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Criteri scelta CIGS: legittimità e accordi sindacali

Una lavoratrice ha impugnato il suo collocamento in Cassa Integrazione a zero ore, sostenendo la genericità dei criteri di scelta adottati dall’azienda. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo la legittimità dei criteri scelta CIGS basati sulla non fungibilità delle mansioni e concordati con le organizzazioni sindacali. Secondo la Corte, tali criteri, seppur non nominativi, erano sufficientemente specifici da consentire una verifica ex ante e non arbitraria, escludendo dalla rotazione le posizioni professionali infungibili e strategiche per la riorganizzazione aziendale.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Criteri Scelta CIGS: Legittimità della Selezione basata su Mansioni Infungibili e Accordi Sindacali

La gestione delle crisi aziendali e il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) sollevano spesso complesse questioni legali, in particolare riguardo ai criteri scelta CIGS per individuare i lavoratori da sospendere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14480/2024, offre chiarimenti fondamentali, confermando la validità di una selezione basata sulla non fungibilità delle mansioni, purché definita e concordata con le organizzazioni sindacali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di una lavoratrice collocata in CIGS a zero ore da un’importante società in concordato liquidatorio. La dipendente lamentava che i criteri adottati dall’azienda per la sua individuazione fossero generici, non trasparenti e non verificabili ex ante, violando così le normative di legge. In particolare, sosteneva che la mancata specificità dei criteri non consentisse di comprendere perché la scelta fosse ricaduta proprio su di lei, ledendo i suoi diritti e le prerogative sindacali.

La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione all’azienda, ritenendo legittima la procedura seguita. La lavoratrice ha quindi proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Cassazione e i Criteri Scelta CIGS

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la sentenza d’appello e stabilendo principi chiari sulla legittimità dei criteri scelta CIGS. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra lavoratori con mansioni fungibili e quelli con mansioni infungibili. La Corte ha ribadito che il principio di rotazione, fondamentale nella gestione della Cassa Integrazione, si applica solo tra soggetti professionalmente fungibili, ovvero intercambiabili.

Nel caso specifico, la scelta di sospendere la lavoratrice non era stata arbitraria, ma frutto di una valutazione complessa e combinata di diversi fattori, tra cui:

* L’infungibilità della sua posizione professionale.
* Le specifiche esigenze tecniche, produttive e organizzative dell’azienda in fase di riorganizzazione.
* Un accordo sindacale che aveva avallato questi criteri.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che i criteri adottati non erano né generici né illegittimi. Essi, infatti, erano stati definiti in un accordo con le organizzazioni sindacali, le quali erano state messe in condizione di valutare la situazione e concordare le modalità di intervento. L’accordo prevedeva esplicitamente che la sospensione a zero ore senza rotazione riguardasse le “mansioni sottoposte alla riorganizzazione per le quali non è al momento possibile un loro impiego… data la loro specificità lavorativa”.

Questo approccio, secondo i giudici, consente una verifica ex ante della correttezza della selezione, anche se non vengono indicati nominativamente i singoli lavoratori da sospendere. L’individuazione avviene attraverso le mansioni, considerate non più necessarie o non fungibili nel nuovo assetto organizzativo. La Corte ha sottolineato come la lavoratrice svolgesse mansioni considerate infungibili e la sua posizione fosse eccedentaria sul piano tecnico-organizzativo. Questa identificazione era avvenuta con il consenso sindacale, che aveva preferito indicare le mansioni piuttosto che i nomi dei singoli dipendenti, come prassi comune in tali contestazioni.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito il proprio ruolo di giudice di legittimità, chiarendo di non poter riesaminare nel merito le prove e le valutazioni di fatto operate dalla Corte d’Appello, come la fungibilità o meno di una mansione, se la motivazione del giudice di merito è logica e coerente.

Le Conclusioni

L’ordinanza 14480/2024 rafforza un principio cruciale nel diritto del lavoro: la selezione dei lavoratori da porre in CIGS può legittimamente basarsi su criteri oggettivi legati alle mansioni, come la loro specificità e infungibilità, escludendoli dal principio di rotazione. L’elemento chiave che garantisce la correttezza e la trasparenza della procedura è il coinvolgimento attivo e l’accordo con le organizzazioni sindacali. Tale accordo previene l’arbitrarietà delle scelte aziendali e assicura che i criteri, seppur non nominativi, siano chiari, predeterminati e verificabili. Per le aziende, ciò significa che una gestione della crisi trasparente e condivisa con le parti sociali è la via maestra per garantire la legittimità delle proprie decisioni.

I criteri per la scelta dei lavoratori da porre in CIGS possono basarsi solo sulle mansioni e non sui nomi?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo individuare i lavoratori da sospendere in base a criteri legati alle mansioni (come la specificità o l’infungibilità), a condizione che tali criteri siano oggettivi, predeterminati e concordati con le organizzazioni sindacali, permettendo così una verifica non arbitraria della scelta.

La rotazione in Cassa Integrazione è sempre obbligatoria?
No. Secondo la sentenza, il principio della rotazione si applica soltanto tra lavoratori che svolgono mansioni fungibili, cioè intercambiabili. I lavoratori con mansioni infungibili, la cui sospensione è legata a specifiche esigenze tecnico-organizzative, possono essere esclusi dalla rotazione.

Qual è il ruolo dell’accordo sindacale nella scelta dei lavoratori da sospendere?
L’accordo sindacale è fondamentale. Esso convalida i criteri di scelta adottati dall’azienda, garantendo che non siano unilaterali o arbitrari. La condivisione dei criteri con i sindacati assicura la trasparenza della procedura e la tutela delle prerogative dei lavoratori, anche quando la selezione avviene per mansioni e non per nominativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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