Correzione Errore Materiale: Cosa Succede Quando un Giudice Sbaglia un Nome?
Nell’immaginario collettivo, la decisione di un giudice, specialmente della Corte Suprema, è definitiva e inappellabile. Tuttavia, anche i giudici sono umani e possono commettere sviste. Un caso recente ha messo in luce uno strumento processuale fondamentale: la correzione errore materiale. Questa procedura permette di emendare quegli sbagli puramente formali che possono insinuarsi in un provvedimento, senza alterarne la sostanza. Vediamo come funziona attraverso l’analisi di un’ordinanza della Corte di Cassazione.
I fatti del caso: uno scambio di persona nel testo
Una Pubblica Amministrazione, a seguito di un giudizio sfavorevole, era stata condannata dalla Corte di Cassazione a pagare le spese legali a un privato cittadino. Tuttavia, nel redigere le motivazioni della sentenza, la Corte aveva commesso una svista: in più punti del testo, al posto del nome del cittadino, era stato inserito il nominativo di un’altra persona, completamente estranea alla causa.
L’errore, sebbene non modificasse la decisione finale (la condanna al pagamento delle spese), creava un’evidente incongruenza nel provvedimento. Di fronte a questa situazione, sia la Pubblica Amministrazione che il cittadino, rappresentato dai suoi legali, hanno agito congiuntamente, presentando un ricorso alla stessa Corte di Cassazione per chiedere la correzione errore materiale.
La decisione della Corte sulla correzione errore materiale
La Corte Suprema ha accolto il ricorso congiunto, riconoscendo la fondatezza della richiesta. I giudici hanno agito rapidamente per sanare l’imprecisione contenuta nel loro precedente provvedimento.
Il riconoscimento dell’errore
Il Collegio ha esaminato la precedente ordinanza e ha confermato che l’indicazione del nome errato in tre diversi passaggi era il risultato di “mera disattenzione”. Ha quindi qualificato lo sbaglio come un classico errore materiale, ovvero un errore che non riguarda il processo logico-giuridico che ha portato alla decisione, ma solo la sua estrinsecazione materiale nel testo. Trattandosi di un vizio puramente formale, era emendabile attraverso l’apposito procedimento di correzione.
La disciplina delle spese legali
Un aspetto interessante riguarda la gestione delle spese legali per questo specifico procedimento di correzione. La Corte ha stabilito che non ci fosse luogo a provvedere sulle spese. Ciò significa che nessuna delle due parti è stata condannata a pagare i costi legali dell’altra per aver attivato la procedura. I giudici hanno basato questa scelta su consolidati orientamenti giurisprudenziali, secondo cui, in casi di correzione di errori imputabili all’ufficio giudiziario, le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate.
Le motivazioni della Corte
La motivazione della Corte è stata concisa e diretta. I giudici hanno rilevato che l’errore costituisce “frutto di mera disattenzione” ed è quindi emendabile attraverso il rimedio della correzione dell’errore materiale. Poiché lo strumento processuale utilizzato dalle parti era corretto e la richiesta fondata, la Corte non ha potuto fare altro che accogliere l’istanza e disporre la modifica del testo della precedente ordinanza, sostituendo il nome errato con quello corretto del privato cittadino.
Le conclusioni: l’importanza del rimedio
Questa vicenda, seppur semplice, dimostra l’efficienza e l’importanza del procedimento di correzione dell’errore materiale. Questo strumento garantisce la coerenza e l’esattezza formale degli atti giudiziari, permettendo di rimediare a sviste umane senza la necessità di impugnare l’intera decisione. La collaborazione tra le parti, che hanno agito congiuntamente, ha inoltre accelerato il processo, ripristinando rapidamente la correttezza del provvedimento e assicurando la certezza del diritto.
È possibile correggere un errore di nome in una decisione della Corte di Cassazione?
Sì, è possibile attraverso il procedimento di correzione dell’errore materiale, come previsto dall’art. 391 bis del codice di procedura civile, quando si tratta di una svista che non incide sulla sostanza della decisione.
Chi può richiedere la correzione di un errore materiale in un’ordinanza?
La richiesta può essere presentata dalla parte interessata. In questo caso specifico, le parti (la Pubblica Amministrazione e il privato cittadino) hanno presentato un ricorso congiunto, dimostrando che la procedura può essere attivata in modo collaborativo.
In un procedimento di correzione di errore materiale, chi paga le spese legali?
La Corte ha stabilito che non vi è luogo a provvedere sulle spese del procedimento. Citando precedenti giurisprudenziali, ha indicato che quando l’errore è imputabile all’ufficio giudiziario, le spese legali sostenute per la sua correzione non vengono liquidate a carico di nessuna delle parti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 32334 Anno 2024
Civile Ord. Sez. L Num. 32334 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso 2012-2024 proposto da:
MINISTERO DELLA DIFESA, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso dall’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO presso i cui Uffici domicilia ex lege in ROMA, alla INDIRIZZO
– ricorrente –
contro
COGNOME, elettivamente domiciliato in ROMA, INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato NOME COGNOME
– controricorrente –
per la correzione dell’ordinanza n. 36225/2023 della CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE di ROMA, depositata il 28/12/2023 R.G.N. 117/2023;
Oggetto
R.G.N. 2012/2024
COGNOME
Rep.
Ud. 26/09/2024
CC
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 26/09/2024 dal Consigliere Dott. NOME COGNOME
R.G. 2012/24
Rilevato che:
Il Ministero della Difesa e Messina Renato hanno proposto congiuntamente ricorso per la correzione di errore materiale ex art. 391 bis c.p.c. contro la sentenza n. 36225/23 emessa l’11.10.23 e pubblicata il 28.12.23, con cui questa Corte, ha rigettato il ricorso proposto, nei confronti di Messina Renato, dal Ministero della Difesa, condannando tale Amministrazione al pagamento delle spese processuali, liquidate in € 3.500,00 per compensi, oltre ad € 200,00 per esborsi, al rimborso forfetario al 15% ed accessori come per legge.
La Corte ha tuttavia, nella motivazione della sentenza, indicato il nominativo del controricorrente non in Messina Renato ma nel sig. COGNOME (pagina 3, quarto capoverso, sesta riga; pagina 4, secondo capoverso, prima riga; pagina 4, quinto capoverso, quinta riga).
Rileva il Collegio che l’errore costituisce frutto di mera disattenzione, emendabile attraverso il ricorso al rimedio della correzione dell’errore materiale; pertanto, il ricorso va accolto nei termini sopra indicati.
Non vi è luogo a provvedere sulle spese del presente procedimento (Cass. Sez. un. 9438 del 2002; Cass. n. 10203 del 2009; Cass. n. 21213 del 2013).
P.Q.M.
Dispone la correzione della sentenza, nei sensi di cui in motivazione.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del 26.9.24.