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Costituzione in appello: i termini perentori

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25025/2024, ha confermato l’improcedibilità di un appello a causa della tardiva costituzione in appello da parte di un’azienda sanitaria. La Corte ha stabilito che, nel processo telematico, l’omesso deposito dei file attestanti la notifica dell’atto di appello entro i termini di legge non costituisce una mera nullità sanabile, ma causa l’improcedibilità del gravame, specialmente se la controparte ne eccepisce la tardività.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Costituzione in Appello: Termini Perentori e Conseguenze nel Processo Telematico

La costituzione in appello rappresenta un passaggio cruciale nel processo civile, governato da termini rigorosi la cui violazione può avere conseguenze definitive. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di rispettare tali scadenze, specialmente nell’era del processo civile telematico. La vicenda, che ha visto contrapposte un’azienda sanitaria e una struttura di fisioterapia, offre spunti fondamentali sull’improcedibilità dell’appello per tardiva costituzione.

I fatti di causa

Una struttura sanitaria convenzionata aveva citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) per ottenere il pagamento di circa 111.000 euro a titolo di indebito arricchimento per prestazioni sanitarie erogate tra il 2009 e il 2013. Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda, condannando l’ASP al pagamento della somma richiesta.

L’ASP aveva quindi proposto appello. La struttura sanitaria convenzionata, costituendosi in giudizio, aveva eccepito in via preliminare l’improcedibilità dell’appello per tardiva costituzione dell’appellante, sostenendo la violazione dei termini previsti dal codice di procedura civile.

La decisione della Corte d’Appello e il ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello ha accolto l’eccezione e ha dichiarato l’appello improcedibile. La motivazione era netta: l’ASP, dopo aver notificato l’atto di appello il 13 luglio 2017, non aveva provveduto a depositare nel fascicolo, entro i 10 giorni successivi, né l’originale dell’atto di appello notificato né una sua copia (la cosiddetta ‘velina’).

Contro questa decisione, l’ASP ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme processuali. Secondo l’azienda sanitaria, il mancato deposito dell’atto notificato costituirebbe una nullità sanabile, che nel caso di specie sarebbe stata sanata dalla regolare costituzione della controparte.

Le motivazioni della Cassazione sulla costituzione in appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello. La Suprema Corte ha ricostruito in modo chiaro le regole sulla costituzione in appello. L’art. 348 c.p.c. stabilisce che l’appello è dichiarato improcedibile se l’appellante non si costituisce nei termini. L’art. 347 c.p.c. rinvia, per le forme e i termini, alle norme previste per il procedimento di primo grado davanti al tribunale.

Di conseguenza, l’appellante deve costituirsi entro dieci giorni dalla notificazione della citazione, depositando, tra le altre cose, l’originale dell’atto notificato. Il mancato rispetto di questo adempimento entro il termine perentorio determina l’improcedibilità.

La Corte ha poi affrontato la distinzione cruciale tra processo cartaceo e telematico. Se è vero che in passato la giurisprudenza (Cass. 8951/2023) ha ritenuto che il deposito della sola copia (‘velina’) invece dell’originale integrasse una nullità sanabile, questo principio non si applica automaticamente al caso di specie. Qui, la costituzione era avvenuta in modalità telematica e l’appellante non aveva depositato alcun file (né l’originale né la copia) idoneo a comprovare l’avvenuta notifica dell’appello.

Citando un altro precedente (Cass. 9269/2023), la Corte ha affermato che, nel processo telematico, se l’appellante omette di depositare i file che provano la notifica, l’appello è improcedibile, a meno che non sia l’appellato stesso a ‘sanare’ il difetto producendo la documentazione mancante. In questo caso, però, l’appellato non solo non ha sanato il vizio, ma ha tempestivamente eccepito l’improcedibilità, rendendo la sanzione processuale inevitabile.

Le conclusioni: cosa insegna questa ordinanza

La decisione in commento è un monito sulla diligenza richiesta agli operatori del diritto nel rispetto dei termini processuali, specialmente nel contesto del processo telematico. La perentorietà dei termini per la costituzione in appello non ammette deroghe. L’omissione del deposito telematico dei file che attestano la notifica dell’impugnazione non è una mera irregolarità, ma un vizio che conduce direttamente all’improcedibilità del gravame. La possibilità di una ‘sanatoria’ da parte della controparte è un’eventualità remota e non una regola su cui fare affidamento. Pertanto, la massima attenzione nel compimento degli adempimenti telematici è essenziale per evitare conseguenze processuali irrimediabili.

Cosa succede se un appellante non si costituisce in giudizio entro i termini previsti dalla legge?
L’appello viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che i giudici non possono esaminare il merito della questione e la sentenza di primo grado diventa definitiva.

Il mancato deposito dell’originale dell’atto di appello notificato è sempre un errore fatale?
Dipende dalla modalità di costituzione. Mentre in un processo cartaceo il deposito di una copia (‘velina’) potrebbe essere considerato una nullità sanabile, nel processo telematico l’omesso caricamento dei file che provano la notifica è un vizio che causa l’improcedibilità, soprattutto se la controparte lo eccepisce.

Nel processo telematico, la costituzione della controparte sana il mancato deposito della prova di notifica dell’appello?
No. Secondo la Cassazione, la costituzione della controparte non sana automaticamente questo difetto. L’appello è improcedibile a meno che non sia la controparte stessa a produrre i documenti mancanti, un’eventualità che non si è verificata nel caso di specie, dove l’appellato ha invece eccepito la tardività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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