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Demansionamento pubblico impiego: quando è legittimo?

Un dipendente pubblico, assunto come “Assistente”, ha citato in giudizio il Ministero per demansionamento, sostenendo di svolgere esclusivamente compiti di un “Operatore” di livello inferiore. La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei gradi precedenti, stabilendo che non si configura demansionamento nel pubblico impiego se le mansioni assegnate, sebbene più semplici, rientrano nella stessa area funzionale definita dal contratto collettivo. Tale assegnazione rappresenta un legittimo esercizio dello ius variandi del datore di lavoro pubblico.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Demansionamento Pubblico Impiego: No se le Mansioni sono nella Stessa Area

Il tema del demansionamento nel pubblico impiego è spesso al centro di contenziosi che vedono contrapposti i lavoratori e la Pubblica Amministrazione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che non si può parlare di demansionamento se un dipendente viene adibito a compiti appartenenti a un profilo professionale inferiore, a condizione che entrambi i profili rientrino nella medesima area funzionale prevista dal contratto collettivo. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dall’Accoglienza alla Sola Vigilanza

Il caso riguarda un dipendente del Ministero della Cultura, assunto con la qualifica di “Assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza”. Il lavoratore ha promosso una causa sostenendo di essere stato, di fatto, demansionato. A suo dire, gli venivano assegnate in via prevalente e quasi esclusiva mansioni di vigilanza e custodia delle sale museali, tipiche del profilo professionale inferiore di “Operatore alla custodia, vigilanza e accoglienza”.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, riconoscendo il demansionamento e condannando il Ministero al risarcimento del danno. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso del Ministero.

La Decisione della Corte sul Demansionamento Pubblico Impiego

La Suprema Corte ha ribaltato completamente il verdetto dei giudici di merito. Accogliendo il ricorso del Ministero, ha cassato la sentenza d’appello e ha rigettato la domanda originaria del lavoratore. La Corte ha stabilito che, nel contesto del pubblico impiego privatizzato, l’assegnazione di mansioni ricomprese nella stessa area funzionale non costituisce demansionamento.

Le Motivazioni: Il Principio dell’Equivalenza Formale

La decisione della Corte si fonda su un’interpretazione consolidata dell’art. 52 del D.Lgs. 165/2001, che disciplina la mobilità professionale all’interno della Pubblica Amministrazione.

L’Art. 52 e lo Ius Variandi nel Settore Pubblico

La norma citata conferisce al datore di lavoro pubblico un ampio ius variandi (diritto di variare le mansioni). A differenza del settore privato, dove vige il principio dell’equivalenza sostanziale delle mansioni a tutela della professionalità acquisita (art. 2103 c.c.), nel pubblico impiego si applica il criterio dell’equivalenza formale. Ciò significa che tutte le mansioni incluse nella stessa area di inquadramento, come definita dalla contrattazione collettiva, sono considerate equivalenti. Di conseguenza, il datore di lavoro può legittimamente adibire il dipendente a qualsiasi di esse senza che ciò configuri un demansionamento, purché non si verifichi uno svuotamento totale delle funzioni.

L’Analisi del Contratto Collettivo è Decisiva

La Corte ha esaminato attentamente il contratto collettivo di riferimento. Ha osservato che la declaratoria del profilo superiore di “Assistente” prevedeva esplicitamente, tra le altre, anche attività di “vigilanza e custodia dei beni culturali”. Sebbene queste mansioni fossero tipiche anche del profilo inferiore di “Operatore”, la loro inclusione nel profilo superiore le rendeva a tutti gli effetti parte integrante del bagaglio di compiti esigibili dal lavoratore. Pertanto, l’averle svolte, anche in via prevalente, non poteva essere considerato illegittimo.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Dipendenti Pubblici

L’ordinanza riafferma un principio cruciale per il demansionamento nel pubblico impiego: la classificazione del personale per aree funzionali definita dai contratti collettivi è il parametro esclusivo per valutare la legittimità dell’assegnazione delle mansioni. Finchè i compiti assegnati rientrano in tale perimetro, anche se meno qualificanti rispetto ad altri previsti dal profilo, non si può configurare un illecito. Questa decisione consolida un orientamento che conferisce maggiore flessibilità organizzativa alla Pubblica Amministrazione, limitando le possibilità per i dipendenti di contestare variazioni di mansioni all’interno della propria area di appartenenza.

Un dipendente pubblico può essere considerato demansionato se svolge compiti di un profilo inferiore?
No, secondo la Corte di Cassazione non c’è demansionamento se le mansioni, pur appartenendo a un profilo gerarchicamente inferiore, sono ricomprese nella medesima area funzionale di inquadramento prevista dal contratto collettivo.

Qual è la differenza tra ius variandi nel pubblico impiego e nel settore privato?
Nel pubblico impiego privatizzato, l’art. 52 del D.Lgs. 165/2001 consente al datore di lavoro di adibire il dipendente a tutte le mansioni considerate “equivalenti” all’interno della stessa area di classificazione (equivalenza formale). Nel privato, l’art. 2103 c.c. richiede un’equivalenza sostanziale, che salvaguardi la professionalità acquisita dal lavoratore.

Le mansioni di vigilanza e custodia possono essere assegnate a un “Assistente alla fruizione” senza che sia demansionamento?
Sì. L’ordinanza chiarisce che se la declaratoria contrattuale del profilo superiore (“Assistente”) include esplicitamente anche attività di vigilanza e custodia, l’assegnazione di tali compiti è legittima e non costituisce demansionamento, poiché rientrano nel perimetro delle sue funzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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