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Decadenza NASpI: obbligo di comunicazione per P.IVA

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 846/2024, ha stabilito che la decadenza NASpI si applica anche a chi ha un’attività di lavoro autonomo preesistente alla domanda di disoccupazione. L’obbligo di comunicare il reddito presunto all’ente previdenziale scatta entro un mese dalla data della domanda di NASpI. Il mancato rispetto di tale termine, anche in caso di comunicazione tardiva, comporta la perdita del beneficio.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza NASpI: Attenzione alla Partita IVA Preesistente

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento cruciale in materia di Decadenza NASpI per i lavoratori che, al momento della richiesta di disoccupazione, sono già titolari di una partita IVA. La decisione sottolinea che l’obbligo di comunicare il reddito presunto da lavoro autonomo entro un mese non riguarda solo le nuove attività avviate durante la percezione del sussidio, ma anche quelle preesistenti. Una comunicazione tardiva equivale a un’omissione e comporta la perdita del diritto all’indennità.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego dipendente, ha presentato domanda per l’indennità di disoccupazione NASpI. Il lavoratore era già titolare di una partita IVA per un’attività di lavoro autonomo avviata in precedenza. Pur avendo comunicato all’ente previdenziale il reddito che presumeva di ricavare da tale attività, lo ha fatto oltre il termine di un mese previsto dalla legge, calcolato a partire dalla data di presentazione della domanda di NASpI. Di conseguenza, l’ente ha dichiarato la decadenza dal beneficio, provvedimento contro cui il lavoratore ha fatto ricorso.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione al lavoratore. Le corti territoriali avevano ritenuto che la norma sulla decadenza (art. 11 del D.Lgs. n. 22/2015) dovesse essere interpretata restrittivamente, applicandola solo ai casi di avvio di una nuova attività autonoma durante il periodo di fruizione della NASpI. Secondo questa visione, un’attività preesistente non rientrava nella fattispecie, e inoltre, la comunicazione, sebbene tardiva, era comunque avvenuta, escludendo l’omissione totale. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello.

Decadenza NASpI e Lavoro Autonomo: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente il verdetto precedente, accogliendo il ricorso dell’ente. I giudici supremi hanno chiarito che l’interpretazione corretta della normativa non è quella restrittiva, ma quella estensiva. La legge (art. 10 del D.Lgs. n. 22/2015) parla di lavoratore che “intraprenda” un’attività lavorativa autonoma “durante il periodo in cui percepisce la NASpI”. Questo termine non si riferisce solo all’avvio di una nuova attività, ma alla coesistenza tra la percezione del sussidio e lo svolgimento di un’attività autonoma.

Se l’attività autonoma era già in essere, il termine di un mese per la comunicazione del reddito presunto non decorre dall’inizio dell’attività, ma dalla data di presentazione della domanda di NASpI. La Corte ha rafforzato questa interpretazione richiamando un’altra norma (l’art. 9 dello stesso decreto) che prevede un obbligo analogo, con un termine di 30 giorni, per chi ha un rapporto di lavoro part-time preesistente. Infine, la Cassazione ha precisato che la norma sulla decadenza è chiara: essa è legata al mancato invio della comunicazione entro un mese. Pertanto, una comunicazione tardiva non sana l’inadempimento e comporta inevitabilmente la perdita del diritto alla prestazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza stabilisce un principio fondamentale per tutti i percettori di NASpI che svolgono anche un’attività di lavoro autonomo. L’implicazione pratica principale è che non c’è distinzione tra attività avviate prima o dopo la domanda di disoccupazione. In entrambi i casi, esiste un obbligo di comunicazione perentorio. Chi è già titolare di partita IVA al momento della richiesta di NASpI deve attivarsi immediatamente e comunicare all’ente il reddito annuo presunto entro 30 giorni dalla data della domanda. Rispettare questa scadenza è essenziale per evitare la decadenza NASpI e la perdita totale del sussidio.

Chi ha una partita IVA aperta prima di perdere il lavoro deve comunicare il reddito per ricevere la NASpI?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di comunicare il reddito da lavoro autonomo presunto si applica anche se l’attività era preesistente alla domanda di NASpI.

Qual è il termine per comunicare il reddito da lavoro autonomo preesistente quando si chiede la NASpI?
Il termine è di un mese e decorre dalla data di presentazione della domanda di NASpI.

Se comunico il reddito in ritardo, perdo comunque il diritto alla NASpI?
Sì, secondo la sentenza, la comunicazione effettuata oltre il termine di un mese è equiparata a un’omessa comunicazione e determina la decadenza dal diritto a percepire l’indennità NASpI.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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