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Debito orario dirigente medico: no extra per calcolo errato

Un dirigente medico ha citato in giudizio l’azienda sanitaria per il pagamento di ore di lavoro extra, derivanti da un errato calcolo del suo debito orario giornaliero in caso di assenze (ferie, malattia). L’azienda considerava 6 ore per ogni giorno di assenza, anziché 6 ore e 20 minuti, costringendo il medico a recuperare la differenza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il debito orario dirigente medico non dà diritto a compensi aggiuntivi in questi casi, poiché la sua retribuzione è onnicomprensiva e non oraria. La tutela possibile è il risarcimento del danno, ma solo se si prova un pregiudizio concreto alla salute o al riposo.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Debito Orario Dirigente Medico: La Cassazione Nega la Paga Extra per Errori di Calcolo

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 24326/2024, affronta una questione cruciale per il personale medico: cosa succede quando un errore nel calcolo delle ore di assenza porta un professionista a lavorare di più per raggiungere il monte ore settimanale? La Corte ha stabilito un principio netto, negando il diritto a un compenso aggiuntivo e chiarendo la natura del debito orario del dirigente medico. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni dietro questa importante decisione.

I Fatti di Causa: 20 Minuti al Giorno in Discussione

Un dirigente medico ha intentato una causa contro la propria Azienda Sanitaria Locale (ASL) a causa di una controversia sul calcolo del suo orario di lavoro. Il contratto collettivo prevedeva un orario di 38 ore settimanali, articolato su sei giorni. Il problema sorgeva nel calcolo dei giorni di assenza legittima (ferie, malattia, permessi). L’ASL li conteggiava come 6 ore ciascuno. Il medico, invece, sosteneva che, dividendo le 38 ore settimanali per i 6 giorni lavorativi, ogni giornata dovesse valere 6 ore e 20 minuti.

Questa differenza di 20 minuti per ogni giorno di assenza creava un ammanco nel monte ore settimanale, che il medico era costretto a recuperare prestando servizio più a lungo nei giorni di effettiva presenza. Di conseguenza, ha richiesto il pagamento di queste ore, considerate come una prestazione lavorativa eccedente e non dovuta.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al medico, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, respingendo la richiesta. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Gestione del Debito Orario Dirigente Medico Secondo la Legge

Il nucleo della controversia legale era stabilire se un’errata modalità di calcolo del debito orario potesse fondare una richiesta di differenze retributive. Il ricorrente sosteneva che l’imposizione di lavoro aggiuntivo per colmare il deficit orario creato dall’azienda costituisse un “indebito aumento della prestazione lavorativa” da remunerare separatamente. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha inquadrato la questione in una prospettiva diversa, basata sulla natura specifica del rapporto di lavoro dirigenziale nel settore sanitario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del medico, basando la sua decisione su alcuni pilastri fondamentali del diritto del lavoro pubblico e della contrattazione collettiva di settore.

1. Natura Onnicomprensiva della Retribuzione

Il punto centrale della motivazione è che la retribuzione di un dirigente medico non è calcolata su base oraria, ma è onnicomprensiva. Ai sensi dell’art. 24 del D.Lgs. 165/2001, lo stipendio remunera tutte le funzioni e i compiti attribuiti al dirigente in base al suo incarico. Non è legato al numero di ore effettivamente lavorate, ma alla posizione ricoperta e agli obiettivi da raggiungere. Pertanto, chiedere il pagamento di “ore extra” è concettualmente incompatibile con questo modello retributivo.

2. L’Orario di 38 Ore come Minimo Prestazionale

La Corte ha chiarito che le 38 ore settimanali non rappresentano un tetto massimo invalicabile, ma un minimo prestazionale. Il rapporto di lavoro del dirigente è caratterizzato da flessibilità e autonomia, finalizzate al raggiungimento dei risultati. Il superamento del monte ore, specialmente se finalizzato a conseguire gli obiettivi assegnati, è considerato intrinseco alla funzione dirigenziale e già compensato dalla retribuzione di risultato e dalla struttura onnicomprensiva dello stipendio.

3. La Corretta Azione Legale: Risarcimento del Danno, non Retribuzione

La sentenza opera una distinzione cruciale tra l’azione per l’esatto adempimento (il pagamento di ore lavorate) e l’azione per il risarcimento del danno. Il medico ha chiesto il pagamento, ma la sua retribuzione mensile era stata regolarmente corrisposta. Il problema, quindi, non era un mancato pagamento, ma l’aver potenzialmente lavorato quando avrebbe dovuto riposare.

La Corte ha specificato che se l’errato calcolo dell’azienda avesse causato un effettivo pregiudizio – come un danno alla salute, stress psico-fisico o la violazione del diritto al riposo – il dirigente avrebbe potuto agire per il risarcimento del danno. Tale azione, però, richiede l’allegazione e la prova di un danno concreto, cosa che non era avvenuta nel caso di specie, dove la richiesta era limitata al mero compenso economico.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha stabilito il seguente principio di diritto: il dirigente medico che esercita un’azione di esatto adempimento non può ottenere più della retribuzione mensile spettante, che è stabilita su base mensile e non oraria ed è onnicomprensiva. Di conseguenza, non ha diritto a essere compensato per il lavoro che ritiene eccedente rispetto all’orario contrattuale, anche se ciò è dipeso da un erroneo criterio di calcolo del debito orario dirigente medico da parte dell’ASL. L’eventuale tutela risiede nell’azione risarcitoria, ma solo a fronte della prova di un pregiudizio concreto alla salute o al diritto al riposo.

Un dirigente medico ha diritto a un compenso extra se l’azienda sanitaria calcola erroneamente le ore per i giorni di assenza, costringendolo a lavorare di più?
No. Secondo la Cassazione, la retribuzione del dirigente medico è onnicomprensiva e non oraria. Pertanto, un errore di calcolo del debito orario non genera automaticamente il diritto a un compenso aggiuntivo.

La settimana lavorativa di 38 ore per un dirigente medico è un limite massimo?
No, le 38 ore settimanali rappresentano un minimo prestazionale, non un limite massimo. Il rapporto di lavoro è caratterizzato da flessibilità e orientato al raggiungimento di obiettivi, non al mero computo del tempo.

Quale tutela ha il dirigente medico se è costretto a lavorare di più a causa di un errato calcolo del suo orario?
Il medico non può chiedere il pagamento delle ore extra come adempimento contrattuale. Tuttavia, può agire per il risarcimento del danno se dimostra di aver subito un pregiudizio concreto alla salute, alla personalità o al diritto al riposo a causa del lavoro aggiuntivo imposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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