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Demansionamento infermieri: sì al risarcimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assegnazione sistematica di mansioni inferiori a un gruppo di infermieri, a causa di una carenza strutturale di Operatori Socio Sanitari (O.S.S.), costituisce un demansionamento illegittimo. Secondo la Corte, le esigenze organizzative non possono giustificare una dequalificazione professionale costante e programmata. La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione e per la quantificazione del danno subito dai lavoratori.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Demansionamento Infermieri: La Cassazione Conferma il Diritto al Risarcimento

Il demansionamento infermieri è una problematica diffusa nel settore sanitario, spesso legata a carenze di organico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’utilizzo sistematico di infermieri per coprire la mancanza di personale con qualifiche inferiori, come gli Operatori Socio Sanitari (O.S.S.), è illegittimo e dà diritto al risarcimento del danno. Questa decisione chiarisce i limiti delle esigenze organizzative del datore di lavoro e rafforza la tutela della professionalità infermieristica.

I Fatti del Caso: Infermieri Svolgono Mansioni da O.S.S.

Un gruppo di infermieri, impiegati presso due ospedali gestiti da un’Azienda Sanitaria Provinciale, aveva citato in giudizio il proprio datore di lavoro. Lamentavano di essere stati costantemente adibiti, sin dal 2010, a mansioni inferiori rispetto al loro livello di inquadramento. Tali compiti, propri degli O.S.S., includevano l’igiene personale dei pazienti, il cambio della biancheria, il trasporto di degenti in barella o carrozzella, la raccolta di rifiuti speciali come pannoloni e cateteri, e la somministrazione di alimenti.

Secondo i lavoratori, questa situazione era dovuta a una cronica insufficienza numerica del personale O.S.S., che li costringeva a svolgere tali attività in modo prevalente, specialmente durante i turni notturni e pomeridiani in cui la presenza di O.S.S. era assente o ridotta a una sola unità.

La Decisione nei Primi Gradi di Giudizio

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano respinto le richieste dei lavoratori. La Corte territoriale, pur riconoscendo lo svolgimento delle mansioni inferiori, le aveva qualificate come “accessorie e collaterali” all’attività infermieristica principale. Aveva inoltre ritenuto che tale prassi fosse giustificata da comprovate ragioni organizzative dell’Azienda Sanitaria, tra cui riorganizzazioni aziendali, tetti di spesa e un blocco delle assunzioni. In sostanza, i giudici di merito avevano considerato legittimo l’impiego degli infermieri in compiti inferiori, purché non esclusivo e motivato da esigenze aziendali.

Le Motivazioni della Cassazione: il Demansionamento Infermieri per Carenza Strutturale

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa visione, accogliendo il ricorso degli infermieri. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene un lavoratore possa essere adibito a compiti marginalmente inferiori per motivate esigenze aziendali, tali esigenze devono avere carattere temporaneo e contingente.

Nel caso specifico, l’utilizzo degli infermieri per svolgere compiti da O.S.S. non era un evento sporadico, ma una prassi sistematica e programmata per sopperire a una carenza strutturale di personale. La Corte ha sottolineato che un’organizzazione aziendale che si basa stabilmente sulla dequalificazione di una parte del personale per coprire le lacune di un’altra non è conforme ai principi di tutela della professionalità sanciti dall’art. 2103 del Codice Civile.

La Cassazione ha criticato la Corte di Appello per aver introdotto un inedito e vago criterio di “collateralità” e per non aver adeguatamente valutato il carattere sistematico dello svolgimento delle mansioni inferiori, specialmente nei turni con assenza di O.S.S. L’assegnazione di compiti inferiori non può diventare la normalità per far fronte a un problema organizzativo permanente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rappresenta un punto fermo a tutela della dignità e professionalità degli infermieri. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare:

1. La carenza di personale non giustifica tutto: Un datore di lavoro, pubblico o privato, non può risolvere i propri problemi di organico dequalificando sistematicamente i dipendenti con qualifiche superiori.
2. Limite alle esigenze organizzative: Le esigenze aziendali possono giustificare una flessibilità nelle mansioni solo se sono temporanee e non risolvibili altrimenti. Non possono mai legittimare una copertura permanente di posizioni vacanti attraverso il demansionamento.
3. Diritto al risarcimento: L’infermiere che dimostra di essere stato adibito in modo non marginale e continuativo a mansioni inferiori ha diritto a ottenere il risarcimento del danno alla professionalità.

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questi principi e determinare l’entità del risarcimento dovuto ai lavoratori.

È legittimo adibire un infermiere a mansioni inferiori, come quelle di un O.S.S.?
È legittimo solo a condizioni molto restrittive: le mansioni inferiori devono essere marginali rispetto a quelle proprie della qualifica, devono rispondere a esigenze aziendali motivate, contingenti e temporanee, e non devono comportare una completa estraneità alla professionalità del lavoratore.

La carenza di personale O.S.S. giustifica il demansionamento degli infermieri?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una carenza strutturale e permanente di personale non è una valida esigenza organizzativa che possa giustificare l’adibizione sistematica e programmata degli infermieri a mansioni inferiori per coprire i vuoti di organico.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello secondo la Cassazione?
La Corte d’Appello ha errato nel non considerare il carattere sistematico dello svolgimento delle mansioni inferiori e nel ritenerle giustificate da generiche esigenze organizzative. Ha inoltre applicato un criterio di “collateralità” che è estraneo alla giurisprudenza consolidata, non valutando correttamente l’impatto di tale prassi sulla professionalità dei lavoratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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