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Dirigenza e contratti a termine: stop all’abuso

La Corte di Cassazione ha stabilito che la reiterazione di contratti a termine per la dirigenza pubblica è illegittima se utilizzata per coprire esigenze stabili e permanenti dell’amministrazione. In un caso riguardante un dirigente di un ente locale con contratti pluriennali, la Corte ha cassato la decisione d’appello, affermando la piena applicabilità della direttiva europea anti-abuso. Anche se la conversione in rapporto a tempo indeterminato è esclusa, il dirigente ha diritto al risarcimento del danno per l’illegittimo ricorso alla dirigenza con contratti a termine.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Dirigenza e Contratti a Termine: La Cassazione Ferma l’Abuso nelle Pubbliche Amministrazioni

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta sulla gestione della dirigenza con contratti a termine nel settore pubblico, affermando un principio fondamentale: la normativa speciale per gli enti locali non può diventare uno strumento per eludere le tutele europee contro la precarizzazione del lavoro. La decisione chiarisce che il rinnovo sistematico di incarichi dirigenziali a tempo determinato per soddisfare esigenze stabili dell’amministrazione costituisce un abuso e dà diritto al risarcimento del danno.

Il Caso in Esame: Precarietà Pluriennale per un Dirigente Comunale

Il caso ha origine dalla vicenda di una dirigente che ha lavorato per un importante Comune italiano dal 1998 al 2013 in forza di una successione di contratti a tempo determinato. La lavoratrice, ritenendo illegittima tale prassi, si era rivolta al Tribunale per chiedere la conversione del rapporto in un contratto a tempo indeterminato e il risarcimento dei danni subiti, inclusa la retribuzione per i periodi non contrattualizzati in cui aveva di fatto continuato a lavorare.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste. I giudici di merito avevano considerato la disciplina prevista dall’art. 110 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) come una normativa speciale, che giustificava una deroga alle regole generali sui contratti a termine, escludendo quindi la configurabilità di un abuso.

La Disciplina della Dirigenza con Contratti a Termine nel Settore Pubblico

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della dirigente, ha ribaltato completamente l’interpretazione dei giudici di merito. I giudici supremi hanno sottolineato una distinzione cruciale tra il rapporto dirigenziale nel settore privato e quello nel settore pubblico.

La Differenza tra Settore Pubblico e Privato

Mentre nel settore privato il rapporto con il dirigente è caratterizzato da una forte natura fiduciaria che giustifica una maggiore flessibilità, nel pubblico impiego l’accesso ai ruoli avviene, di regola, tramite concorso pubblico (art. 97 Cost.). La dirigenza con contratti a termine rappresenta quindi un’eccezione, non la regola. Pertanto, i principi che valgono per i dirigenti privati non possono essere trasferiti automaticamente a quelli pubblici.

La Piena Applicabilità della Direttiva Europea 1999/70/CE

Il punto centrale della sentenza è l’affermazione che la Direttiva Europea 1999/70/CE, che mira a prevenire l’abuso derivante dall’utilizzo di una successione di contratti a tempo determinato, si applica pienamente anche ai dirigenti pubblici. Di conseguenza, la normativa nazionale, incluso l’art. 110 del TUEL, deve essere interpretata in modo conforme ai principi europei. Questo significa che il rinnovo di contratti a termine, anche se per incarichi formalmente diversi, non può essere utilizzato per soddisfare esigenze permanenti e durevoli dell’ente, che dovrebbero invece essere coperte da personale di ruolo.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore della Corte d’Appello nel non aver condotto una verifica concreta sull’utilizzo dei contratti stipulati con la ricorrente. Il giudice di merito si era limitato a considerare la durata del singolo contratto, senza valutare se la successione quindicennale degli incarichi fosse, di fatto, volta a coprire un fabbisogno stabile e non temporaneo dell’amministrazione.

Secondo la Cassazione, la reiterazione di incarichi a termine finisce per contrastare con il principio costituzionale dell’accesso tramite concorso e con la necessità di garantire che tali forme contrattuali mantengano un carattere di eccezionalità e temporaneità. L’abuso non è escluso nemmeno dalla circostanza che gli incarichi fossero formalmente diversi, se di fatto miravano a soddisfare le medesime esigenze operative stabili dell’ente. In caso di violazione di queste regole, scatta il diritto al risarcimento del danno, quantificato secondo i principi stabiliti dalle Sezioni Unite (sentenza n. 5072/2016), che prevedono un danno presunto a tutela del lavoratore.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Bari, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà verificare se, nel caso concreto, la successione dei contratti a termine abbia costituito un abuso per soddisfare esigenze permanenti del Comune. In caso affermativo, dovrà riconoscere alla dirigente il risarcimento del danno. Questa sentenza rappresenta un importante monito per le pubbliche amministrazioni sull’uso corretto e non abusivo della dirigenza con contratti a termine, riaffermando la centralità delle tutele contro la precarizzazione anche ai livelli più alti dell’impiego pubblico.

Una pubblica amministrazione può rinnovare più volte un contratto a termine per un dirigente?
Sì, ma solo se i rinnovi sono giustificati da esigenze eccezionali, straordinarie o comunque temporanee. Non è legittimo utilizzare una successione di contratti a termine per coprire esigenze stabili e permanenti dell’ente, poiché ciò costituirebbe un abuso in violazione della normativa europea e nazionale.

Se l’ente pubblico abusa dei contratti a termine, il dirigente ha diritto alla conversione del rapporto in tempo indeterminato?
No, nel pubblico impiego la conversione del rapporto da tempo determinato a indeterminato è generalmente esclusa, in quanto l’accesso ai ruoli stabili deve avvenire tramite concorso pubblico. Tuttavia, il dirigente ha diritto al risarcimento del danno subito a causa dell’illegittima precarizzazione del rapporto di lavoro.

La normativa europea contro l’abuso dei contratti a termine si applica anche ai dirigenti degli enti locali?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che la Direttiva 1999/70/CE si applica pienamente anche ai rapporti di lavoro dirigenziale a termine nel pubblico impiego. Le norme nazionali, come l’art. 110 del TUEL, devono essere interpretate in modo da prevenire e sanzionare l’uso abusivo di tali contratti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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