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Danno comunitario contratto nullo: tutela garantita

Un lavoratore, impiegato per anni da un’amministrazione regionale con contratti a termine reiterati, ha richiesto il risarcimento del danno per l’abuso subito. La Corte d’Appello aveva negato il risarcimento, considerando i contratti nulli per mancanza di forma scritta. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la tutela contro l’abuso, nota come danno comunitario, spetta al lavoratore anche in caso di contratto nullo. La nullità formale, infatti, rappresenta un’ulteriore colpa del datore di lavoro pubblico e non può vanificare la protezione imposta dal diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Danno Comunitario per Contratto Nullo: La Cassazione Rafforza la Tutela dei Lavoratori Pubblici

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2998 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale a protezione dei lavoratori precari del settore pubblico. Anche in presenza di un contratto di lavoro a termine formalmente nullo per mancanza di forma scritta, il lavoratore ha diritto al risarcimento del cosiddetto danno comunitario contratto nullo se l’amministrazione ha abusato della reiterazione dei rapporti a tempo determinato. Questa pronuncia chiarisce che i vizi formali, imputabili alla stessa Pubblica Amministrazione, non possono essere usati come scudo per negare le tutele previste dal diritto europeo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore impiegato per anni presso un’amministrazione regionale siciliana attraverso una successione di contratti a termine. Il lavoratore si era rivolto al giudice per ottenere il risarcimento del danno derivante dall’illegittima e abusiva reiterazione dei contratti, oltre a un’indennità per la sua costante disponibilità a essere chiamato al lavoro. Se in primo grado la sua domanda era stata accolta, la Corte d’Appello aveva completamente ribaltato la decisione, rigettando le richieste del lavoratore.

La Decisione della Corte d’Appello

Il giudice di secondo grado aveva fondato la sua decisione su un vizio radicale: i contratti di lavoro in questione erano nulli per mancanza della forma scritta, richiesta ad substantiam per tutti i contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione. Secondo la Corte territoriale, se il contratto è nullo fin dall’origine, non si può logicamente configurare un'”abusiva reiterazione” di un rapporto valido. Di conseguenza, non poteva trovare applicazione la speciale tutela risarcitoria (il “danno comunitario”), che presupporrebbe, a suo avviso, la stipulazione di un contratto a termine valido, sebbene illegittimamente prorogato.

Analisi del Danno Comunitario in caso di Contratto Nullo

La Corte di Cassazione ha censurato questa impostazione, definendola erronea. Gli Ermellini hanno chiarito che la normativa europea (Direttiva 1999/70/CE) e quella nazionale di attuazione mirano a prevenire l’abuso derivante dall’utilizzo di una successione di rapporti di lavoro a tempo determinato, a prescindere dalla validità formale del contratto che li istituisce.

Il cuore della decisione risiede nel principio di effettività della tutela. Negare il risarcimento al lavoratore a causa della nullità del contratto per un vizio di forma significherebbe:
1. Contraddire la logica della tutela: Il datore di lavoro pubblico, già colpevole di aver abusato dei contratti a termine, verrebbe premiato per una sua ulteriore mancanza, ovvero non aver formalizzato il contratto per iscritto.
2. Attenuare la tutela del lavoratore: La protezione giuridica del lavoratore risulterebbe indebolita proprio quando il comportamento del datore di lavoro è doppiamente illegittimo.
3. Violare il diritto dell’Unione Europea: L’obiettivo della direttiva è garantire una protezione efficace contro la precarietà, e tale protezione sarebbe vanificata se un vizio formale imputabile all’ente pubblico potesse annullarla.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come la mancanza della forma scritta non solo non escluda l’abuso, ma anzi lo aggravi. L’inosservanza della forma scritta elude le norme interne finalizzate a garantire trasparenza e certezza sull’assetto temporale del rapporto, norme che sono esse stesse attuazione delle regole anti-abuso previste dalla direttiva europea. Il delicato equilibrio trovato dalla giurisprudenza (in particolare dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 5072/2016) tra il divieto di conversione del rapporto nel pubblico impiego e la necessità di una sanzione effettiva contro l’abuso, verrebbe infranto. Condizionare la tutela risarcitoria agevolata (che esonera il lavoratore dalla prova del danno) alla stipulazione di un contratto scritto sarebbe un mero formalismo in contrasto con la sostanza del diritto da proteggere. La Corte ha quindi affermato che la tutela agevolata, sul piano probatorio, per il risarcimento del danno in caso di reiterazione abusiva non può venire meno a causa della nullità dei contratti per mancanza di forma scritta.

Conclusioni

La sentenza n. 2998/2024 stabilisce un principio di diritto di grande importanza: la tutela risarcitoria del lavoratore precario nel settore pubblico, inclusa l’esenzione dall’onere di provare il danno, si applica anche quando i contratti a termine sono nulli per mancanza di forma scritta. Questa decisione rafforza significativamente la posizione dei lavoratori pubblici precari, impedendo alle amministrazioni di invocare i propri stessi errori formali per sottrarsi alle responsabilità derivanti da una gestione abusiva dei rapporti di lavoro. La tutela si concentra sulla realtà effettiva del rapporto lavorativo e non sulla sua veste formale, in piena coerenza con i principi del diritto del lavoro e del diritto dell’Unione Europea.

Un contratto di lavoro a termine con la Pubblica Amministrazione, nullo per mancanza di forma scritta, dà comunque diritto al risarcimento del danno comunitario in caso di abuso?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nullità del contratto per un vizio di forma non esclude il diritto del lavoratore alla tutela risarcitoria agevolata (c.d. danno comunitario) se l’amministrazione ha abusato della reiterazione dei rapporti a termine.

Perché la mancanza della forma scritta non esclude la tutela contro la reiterazione abusiva dei contratti a termine?
Perché la tutela prevista dal diritto dell’Unione Europea mira a proteggere il rapporto di lavoro effettivo dalla precarietà, non solo i contratti formalmente validi. La mancanza della forma scritta è un’ulteriore illegittimità commessa dal datore di lavoro pubblico e non può essere usata per attenuare o annullare la protezione dovuta al lavoratore.

La semplice disponibilità a essere chiamati al lavoro durante l’anno dà diritto a un corrispettivo economico aggiuntivo?
No. Secondo la sentenza, la disponibilità a essere chiamati non costituisce una prestazione lavorativa aggiuntiva, ma una modalità con cui si estrinseca il rapporto di lavoro. Pertanto, in assenza di una specifica previsione del contratto collettivo, non dà diritto a un’indennità ulteriore rispetto alla retribuzione percepita per le ore effettivamente lavorate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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