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Decadenza NASpI amministratore: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 34891/2024, ha stabilito che non si verifica la decadenza NASpI per il beneficiario che omette di comunicare la carica di amministratore di società. Tale incarico, infatti, non è classificabile come “attività lavorativa autonoma o di impresa individuale”, le uniche per cui la legge prevede l’obbligo di comunicazione a pena di perdita del sussidio. La decisione rigetta il ricorso dell’ente previdenziale, chiarendo la natura giuridica del rapporto tra amministratore e società.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza NASpI per Amministratori di Società: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 34891/2024 interviene su un tema di grande rilevanza pratica: la possibile decadenza NASpI per chi ricopre la carica di amministratore di una società. Molti lavoratori si sono chiesti se tale incarico, magari preesistente alla perdita del lavoro dipendente e non produttivo di reddito, dovesse essere comunicato all’ente previdenziale e se l’omissione potesse comportare la perdita del sussidio. La Suprema Corte fornisce una risposta netta, distinguendo la natura del rapporto societario da quella del lavoro autonomo.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dopo aver perso il suo impiego, presentava domanda per ottenere l’indennità di disoccupazione NASpI. L’ente previdenziale respingeva la richiesta, motivando il diniego con la mancata comunicazione, entro i 30 giorni previsti, della carica di amministratore unico di una società a responsabilità limitata che il richiedente già ricopriva. Secondo l’ente, tale omissione integrava una causa di decadenza dal diritto alla prestazione.

Il lavoratore impugnava la decisione e la Corte d’Appello di Milano accoglieva la sua domanda, riformando la sentenza di primo grado. L’ente previdenziale, non soddisfatto, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che l’obbligo di comunicazione sussiste anche per le attività preesistenti alla domanda di NASpI e che la sua violazione determina inevitabilmente la perdita del sussidio.

La questione della decadenza NASpI e l’obbligo di comunicazione

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione degli articoli 10 e 11 del D.Lgs. 22/2015, che disciplinano la compatibilità della NASpI con lo svolgimento di attività lavorativa. La normativa prevede un obbligo per il beneficiario di comunicare all’ente, entro trenta giorni dall’inizio dell’attività, lo svolgimento di un lavoro autonomo o di impresa individuale. La violazione di questo obbligo comporta la decadenza NASpI.

L’ente previdenziale sosteneva una lettura estensiva della norma, applicabile a qualsiasi attività, anche quella di amministratore, purché contemporanea alla fruizione del sussidio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, pur rigettando il ricorso dell’ente, ha colto l’occasione per fare chiarezza sul punto, correggendo in parte la motivazione della sentenza d’appello. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale: l’obbligo di comunicazione, e la conseguente sanzione della decadenza, riguarda esclusivamente l’inizio di una “attività lavorativa autonoma o di impresa individuale”.

L’incarico di amministratore unico o consigliere di amministrazione, secondo la Corte, non rientra in questa categoria. Si tratta, infatti, di un rapporto di tipo societario, caratterizzato dalla cosiddetta “immedesimazione organica”. L’amministratore agisce come organo della società e le sue azioni sono direttamente imputate all’ente. Manca, in questa figura, il requisito della coordinazione tipico dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, e a maggior ragione quello della subordinazione del lavoro dipendente.

Di conseguenza, non essendo l’incarico di amministratore qualificabile come lavoro autonomo ai sensi della normativa sulla NASpI, non sorge alcun obbligo di comunicazione in capo al beneficiario. La sua omissione, pertanto, non può mai causare la decadenza dal diritto al sussidio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene stabilito con chiarezza che chi percepisce la NASpI e ricopre contemporaneamente la carica di amministratore di società (senza percepire un compenso che superi le soglie di reddito previste) non è tenuto a effettuare alcuna comunicazione specifica all’ente previdenziale riguardo a tale incarico. Questo principio vale anche se la carica era preesistente alla domanda di disoccupazione. La pronuncia offre quindi una tutela significativa a molti lavoratori, eliminando il rischio di perdere un sostegno al reddito fondamentale a causa di un’interpretazione troppo restrittiva e formalistica della legge.

L’incarico di amministratore di una società è considerato attività lavorativa autonoma ai fini della NASpI?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’incarico di amministratore unico o consigliere di amministrazione è un rapporto di tipo societario basato sull’immedesimazione organica e non rientra nella nozione di ‘attività lavorativa autonoma o di impresa individuale’ prevista dalla normativa sulla NASpI.

La mancata comunicazione all’INPS della carica di amministratore preesistente alla domanda di disoccupazione comporta la decadenza dalla NASpI?
No, poiché l’incarico di amministratore non è classificabile come attività lavorativa autonoma, non sussiste l’obbligo di comunicarlo all’ente previdenziale. Di conseguenza, l’omessa comunicazione non può comportare la decadenza dal diritto alla prestazione.

La qualificazione fiscale del compenso di amministratore come reddito assimilato a quello da lavoro dipendente influisce sull’obbligo di comunicazione per la NASpI?
No, la Corte ha specificato che la classificazione fiscale dei compensi non è decisiva. Ai fini della decadenza dalla NASpI, rileva unicamente la natura dell’attività, che la legge identifica specificamente come ‘lavorativa autonoma o di impresa individuale’, categoria in cui il ruolo di amministratore non rientra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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