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Danno opera d’arte: risarcimento per negligenza

Il Tribunale di Venezia ha condannato una persona al risarcimento integrale per il danno a un’opera d’arte causato durante una visita privata. La convenuta, ballando, ha urtato e distrutto irreparabilmente una scultura-lampada del valore di €38.000. La decisione si fonda sull’art. 2043 c.c. e sulle testimonianze che hanno provato la dinamica dei fatti, la colpa della convenuta e il valore dell’opera, portando a una condanna per responsabilità extracontrattuale.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Danno opera d’arte: la condanna al risarcimento per un ballo sfortunato

Un momento di leggerezza durante una visita privata può trasformarsi in un costoso incidente legale. Lo dimostra una recente sentenza che affronta il tema del danno a un’opera d’arte e della conseguente responsabilità extracontrattuale. Il caso esaminato dal Tribunale di Venezia chiarisce come un comportamento negligente possa portare a un obbligo di risarcimento pari all’intero valore del bene distrutto, anche in assenza di un contratto tra le parti. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sulla prova del danno, del nesso causale e sulla quantificazione del risarcimento per beni unici e di valore.

I Fatti del Caso

I fatti risalgono a una serata estiva, quando una donna, in visita presso l’abitazione del proprietario di una preziosa opera d’arte, si lascia andare a un ballo. Nel farlo, urta una scultura-lampada in acciaio corten e vetro di Murano, facendola cadere a terra e danneggiandola in modo irreparabile. L’opera, denominata “Moon Light” e realizzata da un noto artista, aveva un valore di listino di 38.000,00 euro.

Nonostante le iniziali scuse e le promesse di risarcire il danno, la responsabile non ha mai provveduto ad alcun pagamento. Di fronte a questo silenzio e all’impossibilità di una soluzione stragiudiziale, il proprietario dell’opera ha deciso di agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno subito.

L’Analisi Giuridica e la responsabilità per danno a un’opera d’arte

La domanda del proprietario si fonda sull’articolo 2043 del codice civile, pilastro della responsabilità extracontrattuale. Questa norma stabilisce che “qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.

Nel caso specifico, gli elementi costitutivi dell’illecito erano:
1. Il fatto: l’urto della lampada durante un ballo.
2. La colpa: la negligenza e l’imprudenza nel muoversi in prossimità di un oggetto fragile e di valore.
3. Il danno ingiusto: la distruzione di un bene di proprietà altrui, con la conseguente perdita patrimoniale.
4. Il nesso di causalità: il legame diretto tra il comportamento della donna e la rottura dell’opera.

La difesa del proprietario ha quindi dovuto dimostrare in giudizio la sussistenza di tutti questi elementi per ottenere il risarcimento.

La Prova in Giudizio

Poiché la convenuta ha scelto di non partecipare al processo (rimanendo contumace), l’onere della prova è ricaduto interamente sull’attore. L’istruttoria si è basata su diverse testimonianze chiave:
* Testimoni oculari: hanno confermato la dinamica dell’incidente, descrivendo di aver visto la convenuta ballare e di averla sentita ammettere la propria colpa e promettere di risarcire il danno.
* Un esperto restauratore: ha attestato l’impossibilità di riparare l’opera e di riportarla alla sua integrità originale.
* Un gallerista: ha confermato il valore di mercato dell’opera in 38.000,00 euro, specificando che, anche se riparata, il suo valore artistico ed economico sarebbe stato “sostanzialmente azzerato”.

Le Motivazioni della Decisione

Il Giudice ha ritenuto la domanda pienamente fondata, accogliendola integralmente. Le motivazioni della sentenza si basano sulla solidità delle prove testimoniali raccolte. Il Tribunale ha considerato pacifico che il danneggiamento fosse stato causato esclusivamente dalla condotta della convenuta, definita come “condicio sine qua non” del danno: senza quel comportamento, l’opera non si sarebbe rotta.

Il Tribunale ha sottolineato come le testimonianze fossero coerenti e convergenti nel dimostrare non solo la dinamica dei fatti, ma anche il riconoscimento di responsabilità da parte della stessa autrice del danno subito dopo l’accaduto. Inoltre, il valore del risarcimento è stato ritenuto provato grazie alla testimonianza qualificata del gallerista, che ha confermato la cifra richiesta dall’attore.

La decisione applica correttamente il principio del “neminem ledere” (non danneggiare nessuno), cardine della convivenza civile e della responsabilità giuridica. La condotta della convenuta ha violato questo principio generale, causando un danno ingiusto che doveva essere integralmente risarcito.

Le Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Venezia offre importanti insegnamenti. In primo luogo, evidenzia come la responsabilità per i danni causati a terzi non derivi solo da violazioni contrattuali, ma anche da semplici atti di negligenza nella vita di tutti i giorni. In secondo luogo, ribadisce l’importanza cruciale della prova testimoniale, specialmente in casi in cui manca una documentazione scritta dell’evento. Infine, chiarisce che il risarcimento per la distruzione di un bene infungibile come un’opera d’arte deve corrispondere al suo intero valore di mercato, qualora la riparazione non sia possibile o non ne ripristini il valore originale. La condanna include anche la rivalutazione monetaria e gli interessi dalla data del fatto, garantendo al danneggiato un ristoro completo della perdita subita.

Chi è responsabile se si danneggia un oggetto di valore in casa d’altri?
Secondo la sentenza, la persona che ha causato il danno attraverso un comportamento negligente o imprudente è tenuta a risarcire il proprietario, in base al principio della responsabilità extracontrattuale stabilito dall’art. 2043 del codice civile.

Come si calcola il risarcimento per un’opera d’arte distrutta?
Il risarcimento è stato calcolato sulla base del valore di mercato dell’opera prima del danneggiamento. Nel caso specifico, il valore di € 38.000,00 è stato provato attraverso la testimonianza di un esperto gallerista e confermato dal giudice, poiché l’opera è stata giudicata irreparabile.

Cosa accade se la persona accusata di aver causato il danno non si presenta in tribunale?
Il processo prosegue anche in sua assenza (contumacia). Il giudice decide sulla base delle prove presentate dalla parte che ha avviato la causa. L’assenza della parte convenuta non impedisce al giudice di emettere una sentenza di condanna se le prove sono ritenute sufficienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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