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Costituzione in appello: valida se cartacea con PEC

La Corte di Cassazione ha stabilito che la costituzione in appello effettuata con deposito cartaceo è valida, anche se la notifica dell’atto è avvenuta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Secondo la Corte, il deposito di copie cartacee delle ricevute PEC, accompagnate dall’attestazione di conformità dell’avvocato, non rende l’appello improcedibile. Tale modalità, al massimo, configura una nullità sanabile, che viene superata dal raggiungimento dello scopo dell’atto, ossia portare a conoscenza della controparte e del giudice la tempestiva impugnazione. La sentenza di secondo grado, che aveva dichiarato l’improcedibilità, è stata quindi annullata con rinvio.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Costituzione in Appello: Sì al Deposito Cartaceo Dopo Notifica PEC

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nell’era del processo telematico: la validità della costituzione in appello tramite deposito cartaceo quando la notifica dell’impugnazione è avvenuta via Posta Elettronica Certificata (PEC). La Corte ha chiarito che tale modalità non comporta l’improcedibilità del gravame, fornendo indicazioni preziose per gli operatori del diritto che si muovono tra adempimenti digitali e analogici.

I Fatti di Causa

Un consorzio, dopo aver perso in primo grado contro una Regione, proponeva appello. La notifica dell’atto di appello alla controparte veniva effettuata correttamente a mezzo PEC. Successivamente, l’appellante procedeva alla propria costituzione in giudizio depositando in cancelleria, in formato cartaceo, l’atto di appello e le copie delle ricevute di accettazione e consegna della PEC, corredate da attestazione di conformità. La costituzione avveniva nel pieno rispetto dei termini di legge.

Nonostante ciò, la Corte d’Appello, rilevando d’ufficio la questione, dichiarava l’appello improcedibile. La motivazione risiedeva nel fatto che la prova della notifica telematica (le ricevute PEC) era stata prodotta in formato analogico (cartaceo) anziché telematico. Secondo il giudice di secondo grado, questa modalità non era idonea a dimostrare la tempestività della notifica, vizio non sanato neanche dalla successiva produzione dei documenti digitali.

La Validità della Costituzione in Appello Mista

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa interpretazione, accogliendo il ricorso del consorzio. Il punto centrale della decisione è che la normativa processuale, in particolare l’art. 16-bis, comma 9-ter, del D.L. 179/2012, permette esplicitamente la possibilità di costituirsi in giudizio con modalità analogiche anche quando la notifica è avvenuta telematicamente.

La legge prevede che, in tal caso, la parte produca i documenti digitali (come l’atto notificato via PEC e le relative ricevute) nel medesimo formato della costituzione, ovvero quello cartaceo. Per garantire l’autenticità di tali copie, è necessaria l’attestazione di conformità all’originale telematico, adempimento che l’avvocato del consorzio aveva puntualmente eseguito. Di conseguenza, la produzione delle ricevute PEC in formato cartaceo, ma con attestazione di conformità, era pienamente valida e sufficiente a dimostrare la data e l’esito della notificazione.

La Differenza tra Improcedibilità e Nullità Sanabile

La Cassazione ha operato una distinzione fondamentale. L’improcedibilità, prevista dall’art. 348 c.p.c., è una sanzione grave che si applica solo in caso di mancata costituzione nei termini. Nel caso di specie, la costituzione era avvenuta tempestivamente.

L’eventuale irregolarità nel formato del deposito della prova della notifica non integra una mancata costituzione, ma, al massimo, un vizio di forma. Tale vizio, secondo il principio del raggiungimento dello scopo (art. 156, comma 3, c.p.c.), è sanabile. Poiché la controparte e il giudice erano stati messi in condizione di conoscere la tempestiva impugnazione, lo scopo dell’atto era stato raggiunto e qualsiasi nullità doveva considerarsi sanata.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su una lettura sistematica delle norme che regolano il processo civile telematico e le disposizioni tradizionali del codice di procedura. Ha evidenziato che l’errore della Corte d’Appello è stato quello di applicare un rigore formalistico non richiesto dalla legge, trasformando una potenziale nullità sanabile in una causa insanabile di improcedibilità. La normativa (art. 16-undecies del D.L. 179/2012) consente espressamente la produzione di copie analogiche di documenti informatici, purché munite di attestazione di conformità. Tale adempimento rende la copia valida a tutti gli effetti di legge, inclusa la prova della tempestiva notifica.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che, anche qualora si fosse voluta ravvisare una nullità, questa sarebbe stata sanata dalla successiva produzione dei documenti in formato digitale, avvenuta in risposta all’ordinanza con cui il giudice d’appello aveva assegnato un termine alle parti per interloquire sulla questione. L’assegnazione di tale termine, ai sensi dell’art. 101 c.p.c., deve consentire alla parte non solo di argomentare, ma anche di compiere l’attività probatoria necessaria a superare il vizio rilevato d’ufficio.

Conclusioni

La decisione rappresenta un importante principio di equilibrio tra le esigenze di digitalizzazione del processo e la tutela del diritto di difesa. Stabilisce che la costituzione in appello è valida anche se effettuata con deposito cartaceo di documenti originariamente digitali, a condizione che l’avvocato ne attesti la conformità. Un’eventuale irregolarità formale non conduce alla drastica sanzione dell’improcedibilità, ma a una nullità che può essere sanata dal raggiungimento dello scopo dell’atto o da un successivo deposito correttivo. Questo approccio antiformalistico garantisce che gli errori procedurali meramente formali non pregiudichino l’esito della controversia nel merito.

È valida la costituzione in appello con deposito cartaceo se la notifica è avvenuta via PEC?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è valida. La legge permette di costituirsi in modalità analogica (cartacea) anche dopo una notifica telematica, a patto che si depositino le copie cartacee dei documenti digitali (come le ricevute PEC) con l’attestazione di conformità dell’avvocato.

Cosa succede se la prova della notifica PEC viene depositata su carta invece che in formato digitale?
Questo comportamento non causa l’improcedibilità dell’appello. Secondo la sentenza, si tratta al massimo di una nullità per vizio di forma. Tale nullità è considerata sanata se l’atto ha raggiunto il suo scopo, ossia se ha permesso al giudice e alla controparte di verificare la tempestività dell’impugnazione.

Un errore formale nella costituzione in appello può essere corretto?
Sì. La Corte ha chiarito che un vizio di forma è sanabile. Inoltre, se il giudice rileva d’ufficio la questione e assegna un termine alle parti per presentare osservazioni (ex art. 101 c.p.c.), la parte ha il diritto di utilizzare tale termine per depositare i documenti nel formato corretto e sanare così l’irregolarità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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