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Diritto all’assunzione: no se la PA cambia assetto

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto all’assunzione del vincitore di un concorso pubblico non è assoluto. Se una legge successiva (ius superveniens) modifica l’assetto organizzativo dell’ente pubblico, trasferendo le funzioni per le quali era stato bandito il concorso, l’amministrazione ha il dovere di non procedere all’assunzione. In questo caso, il trasferimento delle funzioni sanitarie dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale ha legittimamente impedito l’assunzione di un infermiere vincitore di concorso.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Diritto all’Assunzione: Cosa Succede se la P.A. Cambia Organico?

Il diritto all’assunzione per chi vince un concorso pubblico è uno dei pilastri del nostro sistema di reclutamento nella Pubblica Amministrazione. Ma cosa accade se, dopo la vittoria del concorso, una nuova legge modifica radicalmente l’organizzazione dell’ente che doveva assumere? L’ordinanza n. 26203/2024 della Corte di Cassazione offre una risposta chiara: il diritto del vincitore non è incondizionato e cede il passo all’interesse pubblico quando l’assetto organizzativo viene meno.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda una candidata risultata vincitrice di un concorso pubblico indetto nel 2004 dal Ministero della Giustizia per la copertura di 90 posti di infermiere professionale. L’assunzione era prevista a decorrere dal settembre 2007.

Tuttavia, prima che l’assunzione potesse essere formalizzata, intervennero due fattori cruciali:
1. Un blocco temporaneo delle assunzioni nel pubblico impiego fino al 31 dicembre 2007.
2. L’entrata in vigore della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007, che dispose il trasferimento di tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale.

Di conseguenza, il Ministero della Giustizia non procedette all’assunzione, sostenendo di non avere più bisogno di quella figura professionale, le cui funzioni erano state trasferite per legge ad un’altra amministrazione. La vincitrice del concorso si rivolse al giudice, ottenendo ragione in Corte d’Appello, la quale ritenne che il bando di concorso costituisse un’offerta al pubblico e che la successiva normativa non potesse ledere il suo diritto soggettivo all’assunzione.

La questione del diritto all’assunzione di fronte alla Cassazione

Il Ministero della Giustizia ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’intervento della Legge n. 244/2007 rappresentava un factum principis, ovvero un evento imposto da un’autorità superiore che rendeva oggettivamente impossibile l’assunzione. Il trasferimento delle funzioni sanitarie aveva eliminato la necessità organizzativa per la quale il concorso era stato bandito.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la decisione d’appello e rigettando la domanda della lavoratrice. Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato: il diritto all’assunzione del vincitore di un concorso pubblico è subordinato alla permanenza dell’assetto organizzativo e delle necessità dell’ente che ha indetto la selezione.

Secondo la Corte, l’amministrazione pubblica ha il potere-dovere, sancito anche dall’art. 97 della Costituzione (principio di buon andamento e imparzialità), di bloccare nuove assunzioni che non corrispondano più a oggettive necessità di incremento del personale. Uno ius superveniens, come la Legge n. 244/2007, che modifica radicalmente il quadro normativo e organizzativo, è un evento che l’amministrazione non può ignorare.

La legge del 2007, emanata prima della fine del blocco delle assunzioni, ha avuto un effetto immediato, trasferendo le funzioni sanitarie e riducendo le dotazioni organiche del Ministero. Di conseguenza, nel momento in cui l’assunzione sarebbe stata possibile, la posizione per cui la candidata aveva concorso non esisteva più nell’organico del Ministero della Giustizia. La Corte ha quindi concluso che l’impossibilità di procedere all’assunzione era oggettiva e non imputabile a una colpa dell’amministrazione.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale nel pubblico impiego: la vittoria di un concorso non crea un diritto soggettivo assoluto e intangibile all’assunzione. Tale diritto è condizionato dall’interesse pubblico e dalla persistenza delle esigenze organizzative che hanno portato all’indizione del concorso. Un intervento legislativo che modifica tali esigenze può legittimamente precludere l’assunzione, senza che ciò comporti una responsabilità per l’amministrazione. La tutela del buon andamento della P.A. prevale, in questi casi, sull’aspettativa del singolo vincitore.

Il vincitore di un concorso pubblico ha sempre diritto all’assunzione?
No, non sempre. Il suo diritto è subordinato alla permanenza dell’assetto organizzativo e delle necessità della Pubblica Amministrazione che ha indetto il concorso al momento dell’adozione del provvedimento di nomina.

Una legge successiva al concorso può impedire l’assunzione del vincitore?
Sì. Se una legge successiva (ius superveniens) modifica l’organizzazione della P.A., trasferendo le funzioni per cui il concorso era stato bandito, l’amministrazione ha il potere-dovere di non procedere con l’assunzione perché viene meno l’interesse pubblico che la giustificava.

Cosa si intende per “factum principis” in questo contesto?
Si riferisce a un atto dell’autorità, in questo caso la Legge n. 244/2007, che interviene dopo la conclusione del concorso e rende oggettivamente impossibile l’assunzione, modificando le circostanze in modo non imputabile all’amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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