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Declassamento incarico dirigenziale e riorganizzazione

Un dirigente medico ha impugnato il declassamento del suo incarico da struttura complessa a semplice, avvenuto a seguito di una riorganizzazione ospedaliera. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il declassamento di un incarico dirigenziale è legittimo se avviene alla scadenza naturale del contratto e nell’ambito di un effettivo riassetto organizzativo. Secondo la Corte, questa fattispecie non costituisce demansionamento, in quanto la legge conferisce alla Pubblica Amministrazione la facoltà di assegnare un incarico di valore inferiore per esigenze di efficienza, prevalendo su eventuali accordi contrattuali più favorevoli al dipendente.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Declassamento Incarico Dirigenziale: Quando è Legittimo per la PA?

La riorganizzazione di un ente pubblico, come un’azienda ospedaliera, può portare a modifiche significative degli incarichi. Ma cosa succede quando un ruolo di vertice viene ridimensionato? Il declassamento di un incarico dirigenziale è sempre illegittimo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 25518/2024) offre chiarimenti cruciali, stabilendo un importante principio a favore della discrezionalità della Pubblica Amministrazione in contesti di riassetto organizzativo.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico, direttore di una struttura complessa di Radioterapia presso un’azienda ospedaliera, si è trovato al centro di una controversia legale a seguito di un’ampia riorganizzazione sanitaria. Con l’accorpamento di diverse strutture, il suo incarico è stato declassato: l’unità da lui diretta è stata trasformata da “complessa” a “semplice a valenza compartimentale”.

Ritenendo tale modifica un illegittimo demansionamento, il dirigente ha citato in giudizio l’azienda ospedaliera, chiedendo un risarcimento pari alla differenza retributiva che avrebbe percepito mantenendo l’incarico originale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue richieste, sostenendo che la riorganizzazione era giustificata da esigenze tecnico-organizzative e conforme ai parametri normativi, escludendo quindi qualsiasi condotta illecita da parte dell’ente.

La Decisione della Corte sul declassamento dell’incarico dirigenziale

Il dirigente ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla gestione degli incarichi dirigenziali. A suo avviso, un declassamento è ammissibile solo se cambiano effettivamente le mansioni, non quando viene semplicemente ridimensionata l’unità organizzativa.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale, ritenendolo in parte inammissibile e comunque infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che, nel caso specifico, l’incarico originale del dirigente era già scaduto ed era stato prorogato solo in attesa del completamento del nuovo piano organizzativo. A questo punto, entra in gioco una norma chiave.

Il Ruolo dell’Art. 9, comma 32, del D.L. 78/2010

Questa disposizione legislativa conferisce alle pubbliche amministrazioni, alla scadenza di un incarico dirigenziale, la facoltà di conferire un nuovo incarico, anche di valore economico inferiore, specialmente se ciò avviene a seguito di processi di riorganizzazione. La ratio della norma è quella di garantire flessibilità e discrezionalità all’amministrazione per perseguire obiettivi di efficienza, superando eventuali disposizioni contrattuali più favorevoli al dirigente.

La Corte ha precisato che tale facoltà si applica pienamente quando l’incarico precedente è giunto alla sua naturale scadenza, come nel caso di specie. Di conseguenza, l’assegnazione di un incarico di responsabile di struttura semplice, in luogo di quello di struttura complessa, non configura un demansionamento né lede la professionalità del medico.

Anche il ricorso incidentale dell’azienda ospedaliera, che contestava la compensazione delle spese legali decisa in appello, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che la motivazione del giudice di secondo grado (basata sulla “peculiarità della questione”) fosse sufficiente a giustificare l’esercizio del suo potere discrezionale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione si fondano su una netta distinzione tra la revoca anticipata di un incarico in corso e l’assegnazione di un nuovo incarico alla sua scadenza naturale. Mentre la prima è soggetta a vincoli più stringenti, la seconda rientra pienamente nella discrezionalità dell’ente, soprattutto se inserita in un contesto di riassetto organizzativo. L’obiettivo del legislatore, con il D.L. 78/2010, era proprio quello di liberare le amministrazioni da vincoli di garanzia economica per i dirigenti, consentendo una gestione più dinamica e orientata ai risultati. L’attribuzione di un incarico di minor rilievo non è un atto sanzionatorio o illegittimo, ma una conseguenza legittima di scelte organizzative volte a migliorare l’efficienza del servizio pubblico. La professionalità del dirigente non viene lesa, ma semplicemente ricollocata all’interno del nuovo assetto.

Conclusioni

Questa pronuncia della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale nel pubblico impiego: un incarico dirigenziale non è una posizione acquisita a tempo indeterminato. Alla sua scadenza, la Pubblica Amministrazione ha il diritto di rivedere le proprie scelte organizzative e, se necessario per ragioni di efficienza e funzionalità, può legittimamente assegnare al dirigente un ruolo di livello inferiore, anche economicamente. Per i dirigenti pubblici, ciò significa che la stabilità dell’incarico è strettamente legata alla sua durata contrattuale e alle esigenze mutevoli dell’amministrazione di appartenenza. Il declassamento di un incarico dirigenziale, in queste specifiche circostanze, è uno strumento legittimo di gestione organizzativa.

Un’amministrazione pubblica può declassare l’incarico di un dirigente da complesso a semplice durante una riorganizzazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, alla scadenza naturale di un incarico dirigenziale, un’amministrazione può conferire al dirigente un nuovo incarico di valore inferiore, come quello di responsabile di struttura semplice, nell’ambito di un legittimo processo di riorganizzazione aziendale.

Il declassamento di un incarico dirigenziale costituisce sempre un demansionamento illegittimo?
No. Secondo la sentenza, l’attribuzione di un incarico di responsabile di struttura semplice in luogo di uno di struttura complessa non comporta di per sé un demansionamento né un danno alla professionalità del dirigente, se avviene alla scadenza dell’incarico precedente e nel contesto di un riassetto organizzativo.

Qual è la norma chiave che regola il declassamento dell’incarico dirigenziale in questo caso?
La norma fondamentale è l’art. 9, comma 32, del d.l. n. 78/2010, che consente alle pubbliche amministrazioni, alla scadenza di un incarico, di conferirne un altro anche di valore economico inferiore, superando le precedenti disposizioni normative o contrattuali più favorevoli al dirigente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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