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Deroga normativa ambientale: multa annullata

Una società di gestione del servizio idrico è stata multata per il superamento dei limiti di emissione di un impianto di depurazione. La Corte di Cassazione ha annullato le sanzioni, stabilendo che la società operava legittimamente in base a una deroga normativa ambientale concessa a causa di uno stato di emergenza dichiarato nella regione. Tale regime speciale, finalizzato a garantire la continuità di un servizio essenziale in attesa della costruzione di un nuovo impianto, prevale sulla normativa ordinaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Deroga Normativa Ambientale: la Cassazione Annulla le Sanzioni

In un recente e significativo provvedimento, la Corte di Cassazione ha chiarito la portata della deroga normativa ambientale in contesti emergenziali. La decisione ha portato all’annullamento di due ordinanze-ingiunzione emesse nei confronti di una società di gestione del servizio idrico, sanzionata per il superamento dei limiti di emissione di un impianto di depurazione. Questo caso offre spunti fondamentali sul rapporto tra normativa ordinaria e provvedimenti speciali volti a fronteggiare situazioni di crisi, specialmente quando è in gioco la continuità di un servizio pubblico essenziale.

I Fatti del Caso

Una società che gestisce il servizio idrico integrato in una regione del Sud Italia si è vista notificare due ordinanze-ingiunzione da parte dell’autorità metropolitana. Le sanzioni, per un importo di alcune migliaia di euro ciascuna, erano state irrogate a seguito di sopralluoghi che avevano rilevato il superamento dei valori limite di emissione fissati dal “codice dell’ambiente” (D.Lgs. 152/2006) presso un impianto di depurazione comunale.

La società ha impugnato le sanzioni, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue ragioni. I giudici di merito hanno ritenuto la società responsabile, sostenendo che fosse a conoscenza delle criticità dell’impianto e che avesse consapevolmente proseguito l’attività non conforme alla legge, senza poter invocare alcuna esimente. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione.

La deroga normativa ambientale in un contesto di emergenza

L’argomento centrale della difesa si basava sull’esistenza di un regime emergenziale nel settore depurativo della regione, dichiarato fin dal 1994 e prorogato più volte. Questo regime speciale, governato da ordinanze della Protezione Civile e decreti commissariali, aveva lo scopo di gestire la transizione verso impianti moderni e conformi alla normativa comunitaria, data l’obsolescenza di quelli esistenti.

In questo quadro, i poteri erano stati affidati a un Commissario Delegato che, attraverso specifici decreti, aveva autorizzato la prosecuzione dell’esercizio del vecchio impianto in deroga normativa ambientale, in attesa dell’attivazione di un nuovo depuratore, già costruito ma non ancora allacciabile per problemi strutturali del recapito finale. La società ha sostenuto che, operando sotto l’egida di tali provvedimenti, non poteva essere ritenuta responsabile per il mancato rispetto dei limiti tabellari ordinari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno ricostruito il complesso quadro normativo emergenziale, evidenziando come le ordinanze e i decreti commissariali costituissero delle “ordinanze libere”, fonti normative di rango secondario capaci di derogare alla legge ordinaria per far fronte a situazioni eccezionali.

La Corte ha stabilito che l’approvazione dei progetti di adeguamento da parte del Commissario Delegato e le successive proroghe costituivano un’autorizzazione a operare secondo standard diversi e specifici, definiti nei decreti stessi, e non secondo quelli previsti dalla Tabella 4 del Codice dell’Ambiente. Questi provvedimenti speciali, emessi per assicurare la continuità del servizio di depurazione, un servizio pubblico essenziale che non poteva essere interrotto, avevano consentito lo scarico delle acque reflue secondo i limiti raggiungibili dall’impianto esistente, pur in attesa del completamento delle nuove opere.

Di conseguenza, le ordinanze-ingiunzione sono state ritenute illegittime perché irrogate senza tenere conto del contesto normativo speciale e derogatorio in cui la società si trovava a operare. La sanzione era basata sul presupposto errato che si applicassero i limiti della normativa ambientale ordinaria, mentre in realtà vigeva un regime speciale che autorizzava una gestione transitoria con standard differenti.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: i provvedimenti emanati in un dichiarato stato di emergenza, finalizzati a garantire la continuità di servizi pubblici essenziali, possono legittimamente introdurre una deroga normativa ambientale rispetto alla legislazione ordinaria. In tali circostanze, un operatore che si attiene alle prescrizioni del regime emergenziale non può essere sanzionato per il mancato rispetto dei limiti previsti dalla legge generale. Questa decisione sottolinea l’importanza di analizzare sempre il contesto normativo completo, comprese le fonti speciali e temporanee, prima di valutare la legittimità di una condotta e l’applicabilità di una sanzione.

È possibile essere sanzionati per inquinamento se si opera in uno stato di emergenza dichiarato?
No, se l’attività è regolata da specifici provvedimenti emergenziali che autorizzano il funzionamento in deroga alle normative ordinarie. La Corte di Cassazione ha chiarito che il rispetto delle prescrizioni del regime speciale esclude l’illegittimità della condotta e, di conseguenza, la sanzionabilità.

Cosa prevale tra la normativa ambientale ordinaria e i decreti emessi in un contesto emergenziale?
I decreti e le ordinanze emessi in un contesto emergenziale per fronteggiare situazioni eccezionali possono derogare alla normativa ordinaria. In questo caso, i provvedimenti del Commissario Delegato, che autorizzavano la prosecuzione del servizio con standard diversi, prevalgono sulle disposizioni generali del Codice dell’Ambiente.

La prosecuzione di un servizio pubblico essenziale può giustificare il superamento dei limiti di emissione?
Sì, ma solo all’interno di un quadro normativo che lo consenta esplicitamente. Nel caso di specie, la necessità di non interrompere il servizio di depurazione delle acque reflue urbane è stata la ragione fondamentale che ha portato le autorità emergenziali a emanare decreti di proroga e autorizzazioni in deroga, rendendo legittimo il superamento dei limiti ordinari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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