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Demansionamento infermieri: limiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12138/2025, ha affrontato il caso di demansionamento infermieri, stabilendo che l’assegnazione sistematica e non marginale a mansioni inferiori (tipiche degli OSS) è illegittima, anche se le mansioni principali restano prevalenti. La Corte ha confermato il diritto al risarcimento del danno alla professionalità, che può essere provato anche tramite presunzioni basate sulla durata e natura delle mansioni dequalificanti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Demansionamento Infermieri: i Limiti Fissati dalla Cassazione

Il tema del demansionamento infermieri è una questione delicata e frequente nel settore sanitario, dove le esigenze organizzative spesso si scontrano con la dignità professionale dei lavoratori. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta, stabilendo i confini tra flessibilità lavorativa legittima e dequalificazione illecita, con importanti conseguenze sul diritto al risarcimento del danno.

I Fatti del Caso: Un’Infermiera Svolta Mansioni da OSS

Il caso ha origine dalla vicenda di un’infermiera impiegata presso un’azienda sanitaria pubblica, la quale era stata sistematicamente adibita allo svolgimento di compiti propri degli Operatori Socio-Sanitari (OSS). Tali attività, di rango inferiore rispetto alla sua qualifica, includevano il rifacimento dei letti, l’igiene personale dei pazienti e la risposta ai campanelli.
La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva riconosciuto l’illegittimità di tale pratica, condannando l’azienda sanitaria a risarcire il danno alla dignità professionale e all’immagine lavorativa dell’infermiera. L’azienda sanitaria ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’assegnazione a mansioni inferiori fosse giustificata da esigenze organizzative e dalla carenza di personale ausiliario, e che in ogni caso le mansioni prevalenti e assorbenti fossero quelle infermieristiche.

La Decisione della Corte sul demansionamento infermieri

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda sanitaria, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che l’adibizione di un lavoratore a mansioni inferiori, nel pubblico impiego, è soggetta a limiti rigorosi che non erano stati rispettati nel caso di specie. La pratica, risultata ‘ordinaria e stabile’ per ‘negli anni’, ha integrato una vera e propria dequalificazione professionale, lesiva della dignità del lavoratore.

Le Motivazioni: Quando le Mansioni Inferiori sono Illegittime?

La Corte ha elaborato un principio di diritto chiaro e fondamentale per distinguere i casi di demansionamento infermieri da quelli di legittima flessibilità. L’assegnazione a compiti di livello inferiore è consentita solo a due precise condizioni, che devono essere intese in modo coerente.

Il Principio di Diritto: Marginalità vs Occasionalità

Secondo la Cassazione, le mansioni inferiori possono essere richieste a un lavoratore qualificato solo se sono:
1. Marginali: ovvero di scarso e limitato rilievo quantitativo rispetto alle mansioni proprie della qualifica.
2. Occasionali: qualora non siano marginali, il loro svolgimento deve essere meramente sporadico e non sistematico, legato a esigenze contingenti e non programmate.

Il ricorso sistematico e non marginale a mansioni inferiori viola il diritto del lavoratore al rispetto della propria professionalità, anche se le mansioni qualificanti rimangono prevalenti in termini di tempo. Questo perché una tale pratica ‘svilisce la regola sulla coerenza tra inquadramento e mansioni’ e lede l’immagine lavorativa del dipendente. Nel caso specifico, la Corte ha accertato che lo svolgimento delle mansioni da OSS non era né marginale né occasionale, ma una prassi stabile dovuta alla carenza strutturale di personale.

La Prova del Danno Professionale

La Corte ha inoltre respinto la tesi dell’azienda sanitaria secondo cui il danno non era stato adeguatamente provato. I giudici hanno chiarito che il pregiudizio alla dignità e all’immagine professionale può essere dimostrato anche attraverso un ragionamento presuntivo. Gli elementi valorizzati dalla Corte d’Appello, come la lunga durata dello svolgimento delle mansioni inferiori, la natura prettamente manuale dei compiti e il fatto che tutto avvenisse in presenza dei pazienti, sono stati considerati sufficienti a integrare la prova del danno non patrimoniale. Anche la liquidazione, calcolata in via equitativa come percentuale della retribuzione, è stata ritenuta un criterio corretto e proporzionato.

Le Conclusioni: Implicazioni per il Personale Sanitario

Questa ordinanza rappresenta un punto fermo nella tutela della professionalità del personale sanitario. La carenza di organico, pur essendo un problema reale, non può diventare una giustificazione per dequalificare sistematicamente i professionisti. La sentenza riafferma che la dignità del lavoratore, tutelata dall’art. 52 del D.Lgs. 165/2001, non può essere sacrificata in nome di esigenze organizzative strutturali. Per le aziende sanitarie, ciò significa che la gestione del personale deve rispettare rigorosamente le qualifiche professionali, ricorrendo all’assegnazione di mansioni inferiori solo in circostanze eccezionali, occasionali e marginali, e non come strumento di gestione ordinaria delle carenze di organico.

Quando è legittimo per un datore di lavoro pubblico assegnare un infermiere a mansioni inferiori?
L’assegnazione è legittima solo a condizione che tali mansioni non siano completamente estranee alla professionalità dell’infermiere, che vi sia un’oggettiva esigenza organizzativa e, soprattutto, che la richiesta avvenga in via ‘marginale’ (di scarso rilievo quantitativo) oppure, se non marginale, in via ‘meramente occasionale’ (sporadica e non programmata).

La carenza di personale ausiliario giustifica il demansionamento sistematico di un infermiere?
No. La Corte ha stabilito che l’assegnazione ‘ordinariamente e stabilmente’ a mansioni inferiori, anche se dovuta a una carenza di personale, è illegittima. Le esigenze organizzative non possono giustificare una dequalificazione professionale sistematica e non occasionale.

Come può essere provato il danno da demansionamento?
Il danno alla dignità e all’immagine professionale può essere provato anche tramite presunzioni. Il giudice può desumere l’esistenza del danno da elementi di fatto come la lunga durata del demansionamento, la natura manuale delle mansioni inferiori imposte e lo svolgimento di tali compiti in presenza di terzi (es. pazienti), che generano una mortificazione professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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