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Diritti di rogito: legittima la soppressione per i segretari

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un segretario comunale che contestava la soppressione dei cosiddetti ‘diritti di rogito’, ovvero i compensi per la stesura di contratti per l’ente pubblico. La Corte, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che l’abolizione di tale emolumento per i segretari di enti dotati di personale dirigenziale è legittima. La decisione si fonda sul principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, secondo cui lo stipendio già copre tutte le funzioni istituzionali, inclusa quella rogante, e sulla ragionevolezza della scelta del legislatore di razionalizzare la spesa pubblica.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Diritti di Rogito: La Cassazione Mette un Punto Fermo sulla Loro Soppressione

Con la sentenza n. 31003/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato nuovamente la complessa questione dei diritti di rogito per i segretari comunali, confermando la legittimità della loro soppressione in determinati contesti. Questa decisione, che si allinea a un precedente fondamentale della Corte Costituzionale, chiarisce i confini del principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale nel pubblico impiego e le ragioni che giustificano una differenziazione di trattamento economico.

I Fatti del Caso

Un segretario generale di un importante comune, inquadrato nella fascia professionale più alta, aveva fatto ricorso contro il proprio ente e il Ministero dell’Interno. Il suo obiettivo era ottenere l’accertamento del diritto a percepire una quota dei cosiddetti ‘diritti di segreteria’ per gli atti da lui rogati, ovvero redatti in forma ufficiale. Tale compenso, un tempo prassi consolidata, era stato soppresso dall’art. 10 del D.L. n. 90 del 2014, convertito in legge n. 114 del 2014.

Il segretario sosteneva che l’attività di rogito fosse una prestazione lavorativa specifica e ulteriore rispetto alle sue normali attribuzioni, meritevole di un compenso autonomo. La soppressione di tale emolumento, a suo dire, violava diversi principi costituzionali, tra cui quello di uguaglianza (art. 3 Cost.) e di giusta retribuzione (art. 36 Cost.). Dopo aver visto respinte le sue ragioni sia in primo grado che in appello, il segretario ha proposto ricorso per cassazione.

L’Analisi della Corte e la Legittimità della Soppressione dei Diritti di Rogito

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, basando la sua decisione in larga parte sulle motivazioni espresse dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2023, che aveva già giudicato infondate le medesime questioni di legittimità costituzionale.

Il nucleo del ragionamento giuridico poggia su due pilastri fondamentali:

1. Il Principio di Onnicomprensività della Retribuzione

Per i segretari comunali di fascia alta, che operano in enti dotati di personale dirigenziale e la cui retribuzione è allineata a quella dei dirigenti, vige il principio di onnicomprensività. Secondo tale principio, il trattamento economico complessivo è inteso a remunerare tutte le funzioni e i compiti assegnati al dipendente, anche quelli di particolare responsabilità. L’attività di rogito, pur essendo specifica, non è considerata un’attività ‘extra’, ma rientra a pieno titolo nel novero delle funzioni istituzionali del segretario. Pertanto, eliminare un compenso aggiuntivo per tale attività non lede il diritto a una retribuzione proporzionata, poiché questa è già garantita dallo stipendio complessivo.

2. La Ragionevolezza della Scelta Legislativa

La legge del 2014 ha creato una distinzione: ha soppresso i diritti di rogito per i segretari di enti con dirigenti (fasce A e B) e li ha mantenuti, sebbene in misura ridotta, per i segretari di enti privi di dirigenti e per quelli di fascia C. La Corte ha ritenuto questa differenziazione non irragionevole né discriminatoria. La norma derogatoria a favore dei segretari di enti più piccoli è stata introdotta con una finalità ‘perequativa’, ossia per compensare un trattamento economico di base inferiore e per attenuare l’impatto economico della riforma su chi godeva di stipendi meno elevati. La scelta del legislatore rientra quindi in una logica di razionalizzazione della spesa pubblica e di riordino del sistema retributivo, perfettamente legittima.

Le Motivazioni

La Corte ha concluso che la soppressione dei diritti di rogito non costituisce una violazione dei principi costituzionali invocati dal ricorrente. La riforma del 2014 ha semplicemente raccordato la disciplina retributiva dei segretari di vertice a quella, appunto, dei dirigenti pubblici, basata sull’onnicomprensività. La funzione rogante è parte integrante del ‘nucleo originario e tradizionale’ dei compiti del segretario comunale e non può essere considerata una prestazione autonoma meritevole di un compenso separato, specialmente quando il trattamento economico globale è già equiparato a quello dirigenziale. La disparità di trattamento rispetto ai colleghi di enti minori è giustificata da una finalità di riequilibrio e non viola il principio di uguaglianza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la soppressione dei diritti di rogito per i segretari comunali di fascia elevata è costituzionalmente legittima. La decisione ribadisce la discrezionalità del legislatore nel modellare la struttura della retribuzione nel pubblico impiego, a condizione che le scelte siano ragionevoli e non intacchino il diritto a un compenso complessivamente adeguato. Per i segretari che operano in comuni strutturati con posizioni dirigenziali, l’attività di rogito deve intendersi pienamente inclusa nel loro stipendio, senza diritto a emolumenti aggiuntivi.

Perché la legge che ha soppresso i diritti di rogito per alcuni segretari comunali è stata considerata costituzionale?
La legge è stata ritenuta costituzionale perché si inserisce in una logica di razionalizzazione della spesa pubblica e allinea la retribuzione dei segretari di fascia alta al principio di onnicomprensività, valido per la dirigenza pubblica. Secondo tale principio, lo stipendio remunera già tutte le funzioni istituzionali, inclusa quella di rogito, senza necessità di compensi extra.

È legittimo trattare diversamente i segretari di comuni grandi e piccoli riguardo ai diritti di rogito?
Sì, la Corte ha stabilito che la differenza di trattamento è legittima. La norma che mantiene un compenso per i segretari di enti minori (privi di dirigenti) ha una finalità ‘perequativa’, ovvero serve a compensare il loro trattamento economico complessivo, che è inferiore. Non si tratta quindi di una discriminazione irragionevole.

La soppressione di un compenso specifico come i diritti di rogito viola il principio di giusta retribuzione (art. 36 Cost.)?
No. Secondo la sentenza, la valutazione sulla giusta retribuzione non va fatta su singole voci dello stipendio, ma sul trattamento economico complessivo. Poiché i segretari interessati dalla soppressione mantengono una retribuzione globale elevata e allineata a quella dirigenziale, il loro diritto a un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro non è violato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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