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Demansionamento infermieri: limiti e risarcimento danni

Una struttura sanitaria ha assegnato sistematicamente a un’infermiera mansioni inferiori, proprie del personale di supporto. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di tale pratica, stabilendo che l’assegnazione di compiti inferiori, se non marginale, deve essere puramente occasionale. È stato quindi confermato il risarcimento del danno alla dignità professionale, poiché il demansionamento infermieri costante e sistematico costituisce una violazione dei diritti del lavoratore.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Demansionamento Infermieri: Quando è Illegittimo e Come Ottenere il Risarcimento

Il tema del demansionamento infermieri è una questione delicata e frequente nel settore sanitario, dove le esigenze organizzative possono talvolta scontrarsi con i diritti e la dignità professionale dei lavoratori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui limiti entro cui un datore di lavoro può assegnare mansioni inferiori al personale infermieristico, confermando il diritto al risarcimento del danno in caso di abusi. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una infermiera impiegata presso un’Azienda Sanitaria Locale si era vista assegnare, in modo continuativo, compiti tipici degli Operatori Socio-Sanitari (OSS). Queste attività, di rango palesemente inferiore rispetto alla sua qualifica, includevano il trasporto dei malati, il riordino dei letti, il cambio dei pannoloni e la gestione di padelle e pappagalli. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva riconosciuto l’illegittimità di questa situazione, condannando l’azienda a un risarcimento del danno alla dignità professionale e all’immagine lavorativa, liquidato in via equitativa in misura pari al 6% della retribuzione.

Secondo i giudici di merito, l’assegnazione a mansioni inferiori non era stata né marginale né eccezionale, bensì ‘costante e sistematica’, occupando ‘buona parte della giornata lavorativa’.

Il Ricorso dell’Azienda Sanitaria e i motivi di contestazione

L’Azienda Sanitaria ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’assegnazione di mansioni inferiori fosse legittima in presenza di specifiche condizioni, come la prevalenza delle mansioni proprie della qualifica, l’esistenza di esigenze organizzative (come la carenza di personale OSS) e la non completa estraneità dei compiti inferiori alla professionalità dell’infermiere. Inoltre, l’azienda contestava la sussistenza e la prova del danno, ritenuto automaticamente riconosciuto dalla Corte d’Appello senza un’adeguata allegazione da parte della lavoratrice.

I Limiti al Demansionamento Infermieri: Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, cogliendo l’occasione per delineare con precisione i confini della flessibilità consentita nel pubblico impiego privatizzato. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale: sebbene un infermiere possa essere chiamato a svolgere mansioni inferiori per doveri di collaborazione e per tutelare l’interesse pubblico, ciò può avvenire solo a condizioni molto stringenti.

La Corte ha chiarito che l’assegnazione di mansioni inferiori è legittima se si verifica una di queste due condizioni:

1. Marginalità: Le attività inferiori devono avere un rilievo quantitativo scarso e limitato rispetto alle mansioni proprie della qualifica.
2. Occasionalità: Qualora le attività inferiori non siano marginali ma più consistenti, il loro svolgimento deve essere meramente occasionale, non programmato e legato a esigenze temporanee e non strutturali.

Nel caso di specie, l’istruttoria aveva dimostrato che l’assegnazione di compiti da OSS era ‘costante e sistematica’, quotidiana e prolungata. Questo viola il diritto del lavoratore al rispetto della propria professionalità, sancito dall’art. 52 del D.Lgs. 165/2001, anche se le mansioni superiori restano prevalenti. Un ricorso sistematico e non marginale a mansioni inferiori svilisce la professionalità e lede l’immagine del lavoratore.

Per quanto riguarda il risarcimento del danno, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. Il pregiudizio alla dignità professionale non necessita di una prova specifica e rigorosa, ma può essere desunto in via presuntiva da una serie di elementi, quali:

* La lunga durata del demansionamento.
* La natura prettamente manuale dei compiti imposti, a fronte del carattere anche intellettuale della professione infermieristica.
* Lo svolgimento di tali compiti alla presenza dei pazienti, con conseguente mortificazione dell’immagine professionale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio di tutela fondamentale per tutti i lavoratori del settore sanitario. Il datore di lavoro non può utilizzare il personale infermieristico come ‘tappabuchi’ per coprire carenze strutturali di organico relative a profili professionali inferiori. La flessibilità è ammessa solo se marginale o puramente occasionale. Un’assegnazione sistematica e continuativa a compiti dequalificanti costituisce un demansionamento infermieri illegittimo e dà diritto al lavoratore di ottenere un risarcimento per il danno subito alla propria dignità e professionalità. Questa decisione rappresenta un importante monito per le strutture sanitarie a gestire il personale nel rispetto delle qualifiche e delle competenze di ciascuno.

Un infermiere può essere obbligato a svolgere mansioni tipiche di un Operatore Socio-Sanitario (OSS)?
Sì, ma solo a condizioni molto rigide. L’assegnazione deve essere giustificata da un’obiettiva esigenza organizzativa e deve essere ‘marginale’ (cioè occupare una parte minima e limitata del tempo di lavoro) oppure, se quantitativamente più rilevante, deve essere ‘meramente occasionale’ e non sistematica o programmata.

Quando l’assegnazione di mansioni inferiori diventa un demansionamento illegittimo?
Diventa illegittima quando non è né marginale né occasionale, ma assume un carattere ‘costante e sistematico’, venendo svolta quotidianamente e per una parte significativa della giornata lavorativa. In questo caso, si viola il diritto del lavoratore al rispetto della propria professionalità, anche se le mansioni superiori rimangono prevalenti.

In caso di demansionamento, il danno alla dignità professionale deve essere provato in modo specifico?
No, la sentenza chiarisce che il danno non patrimoniale alla dignità e all’immagine professionale può essere provato anche tramite presunzioni. Il giudice può desumere l’esistenza del pregiudizio da elementi concreti come la lunga durata del demansionamento, la natura umile dei compiti e il fatto che venissero svolti in presenza di pazienti, senza la necessità di una prova diretta e specifica da parte del lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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