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Dies a quo prescrizione: la Cassazione chiarisce

Un professionista contesta una richiesta di contributi INPS per il 2009, eccependo la prescrizione. La Cassazione, riformando la decisione di merito, chiarisce che il dies a quo prescrizione decorre dalla prima scadenza utile per il versamento, anche se sono previsti termini successivi con maggiorazione, accogliendo il ricorso del professionista.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Dies a Quo Prescrizione dei Contributi: Un Principio Fondamentale

La determinazione del corretto dies a quo prescrizione è cruciale nelle controversie relative ai contributi previdenziali. Sapere con esattezza da quale giorno inizia a decorrere il termine per l’estinzione del diritto di credito dell’ente previdenziale può fare la differenza tra dover pagare e vedere il debito annullato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato, facendo chiarezza sulla decorrenza della prescrizione per i contributi dovuti alla Gestione Separata INPS, specialmente in presenza di scadenze di pagamento differite.

Il Caso: Contributi, Scadenze e Prescrizione

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento di contributi previdenziali avanzata dall’INPS nei confronti di una professionista per i redditi prodotti nel 2009. La lavoratrice autonoma, pur iscritta all’albo professionale, non aveva raggiunto il reddito minimo per l’iscrizione obbligatoria alla cassa di previdenza di categoria, ricadendo quindi nell’obbligo di versamento alla Gestione Separata.

La professionista si opponeva alla richiesta, sostenendo che il diritto dell’INPS fosse ormai estinto per prescrizione. Il nodo della questione era l’individuazione del giorno esatto da cui far partire il conteggio del termine prescrizionale di cinque anni. La Corte d’Appello aveva dato ragione all’ente previdenziale, fissando l’inizio della prescrizione alla data ultima prevista per il pagamento con maggiorazione. La professionista ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Questione del Dies a Quo Prescrizione

Il cuore della controversia legale risiedeva nell’interpretazione delle norme che stabiliscono le scadenze per il versamento dei contributi. Per i redditi del 2009, un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) aveva fissato due termini:
1. Un primo termine (6 luglio 2010) per il pagamento senza alcuna sanzione o maggiorazione.
2. Un secondo periodo (dal 7 luglio al 5 agosto 2010) entro cui era possibile versare le somme dovute, ma con l’applicazione di una maggiorazione a titolo di interessi.

La Corte d’Appello aveva erroneamente considerato il termine di pagamento con maggiorazione come il momento da cui far decorrere la prescrizione. Secondo la tesi della ricorrente, invece, il dies a quo prescrizione doveva coincidere con la prima scadenza utile, ovvero il 6 luglio 2010. Se così fosse stato, l’atto interruttivo della prescrizione, notificato il 9 luglio 2015, sarebbe risultato tardivo, essendo già trascorsi i cinque anni.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della professionista, cassando la sentenza d’appello e riaffermando il suo orientamento consolidato. I giudici hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 2935 del codice civile, la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Nel caso dei contributi previdenziali, questo momento coincide con la scadenza del termine di pagamento.

La Corte ha specificato che l’obbligazione contributiva sorge con la produzione del reddito, ma la sua esigibilità, e quindi la decorrenza della prescrizione, è legata alla scadenza fissata per il versamento. La possibilità di pagare successivamente con una maggiorazione non sposta in avanti il dies a quo prescrizione. Questa opzione è considerata una mera ‘facilitazione di pagamento’ offerta al contribuente per un debito già sorto e scaduto, non un termine alternativo che modifica la struttura dell’obbligazione principale.

Di conseguenza, il termine di prescrizione per i contributi del 2009 doveva essere calcolato a partire dal 6 luglio 2010. Qualsiasi atto interruttivo notificato dopo il 6 luglio 2015 è, pertanto, inefficace perché il diritto dell’ente era già estinto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un principio di certezza giuridica fondamentale per tutti i professionisti e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata. La decisione stabilisce in modo inequivocabile che il termine di prescrizione dei contributi previdenziali decorre sempre dalla prima data di scadenza prevista per l’adempimento, senza che le eventuali proroghe o i termini per il pagamento con maggiorazione possano spostare tale momento iniziale. Per i contribuenti, ciò significa avere un punto di riferimento chiaro e univoco per calcolare la prescrizione dei debiti contributivi e per difendersi da eventuali pretese tardive da parte degli enti previdenziali.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per i contributi dovuti alla Gestione Separata INPS?
La prescrizione decorre dal giorno in cui i singoli contributi dovevano essere versati, ovvero dalla scadenza del termine previsto per il loro pagamento.

La possibilità di pagare i contributi in una data successiva con una maggiorazione sposta l’inizio della prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la possibilità di un pagamento differito con maggiorazione è una mera ‘facilitazione di pagamento’ che non modifica il termine di scadenza dell’obbligazione principale e, di conseguenza, non sposta il ‘dies a quo’ della prescrizione.

La dichiarazione dei redditi ha un ruolo nel determinare l’inizio della prescrizione dei contributi previdenziali?
No. Secondo la sentenza, la prescrizione non decorre dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi, ma dal momento in cui scadono i termini per il relativo pagamento dei contributi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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