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Decadenza NASPI e lavoro autonomo: la Cassazione

La Corte di Cassazione stabilisce la decadenza NASPI per chi non comunica entro 30 giorni dalla domanda il reddito da lavoro autonomo già esistente. La Corte ha chiarito che l’obbligo di comunicazione sussiste anche per le attività preesistenti alla disoccupazione, con il termine che decorre dalla data della richiesta del sussidio, e non solo per quelle avviate durante la fruizione del beneficio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza NASPI e Lavoro Autonomo: Chiarimenti dalla Cassazione

L’obbligo di comunicare all’ente previdenziale i redditi da lavoro autonomo è un passaggio cruciale per chi percepisce l’indennità di disoccupazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema dibattuto: i termini per la comunicazione in caso di attività preesistente, stabilendo principi chiari per evitare la decadenza NASPI. Questa decisione sottolinea l’importanza di un’interpretazione della legge che vada oltre il mero dato letterale, per coglierne la finalità e garantire il corretto funzionamento del sistema di tutele sociali.

I fatti di causa

Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver perso il suo impiego subordinato, ha richiesto e ottenuto l’indennità di disoccupazione NASpI. Contestualmente, il soggetto era titolare di un’impresa individuale già avviata prima della cessazione del rapporto di lavoro. L’ente previdenziale ha revocato il sussidio, dichiarando la decadenza dal beneficio, poiché il lavoratore aveva comunicato il reddito annuo previsto derivante dalla sua attività autonoma oltre il termine di 30 giorni.

Nei primi due gradi di giudizio, i tribunali avevano dato ragione al lavoratore. La Corte d’Appello, in particolare, aveva sostenuto che il termine di 30 giorni per la comunicazione, previsto dall’art. 11 del D.Lgs. 22/2015, si applicasse solo alle attività di lavoro autonomo iniziate durante il periodo di fruizione della NASpI, e non a quelle già esistenti al momento della domanda. Secondo tale interpretazione, la legge non prevedeva espressamente un termine per le attività preesistenti, pertanto non si poteva applicare una sanzione così grave come la decadenza. L’ente previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ribaltando completamente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che l’obbligo di comunicazione del reddito previsto entro 30 giorni sussiste sempre quando vi è concomitanza tra la percezione della NASpI e lo svolgimento di un’attività di lavoro autonomo, indipendentemente dal fatto che quest’ultima sia iniziata prima o dopo la domanda di disoccupazione.

Il punto cruciale della decisione risiede nella determinazione del momento da cui far decorrere il termine. La Suprema Corte ha chiarito che:

1. Per un’attività autonoma iniziata durante la fruizione della NASpI, il termine di 30 giorni decorre dall’effettivo inizio dell’attività.
2. Per un’attività autonoma già esistente al momento della domanda di NASpI, il termine di 30 giorni decorre dalla data di presentazione della domanda stessa.

Di conseguenza, avendo il lavoratore nel caso di specie comunicato il reddito ben oltre i 30 giorni dalla sua domanda di NASpI, la Corte ha ritenuto legittima la decadenza NASPI disposta dall’ente.

Le motivazioni e l’interpretazione della norma sulla Decadenza NASPI

La Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione sistematica e teleologica (cioè orientata allo scopo) della normativa. I giudici hanno spiegato che limitare l’obbligo di comunicazione solo alle nuove attività creerebbe un’ingiustificata e irragionevole disparità di trattamento. La ratio legis delle norme sulla compatibilità tra NASpI e lavoro autonomo (artt. 10 e 11, D.Lgs. 22/2015) è quella di consentire all’ente previdenziale di verificare tempestivamente se il reddito percepito sia compatibile con lo stato di bisogno che giustifica l’erogazione del sussidio.

La Corte ha inoltre chiarito il significato del verbo “intraprendere” usato dal legislatore. Non va inteso solo nel senso letterale di “iniziare”, ma in un’accezione più ampia di “svolgere” o “dedicarsi a” un’attività. L’elemento fondamentale è la contemporaneità tra il godimento del beneficio e l’esercizio dell’attività autonoma. L’interpretazione fornita non rappresenta un’applicazione analogica di una norma eccezionale (vietata dall’ordinamento), bensì un’esegesi che tiene conto dell'”intenzione del legislatore”. La decadenza non è una sanzione per una mera omissione formale, ma la conseguenza diretta dell’impossibilità, per l’ente, di effettuare le necessarie verifiche sulla compatibilità reddituale.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di decadenza NASPI. Il messaggio per i lavoratori è chiaro: chiunque percepisca l’indennità di disoccupazione e svolga, anche solo potenzialmente, un’attività di lavoro autonomo o d’impresa individuale, ha il dovere di comunicare il reddito annuo presunto all’ente previdenziale. Il termine perentorio di 30 giorni decorre dal momento in cui sorge la concomitanza tra beneficio e attività, ovvero dalla data della domanda di NASpI se l’attività è preesistente, o dall’inizio dell’attività se successiva. L’omessa o tardiva comunicazione comporta la perdita irreversibile del diritto al sussidio, a prescindere dall’effettiva produzione di un reddito.

Chi percepisce la NASpI e ha un’attività autonoma preesistente deve comunicare il reddito all’ente previdenziale?
Sì, l’obbligo di comunicazione del reddito annuo previsto sussiste anche per le attività lavorative autonome già in essere prima della cessazione del rapporto di lavoro subordinato che ha dato diritto alla NASpI.

Qual è il termine per comunicare il reddito da lavoro autonomo preesistente per non incorrere nella decadenza NASPI?
Il termine perentorio è di 30 giorni. Questo termine decorre dalla data di presentazione della domanda amministrativa per ottenere l’indennità NASpI.

Cosa succede se la comunicazione del reddito previsto viene effettuata in ritardo, oltre i 30 giorni?
La comunicazione effettuata oltre il termine di 30 giorni comporta la decadenza dal diritto a percepire la prestazione NASpI. La tardività della comunicazione è equiparata alla sua omissione ai fini della perdita del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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