euro a due ex soci, ricalcolando il saldo del rapporto senza le spese e commissioni non validamente pattuite, in riforma della sentenza di primo grado.

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Anatocismo bancario: la pattuizione deve essere chiara

La Corte d’Appello, riformando parzialmente una sentenza di primo grado, ha stabilito l’illegittimità della pratica di anatocismo bancario applicata da un istituto di credito per mancanza di una specifica e chiara pattuizione successiva alla delibera CICR del 2000. Il caso riguardava la richiesta di due clienti di rideterminare il saldo di un conto corrente, contestando l’applicazione di interessi composti. La Corte ha accolto il motivo relativo all’anatocismo, ordinando il ricalcolo del saldo senza capitalizzazione trimestrale e riducendo il debito dei clienti.

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Prescrizione conti correnti: la decisione della Corte

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per contestare addebiti illeciti sui propri conti correnti. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha affrontato temi cruciali come la prescrizione dei conti correnti, l’onere della prova in caso di documentazione incompleta e l’illegittimità della capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo) in assenza di una pattuizione scritta successiva alla delibera CICR del 2000. La Corte ha quindi proceduto a ricalcolare i saldi, riconoscendo un credito alla società ma respingendo la richiesta di condanna alla restituzione per incertezza probatoria su alcuni aspetti.

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Clausole bancarie nulle: quando la banca deve pagare

Una società ha citato in giudizio la propria banca contestando varie commissioni e interessi addebitati sul conto corrente. La Corte d’Appello ha confermato che diverse clausole bancarie erano nulle, in particolare quella sulla commissione di massimo scoperto per indeterminatezza, e ha convalidato un accertamento di usura. Sebbene abbia parzialmente modificato la decisione di primo grado riducendo l’importo, la Corte ha comunque condannato la banca a un significativo rimborso. Il caso evidenzia l’importanza della chiarezza nei contratti bancari e come le clausole nulle possano portare a condanne per l’istituto di credito.

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