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Decadenza NASpI per socio amministratore: no al rischio

La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza NASpI non si applica al socio amministratore di una S.r.l. che omette di comunicare la propria carica all’ente previdenziale. La norma sulla decadenza, essendo di stretta interpretazione, riguarda solo lo svolgimento effettivo di un’attività di lavoro autonomo o d’impresa individuale, e non la mera titolarità di una carica sociale.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza NASpI per Socio Amministratore: La Cassazione Fa Chiarezza

La questione della compatibilità tra la percezione dell’indennità di disoccupazione (NASpI) e la titolarità di cariche sociali è un tema di grande attualità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, escludendo il rischio di decadenza NASpI per il socio e amministratore di una S.r.l. che non comunichi tale sua qualità all’ente previdenziale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal diniego, da parte dell’ente previdenziale, della prestazione NASpI a un lavoratore. La motivazione del rigetto era basata sul fatto che il richiedente, socio e amministratore di una società a responsabilità limitata, non aveva comunicato tale sua posizione e il relativo reddito presunto entro trenta giorni dalla domanda di disoccupazione. Secondo l’ente, tale omissione avrebbe comportato la perdita del diritto all’indennità.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda. L’ente previdenziale, non condividendo la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la violazione delle norme che regolano la decadenza NASpI.

La questione giuridica: quando si applica la decadenza NASpI?

Il cuore del contendere ruotava attorno all’interpretazione degli articoli 10 e 11 del D.Lgs. n. 22/2015. L’ente previdenziale sosteneva che la mancata comunicazione della carica di socio e amministratore dovesse far scattare la decadenza dal diritto alla prestazione. La tesi si fondava sull’assimilazione, ai fini fiscali e contributivi, di tale ruolo a quello del lavoratore autonomo.

Di contro, la difesa del lavoratore puntava sul tenore letterale della norma, che individua il presupposto della decadenza nella mancata comunicazione dello svolgimento di “un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale”. La semplice carica sociale, di per sé, non implica necessariamente lo svolgimento di una tale attività.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando le sentenze dei giudici di merito. La decisione si basa su alcuni principi cardine del nostro ordinamento.

Interpretazione Restrittiva delle Norme sulla Decadenza

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito che le norme che prevedono la decadenza da un diritto sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente contemplati. L’art. 11 del D.Lgs. 22/2015 è testuale: la decadenza scatta per la mancata comunicazione dell’avvio di un’attività di lavoro autonomo o di impresa individuale.

Distinzione tra Carica Sociale e Attività Lavorativa

La Corte ha chiarito che la figura di socio e amministratore di una società a responsabilità limitata non implica, di per sé, lo svolgimento di un’attività lavorativa autonoma o imprenditoriale soggetta all’obbligo di comunicazione. L’assimilazione di tali ruoli a quelli del lavoratore autonomo, prevista da altre normative (come la L. 335/1995), ha finalità puramente contributive legate al reddito prodotto e non può essere utilizzata per estendere l’ambito di applicazione di una norma sulla decadenza NASpI.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un principio di notevole importanza pratica. Viene stabilito che il beneficiario della NASpI non decade dal suo diritto se omette di comunicare la mera carica di socio o amministratore di una S.r.l. La decadenza si verifica solo se, oltre alla carica, si svolge un’effettiva attività lavorativa autonoma o imprenditoriale e si omette la relativa comunicazione. Questa decisione offre maggiore certezza giuridica ai lavoratori che si trovano in questa situazione, distinguendo nettamente la titolarità di una carica dalla prestazione di un’attività lavorativa rilevante ai fini della normativa sulla disoccupazione.

Un socio e amministratore di S.r.l. deve comunicare la sua carica all’ente previdenziale quando richiede la NASpI per evitare la decadenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera qualità di socio e amministratore non rientra nell’obbligo di comunicazione previsto per le attività di lavoro autonomo o d’impresa individuale, pertanto la sua omissione non causa la decadenza dal diritto alla NASpI.

La decadenza dal diritto alla NASpI si applica in modo estensivo?
No. La Corte ha stabilito che le norme sulla decadenza sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate a casi non espressamente previsti. L’obbligo riguarda solo chi intraprende “un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale”.

Perché la Corte ha ritenuto che la posizione del socio amministratore non fosse assimilabile a quella del lavoratore autonomo ai fini della decadenza?
Perché l’assimilazione prevista da altre leggi (es. L. 335/1995) ha finalità contributive e previdenziali legate al reddito prodotto, ma non può alterare il significato testuale della norma sulla decadenza (D.Lgs. 22/2015), che si riferisce specificamente allo svolgimento effettivo di un’attività autonoma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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