LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Decadenza NASpI per attività autonoma preesistente

Un lavoratore, già socio di una società, si è visto negare la NASpI per non aver comunicato il reddito presunto entro 30 giorni dalla domanda. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza NASpI si applica anche in caso di attività autonoma preesistente. Il termine per la comunicazione decorre dalla data della domanda di indennità. La Corte ha chiarito che non si tratta di un’applicazione analogica vietata, ma di un’interpretazione sistematica della norma, finalizzata a verificare la compatibilità del sussidio con altre fonti di reddito. Il caso è stato rinviato per accertare la natura effettiva dell’attività svolta dal lavoratore (imprenditoriale o di mero amministratore).

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza NASpI e Attività Autonoma: Comunicazione Obbligatoria anche se Preesistente

L’obbligo di comunicare all’INPS il reddito presunto da lavoro autonomo per non incorrere nella decadenza NASpI sussiste anche se l’attività era già in corso prima della perdita del lavoro dipendente. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha delineato un principio cruciale per tutti i percettori dell’indennità di disoccupazione che svolgono contemporaneamente un’attività in proprio. La sentenza chiarisce che il termine di un mese per la comunicazione decorre dalla data di presentazione della domanda NASpI, risolvendo un importante dubbio interpretativo.

I Fatti del Caso: Lavoro Autonomo e Domanda di Disoccupazione

Il caso ha origine dalla decisione dell’INPS di negare la prestazione NASpI a un lavoratore. Il motivo del diniego era la mancata comunicazione, entro il termine di 30 giorni, del reddito che egli prevedeva di conseguire da un’attività imprenditoriale preesistente. Nello specifico, il lavoratore era socio di una società in accomandita semplice (s.a.s.) già prima di perdere il suo impiego da dipendente. Dopo aver presentato la domanda di NASpI, aveva comunicato l’informazione relativa a tale attività, ma oltre il termine previsto dalla legge, dichiarando un reddito presunto pari a zero.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al lavoratore, sostenendo che l’obbligo di comunicazione e la conseguente sanzione della decadenza si applicassero solo alle attività autonome iniziate durante il periodo di fruizione della NASpI, e non a quelle già esistenti. Secondo le corti di merito, le norme sulla decadenza sono di natura eccezionale e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti.

La Posizione della Corte di Cassazione sulla Decadenza NASpI

L’INPS ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione restrittiva dei giudici di merito. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Istituto, ribaltando la decisione precedente e affermando un principio interpretativo di fondamentale importanza.

Secondo la Cassazione, la decadenza NASpI scatta in ogni caso di omessa o tardiva comunicazione. Il momento da cui decorre il termine di un mese per la comunicazione cambia a seconda della situazione:
1. Attività preesistente: Se l’attività autonoma esisteva già prima della domanda di disoccupazione, il termine decorre dalla data di presentazione della domanda di NASpI.
2. Nuova attività: Se l’attività autonoma viene avviata durante la percezione della NASpI, il termine decorre dalla data di inizio della nuova attività.

La Corte ha inoltre precisato la distinzione tra svolgimento di attività d’impresa e titolarità di cariche sociali (es. amministratore), specificando che l’obbligo di comunicazione riguarda la prima fattispecie.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione sistematica e teleologica degli articoli 10 e 11 del D.Lgs. 22/2015, superando il mero dato letterale. Il verbo “intraprendere”, usato dal legislatore, non deve essere inteso solo come “iniziare”, ma anche come “impegnarsi” o “applicarsi” a un’attività. L’elemento cruciale, secondo i giudici, non è l’anteriorità dell’attività, ma la sua contemporaneità con la percezione dell’indennità di disoccupazione.

La ratio della norma è consentire all’INPS di verificare la compatibilità tra il sussidio, che risponde a uno stato di bisogno, e un eventuale reddito da lavoro autonomo. Consentire a chi ha un’attività preesistente di non comunicare nulla creerebbe una irragionevole disparità di trattamento rispetto a chi avvia un’attività dopo aver ottenuto la NASpI. Pertanto, la Corte ha concluso che non si tratta di un’applicazione analogica vietata di una norma eccezionale, bensì di un’interpretazione coerente con l’intenzione del legislatore, che ha voluto considerare implicitamente anche questa fattispecie per garantire l’equità e la funzione del sussidio.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione stabilisce un punto fermo per i beneficiari di NASpI. Chiunque svolga un’attività di lavoro autonomo o d’impresa, anche se avviata prima di perdere il lavoro dipendente, ha l’obbligo di comunicare all’INPS il reddito annuo presunto entro un mese dalla data della domanda di NASpI. La mancata o tardiva comunicazione comporta la perdita del diritto all’indennità. La sentenza, tuttavia, apre a una valutazione caso per caso sulla natura dell’attività: il semplice ruolo di amministratore, con compensi assimilati a reddito da lavoro dipendente, potrebbe non rientrare nell’obbligo di comunicazione. Spetterà al giudice di merito, nel caso specifico, accertare l’effettiva natura dell’attività svolta dal lavoratore per determinare l’applicabilità della decadenza.

Se svolgo un’attività di lavoro autonomo già prima di perdere il lavoro, devo comunicarlo all’INPS quando chiedo la NASpI?
Sì, la comunicazione è obbligatoria. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di comunicare il reddito annuo presunto sussiste anche per le attività autonome preesistenti alla domanda di NASpI.

Qual è il termine per effettuare la comunicazione in caso di attività preesistente per evitare la decadenza NASpI?
Il termine è di un mese (30 giorni) e decorre dalla data di presentazione della domanda di NASpI.

L’obbligo di comunicazione si applica anche se sono solo amministratore di una società senza svolgere attività imprenditoriale?
La Corte distingue. L’obbligo di comunicazione e il rischio di decadenza si applicano allo svolgimento di una “attività lavorativa autonoma o di impresa individuale”. Se una persona è titolare esclusivamente di cariche sociali (come amministratore), i cui compensi sono assimilati a reddito da lavoro dipendente, le norme sulla decadenza potrebbero non applicarsi. La questione deve essere valutata dal giudice caso per caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati