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Decadenza diritti lavoratore: basta la conciliazione

Un lavoratore edile si è visto negare differenze retributive perché, secondo i giudici di merito, aveva agito tardi. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per interrompere la decadenza dei diritti del lavoratore, prevista dal CCNL, è sufficiente la richiesta di conciliazione entro sei mesi dalla fine del rapporto, non essendo necessario avviare subito una causa.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Decadenza Diritti Lavoratore: la Conciliazione Basta per Salvarli

Nel mondo del diritto del lavoro, i tempi sono tutto. Agire troppo tardi può significare perdere diritti fondamentali, come quelli legati alla retribuzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: quali atti sono sufficienti per impedire la decadenza dei diritti del lavoratore prevista dai contratti collettivi? La risposta fornita chiarisce che non è sempre necessario correre in tribunale; un atto formale come la richiesta di conciliazione può essere sufficiente a tutelare le proprie pretese.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un operaio specializzato del settore edile che, al termine del suo rapporto di lavoro, ha chiesto alla sua ex azienda il pagamento di cospicue differenze retributive, pari a oltre 87.000 euro, per straordinari, festività e altre indennità non corrisposte. Il rapporto di lavoro era cessato il 31 agosto 2008.

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del settore edile prevedeva, all’articolo 35, un termine di decadenza di sei mesi dalla cessazione del rapporto per presentare qualsiasi “reclamo” o “richiesta” inerente al salario. Il lavoratore, rispettando questo termine, aveva notificato una richiesta per il tentativo obbligatorio di conciliazione il 4 novembre 2008. Solo successivamente, il 5 agosto 2009, aveva depositato il ricorso in tribunale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda del lavoratore, sostenendo che fosse incorsa la decadenza. Secondo i giudici di merito, la richiesta di conciliazione aveva solo sospeso il termine, ma il ricorso giudiziale era stato depositato troppo tardi.

La Questione sulla Decadenza dei Diritti del Lavoratore

Il nodo centrale della controversia era l’interpretazione della clausola del CCNL. Cosa si intende per “reclamo” o “richiesta”? È necessario un atto giudiziario o è sufficiente una manifestazione formale di volontà, come la richiesta di avviare una procedura di conciliazione?

La difesa del lavoratore sosteneva che la richiesta di conciliazione, contenente la specificazione delle pretese economiche e notificata entro i sei mesi, costituisse a tutti gli effetti l’atto richiesto dalla norma contrattuale per impedire la decadenza. Al contrario, i giudici di merito avevano adottato un’interpretazione più restrittiva, ritenendo che solo l’azione giudiziaria potesse interrompere definitivamente il decorso del termine.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e fornendo un’interpretazione chiara e fondamentale. I giudici hanno sottolineato che la norma contrattuale (art. 35 CCNL) è generica: parla di “reclamo” e “richiesta”, senza specificare che debba trattarsi obbligatoriamente di un atto processuale.

Il principio chiave affermato dalla Corte è che la richiesta di attivazione del tentativo di conciliazione, quando contiene l’esplicitazione della pretesa e manifesta l’inequivocabile volontà del creditore di far valere il proprio diritto, integra pienamente i requisiti della norma. Si tratta di una vera e propria manifestazione di volontà che vale a tutti gli effetti come “reclamo”.

La Corte d’Appello ha errato nel considerare la conciliazione solo come un evento sospensivo. Al contrario, essendo un atto che soddisfa la richiesta della norma, essa impedisce la decadenza una volta per tutte. Una volta che il lavoratore ha manifestato la sua volontà nei modi e nei tempi previsti, la minaccia della decadenza è sventata. A quel punto, l’unico limite temporale per l’esercizio del diritto in sede giudiziale rimane quello della prescrizione ordinaria.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i lavoratori. La Corte di Cassazione stabilisce che, in presenza di clausole di decadenza nei CCNL che non richiedono esplicitamente un’azione giudiziaria, un atto stragiudiziale formale e chiaro come la richiesta di conciliazione è sufficiente a salvaguardare i propri diritti. Questo principio tutela il lavoratore, permettendogli di interrompere i termini senza dover sostenere immediatamente i costi e gli oneri di un’azione legale. In sostanza, si valorizza la volontà del lavoratore di far valere le proprie ragioni, purché manifestata in modo inequivocabile e tempestivo. La sentenza impugnata è stata quindi annullata e la causa rinviata alla Corte d’Appello per una nuova decisione in linea con questi principi.

Per interrompere la decadenza prevista da un CCNL è sempre necessario fare causa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la clausola contrattuale non lo specifica espressamente, un atto formale che manifesti in modo inequivocabile la volontà di far valere un diritto, come la richiesta di conciliazione, è sufficiente a impedire la decadenza.

Quale valore ha la richiesta di tentativo di conciliazione in un contenzioso di lavoro?
Ha il valore di una vera e propria manifestazione di volontà e di un “reclamo” idoneo a soddisfare i requisiti delle clausole di decadenza previste dai contratti collettivi, a condizione che specifichi le pretese avanzate.

Cosa succede dopo aver interrotto il termine di decadenza con la richiesta di conciliazione?
Una volta impedita la decadenza, il diritto può essere esercitato in giudizio nel rispetto dei normali termini di prescrizione previsti dalla legge, senza più essere vincolati al breve termine decadenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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