LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Bancario

Cessione in blocco: prova e legittimazione del credito

Una società si è opposta a un’ingiunzione di pagamento ottenuta dal cessionario di un credito bancario, contestando la legittimazione del nuovo creditore in una cessione in blocco. Il Tribunale ha confermato la legittimazione del cessionario, ritenendo sufficiente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale unita all’elenco dei crediti. Tuttavia, ha accolto parzialmente l’opposizione nel merito, revocando l’ingiunzione e riducendo drasticamente il debito da oltre 450.000 € a circa 84.000 € a seguito di una perizia tecnica che ha accertato l’applicazione di oneri e interessi illegittimi.

Continua »
Responsabilità intermediari finanziari: la sentenza

La Corte d’Appello di Roma ha confermato le sanzioni pecuniarie emesse da un’Autorità di Vigilanza nei confronti di una società finanziaria e del suo amministratore delegato. Il caso verte sulla responsabilità degli intermediari finanziari per gravi carenze nella governance, nella gestione dei rischi (in particolare liquidità e rischi operativi) e per perdite patrimoniali che hanno portato i fondi propri a un valore negativo. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, inclusa l’eccezione sulla scadenza dei termini del procedimento, affermando la piena legittimità dell’azione dell’Autorità e la proporzionalità delle sanzioni inflitte.

Continua »
Fideiussione consumatore: quando la clausola è nulla

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma ha accolto il ricorso di un garante, qualificandolo come consumatore. Il caso riguardava una fideiussione a garanzia di un debito aziendale del coniuge. La Corte ha stabilito che la qualifica di ‘fideiussione consumatore’ rende nulla la clausola che estende i termini di azione della banca (deroga all’art. 1957 c.c.), considerandola vessatoria. Di conseguenza, non avendo la banca agito entro il termine legale di sei mesi, è decaduta dal suo diritto di rivalersi sul garante, con revoca del decreto ingiuntivo precedentemente emesso.

Continua »
Estinzione del processo: cosa accade se non ci si presenta

Una società e i suoi garanti hanno impugnato una sentenza relativa a un contratto di leasing finanziario, sollevando questioni di nullità per patto commissorio, usura e clausole anticoncorrenziali. Tuttavia, la Corte d’Appello ha dichiarato l’estinzione del processo perché le parti non si sono presentate a due udienze consecutive. La decisione evidenzia come l’inattività processuale, ai sensi dell’art. 309 c.p.c., porti alla chiusura del giudizio d’appello, rendendo definitiva la sentenza di primo grado.

Continua »
Mutuo fondiario: superamento limite e conseguenze

La Corte d’Appello di Roma ha stabilito che il superamento del limite di finanziabilità (80% del valore dell’immobile) non causa la nullità del contratto di mutuo fondiario. Invece, il contratto viene riqualificato come un mutuo ipotecario ordinario, perdendo i privilegi processuali tipici del credito fondiario ma rimanendo valido ed efficace. La sentenza ha inoltre rigettato le doglianze dei mutuatari relative a un presunto errore sulla propria qualità di debitori e all’usurarietà dei tassi d’interesse.

Continua »
Sospensione sentenza appello: quando viene respinta

La Corte d’Appello di Roma ha respinto un’istanza di sospensione di una sentenza di primo grado in materia di contratti bancari. La decisione si basa sulla mancanza dei due presupposti fondamentali: il ‘fumus boni iuris’, poiché la sentenza impugnata è apparsa ben motivata e priva di errori evidenti, e il ‘periculum in mora’, dato che la società creditrice è risultata finanziariamente solida, escludendo così un rischio di danno grave e irreparabile per la parte appellante. Il caso chiarisce i criteri per la concessione della sospensione sentenza appello.

Continua »
Pignoramento assegno circolare: la decisione della Corte

Una società richiede un assegno circolare non trasferibile a proprio nome. I fondi vengono pignorati da creditori presso la banca emittente. La Corte d’AppAppello stabilisce la legittimità del pignoramento dell’assegno circolare, in quanto la clausola di non trasferibilità e l’intestazione al richiedente stesso ne escludono la natura di titolo di credito circolante, rendendo i fondi pignorabili presso terzi.

Continua »
Fideiussione omnibus nulla: l'onere della prova

Un fideiussore ha impugnato una sentenza sostenendo la nullità della propria garanzia, in quanto ricalcava uno schema ABI dichiarato anticoncorrenziale dalla Banca d’Italia nel 2005. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che per una fideiussione stipulata nel 2011, la sola esistenza del provvedimento del 2005 non è sufficiente a provare la nullità. Incombe sul garante l’onere di dimostrare la persistenza di un’intesa illecita al momento della firma. La Corte ha quindi confermato la piena validità della fideiussione omnibus e la condanna al pagamento.

Continua »
Contratto autonomo di garanzia: la parola al Giudice

Il Tribunale di Verona ha rigettato l’opposizione a un decreto ingiuntivo, chiarendo la natura del contratto autonomo di garanzia. La sentenza stabilisce che, a differenza della fideiussione, tale contratto obbliga il garante al pagamento ‘a prima richiesta’, senza poter sollevare eccezioni relative al rapporto principale. La presenza di clausole come ‘pagamento a semplice richiesta’ qualifica il contratto come autonomo, rendendo inapplicabili le tutele previste dall’art. 1957 c.c. per il fideiussore e confermando la piena legittimità dell’azione di regresso del garante che ha pagato.

Continua »
Fideiussione ABI: la decadenza del creditore

Un’importante sentenza del Tribunale di Verona analizza gli effetti della nullità delle clausole in una fideiussione ABI. La corte ha stabilito che la nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c. comporta la decadenza del diritto della banca di agire contro i garanti, qualora non abbia promosso azioni contro il debitore principale entro sei mesi. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo verso i garanti è stato revocato, mentre il debito della società principale è stato ricalcolato e ridotto a seguito di una perizia contabile.

Continua »
Contratto swap nullo: la decisione del Tribunale

Una società citava in giudizio una banca chiedendo la nullità di un contratto di mutuo e di un connesso contratto di Interest Rate Swap (IRS) per varie irregolarità, tra cui usura e anatocismo. Il Tribunale ha respinto le doglianze sul mutuo, ritenendolo valido, ma ha dichiarato il contratto swap nullo. La motivazione risiede nella mancata trasparenza da parte della banca sui rischi effettivi e sui costi impliciti dello strumento derivato. Tuttavia, poiché gli attori non avevano formulato una specifica domanda di restituzione delle somme versate per lo swap nullo, sono stati condannati a rimborsare integralmente il capitale residuo del mutuo.

Continua »
Commissione di massimo scoperto: quando è illegittima?

Una società ha contestato gli addebiti sul proprio conto corrente, inclusa la commissione di massimo scoperto (CMS). La Corte d’Appello ha stabilito che la CMS era illegittima perché il contratto, pur indicando l’aliquota, non specificava le modalità di calcolo. Questa indeterminatezza ha reso la clausola nulla. Di conseguenza, la Corte ha ordinato il ricalcolo del saldo del conto escludendo la CMS, trasformando un debito del cliente in un credito e condannando la banca alla restituzione delle somme e alla rettifica della segnalazione in Centrale Rischi.

Continua »
Saldo zero e onere della prova: la decisione chiave

La Corte di Appello di Firenze si pronuncia su un complesso caso di diritto bancario, stabilendo principi cruciali in materia di saldo zero e onere della prova. La sentenza analizza la situazione di un correntista che, opponendosi a un decreto ingiuntivo e lamentando la mancanza di estratti conto iniziali, chiedeva la restituzione di somme tramite domanda riconvenzionale. La Corte ha confermato che il principio del ‘saldo zero’ non si applica alla domanda del correntista, in quanto su di esso grava l’onere della prova del proprio credito. La decisione ha inoltre chiarito i limiti dell’azione di regresso del co-garante che ha pagato parte del debito, rideterminando la somma dovuta dagli altri fideiussori.

Continua »
Obbligo consegna documenti bancari: il limite decennale

Una società, agendo per conto di un fideiussore, ha richiesto a un istituto di credito la consegna di contratti e documentazione bancaria. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha confermato l’esistenza del diritto ma ha precisato un aspetto fondamentale: l’obbligo di consegna dei documenti bancari da parte della banca è limitato agli ultimi dieci anni. La Corte ha stabilito che la richiesta di documenti anteriori al decennio non può essere accolta, applicando i principi derivanti dall’art. 119 del Testo Unico Bancario e dall’art. 2220 del codice civile.

Continua »
Concessione abusiva di credito: la responsabilità

Una società finanziaria è stata condannata per concessione abusiva di credito dopo aver stipulato un accordo transattivo con un’impresa già in grave dissesto. La Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza di primo grado, ritenendo la finanziaria responsabile per aver aggravato lo stato di insolvenza dell’impresa, non essendoci ragionevoli prospettive di risanamento. Il danno è stato quantificato nelle somme percepite dalla finanziaria in forza dell’accordo illecito.

Continua »
Prescrizione mutuo: la raccomandata vale come prova?

Un debitore ha impugnato una sentenza sostenendo l’estinzione del suo debito per prescrizione mutuo. L’eccezione si basava sulla contestazione di aver ricevuto una raccomandata interruttiva, negando di aver firmato l’avviso di ricevimento. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che l’avviso di ricevimento di una raccomandata costituisce un atto pubblico. Di conseguenza, per contestarne la validità, il debitore avrebbe dovuto avviare una procedura specifica, la querela di falso, cosa che non ha fatto. La Corte ha quindi confermato la piena validità dell’interruzione della prescrizione e del debito.

Continua »
Anatocismo bancario: onere della prova e nullità

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per pratiche di usura e anatocismo bancario su due conti correnti. La Corte di Appello di Firenze, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha respinto la domanda di usura per un errore nel calcolo dei tassi di interesse. Tuttavia, ha accolto la domanda relativa all’anatocismo bancario, dichiarando nulle le clausole di capitalizzazione trimestrale antecedenti al 2000. La Corte ha stabilito che la semplice pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a sanare tale nullità, essendo necessaria una nuova pattuizione scritta. Di conseguenza, ha disposto una CTU per ricalcolare i saldi dei conti senza l’applicazione dell’anatocismo.

Continua »
Nullità mutuo: l'analisi della Corte d'Appello

La Corte d’Appello di Firenze ha respinto l’appello di alcuni debitori che chiedevano la nullità mutuo per vari motivi, tra cui usura, anatocismo, manipolazione dell’Euribor e vizi formali come la mancata indicazione dell’ISC. La Corte ha stabilito che la mancata indicazione dell’ISC è una violazione informativa ma non causa di nullità, che il piano alla francese non è anatocistico e che il calcolo dell’usura era corretto, confermando la validità dei contratti e dell’azione esecutiva.

Continua »
Obblighi informativi banca: responsabilità per danni

La Corte d’Appello ha condannato un intermediario finanziario al risarcimento dei danni a favore di due risparmiatori per la violazione degli obblighi informativi banca. La sentenza chiarisce che fornire informative generiche su investimenti ad alto rischio non è sufficiente a esonerare la banca dalla sua responsabilità, essendo necessario fornire dettagli specifici sulla natura e sui pericoli dell’operazione, adeguati al profilo del cliente. Il risarcimento è stato calcolato sulla base della perdita subita.

Continua »
Operatore qualificato: obblighi banca ridotti

Un investitore, anche promotore finanziario, ha citato in giudizio la sua banca per presunti illeciti in operazioni di investimento, tra cui conflitto di interessi e inadeguatezza. La Corte d’Appello ha respinto gran parte delle sue richieste, affermando che il suo status di operatore qualificato riduce gli obblighi informativi a carico dell’intermediario. La Corte ha ritenuto le azioni del cliente prescritte per le operazioni più datate e ha confermato che il suo elevato profilo di rischio e la sua esperienza rendevano gli investimenti adeguati. L’appello è stato accolto solo sulla misura degli interessi legali dovuti su una somma precedentemente liquidata.

Continua »