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Demansionamento infermiere: quando è legittimo?

Un’infermiera professionale lamentava un demansionamento per essere stata adibita alla pulizia di strumenti chirurgici, mansione tipica degli OSS. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che nel pubblico impiego l’assegnazione a mansioni inferiori, seppur marginali, è legittima solo se giustificata da un’oggettiva e motivata esigenza aziendale, che deve essere formalmente provata dal datore di lavoro. Mancando tale prova, il demansionamento infermiere è illegittimo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Demansionamento infermiere: la Cassazione fissa i paletti per le mansioni inferiori

Il tema del demansionamento infermiere è una questione delicata e frequente nel settore sanitario. Un’infermiera professionale può essere incaricata di svolgere compiti tipici di altre figure, come la pulizia degli strumenti chirurgici? Con l’ordinanza n. 33781/2024, la Corte di Cassazione torna sull’argomento, stabilendo un principio fondamentale per il pubblico impiego: l’assegnazione a mansioni inferiori, anche se marginali, richiede una giustificazione precisa e documentata da parte dell’azienda sanitaria.

I fatti del caso: la controversia di un’infermiera

Una infermiera professionale in servizio presso un presidio ospedaliero ha citato in giudizio l’azienda sanitaria, chiedendo l’accertamento del demansionamento subito e il relativo risarcimento del danno. La lavoratrice sosteneva di essere stata costretta a svolgere mansioni di lavaggio e pulizia degli strumenti chirurgici, attività di competenza degli Operatori Socio-Sanitari (OSS).

Nei primi due gradi di giudizio, sia il Tribunale che la Corte di Appello avevano respinto la sua domanda. I giudici avevano ritenuto che tali compiti, sebbene inferiori, fossero svolti in modo marginale e contingente, ovvero solo nei turni pomeridiani e in assenza del personale ausiliario. Secondo le corti di merito, questa marginalità escludeva la configurabilità di un vero e proprio demansionamento e, di conseguenza, di un danno alla professionalità o all’immagine.

La valutazione del demansionamento infermiere in Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la prospettiva, accogliendo il ricorso dell’infermiera. Pur confermando che un lavoratore può essere adibito a compiti inferiori se questi sono marginali rispetto alle mansioni principali e dettati da esigenze aziendali contingenti, ha sottolineato una differenza cruciale nel contesto del pubblico impiego.

Nel settore pubblico, l’assegnazione a mansioni inferiori non può essere una scelta discrezionale o basata su prassi non formalizzate. La legittimità di tale adibizione è subordinata a una condizione ulteriore e imprescindibile: la sussistenza di un’oggettiva esigenza aziendale, che deve risultare da atti motivati dell’Azienda sanitaria. In altre parole, non basta affermare che il personale ausiliario è assente; l’amministrazione deve dimostrare di aver organizzato il servizio sulla base di una decisione formale e motivata che giustifichi tale scelta.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha censurato la sentenza della Corte di Appello proprio per non aver verificato questo aspetto cruciale. I giudici di secondo grado si erano limitati a constatare la marginalità dei compiti e l’assenza del personale OSS in determinati turni, ritenendo queste circostanze sufficienti a legittimare l’operato dell’azienda. Tuttavia, hanno omesso di accertare se l’azienda avesse formalizzato questa organizzazione del lavoro attraverso atti di gestione specifici, come richiesto dai principi di correttezza, buona fede e buon andamento della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.).

Secondo la Cassazione, l’onere di dimostrare la sussistenza di un’oggettiva e motivata esigenza organizzativa ricade sul datore di lavoro pubblico. Senza questa prova formale, l’attribuzione di mansioni inferiori, anche se marginali, diventa illegittima, configurando un demansionamento infermiere.

Le conclusioni

La decisione stabilisce un importante principio a tutela della professionalità dei lavoratori del settore pubblico. L’assegnazione a mansioni inferiori non può diventare una soluzione strutturale per coprire carenze di organico o per mere ragioni di economia. Deve rimanere un’eccezione, legata a esigenze temporanee e, soprattutto, giustificata da atti amministrativi trasparenti e motivati. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto, verificando se l’azienda sanitaria avesse adottato atti formali per organizzare il servizio di lavaggio degli strumenti in quel modo specifico.

Un infermiere può essere legittimamente adibito a mansioni inferiori come la pulizia degli strumenti chirurgici?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Secondo la Corte di Cassazione, le mansioni devono essere marginali rispetto a quelle della qualifica e, nel pubblico impiego, devono essere giustificate da un’oggettiva esigenza aziendale risultante da atti formali e motivati del datore di lavoro.

Qual è il requisito fondamentale per l’assegnazione a mansioni inferiori nel pubblico impiego?
Oltre alla marginalità delle mansioni, è necessaria la sussistenza di un’oggettiva esigenza aziendale, che deve essere provata dal datore di lavoro pubblico attraverso atti di gestione specifici e motivati. La semplice assenza di altro personale non è, da sola, una giustificazione sufficiente.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico di demansionamento infermiere?
La Corte ha accolto il ricorso dell’infermiera e ha cassato la sentenza precedente. Ha stabilito che la Corte di Appello non ha verificato se l’azienda sanitaria avesse giustificato l’assegnazione a mansioni inferiori con atti formali, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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